giovedì 21 giugno 2018

La Stampa 20.6.18
Sull’Himalaya il regno felice delle donne
dove mariti e amanti entrano solo su invito di
di Carlo Pizzati


Lungo le rive del lago di Lugu, in un angolino di Cina incastrato tra la provincia del Sichuan e dello Yunnan, da più di mille anni vive un popolo, arrivato da oltre le montagne, che venera i cani e la Dea dell’Amore, e le cui donne sono le incontrastate capofamiglia che si possono sposare solo in un «matrimonio che cammina».
A 13 anni le ragazze della popolazione Mosuo, che non è riconosciuta tra le 55 minoranze cinesi perché ha solo 40 mila membri, celebrano una festa che è anche un importante rito di passaggio. Quel giorno viene consegnata loro la chiave della «stanza dei fiori», una camera con entrata separata, nella casa materna. Lì la ragazza potrà portare gli amanti che vorrà, perché tra i Mosuo è sempre e solo la donna a scegliere i partner e mai l’uomo.
La sera, il compagno potrà passare la notte con lei, ma all’alba dovrà tornarsene a casa sua, perché né agli amanti, né ai mariti, quando poi arrivano i figli, è concesso di vivere con la moglie. Questa è la tradizione zouhun, o «il matrimonio che cammina».
Il sistema matrilineare
I figli vengono quindi cresciuti nella casa materna, sono responsabilità economica della matriarca e di zii e fratelli della moglie, in un sistema che non si può definire matriarcale, ma che viene considerato matrilineare poiché qui le donne amministrano e detengono le proprietà, mentre gli uomini continuano ad avere un ruolo di rappresentanza politica sia nel villaggio sia nei rapporti con le altre comunità.
Il mestiere degli uomini
Gli uomini sono solitamente in viaggio nei caravan che portano nei mercatini, giù a valle, i prodotti locali, oppure fanno i muratori, i pescatori e i macellai, mentre le donne hanno tutte le altre occupazioni.
Può sembrare strano, per chi è abituato a un sistema patriarcale o più tradizionale, capire i meccanismi dei Mosuo, ma sono più semplici di quel che può apparire. Quando la ragazza emancipata sceglie finalmente un partner fisso, la tradizione vuole che intrecci una cintura tutta per lui, che equivale un po’ a un anello nuziale. Solo che al giorno d’oggi, per il pegno d’amore, si opta per mazzi di fiori o addirittura uno smartphone.
In alcuni casi, si forma un legame forte tra i figli e il padre biologico, che non è però economicamente responsabile della prole, poiché lo è dei nipoti che vivono nella sua stessa casa materna. Ovvero: gli zii sono responsabili dei nipoti, non i padri. Ma il legame emotivo può benissimo esserci, anche se non c’è convivenza tra padri e figli. A volte non è così, ma non è un dramma. «Il mio primo marito era uno dei falegnami che costruiva la nostra casa. Ma dopo un po’, l’amore tra me e lui è svanito», spiega Yang Congmu, la Dabu o matriarca della famiglia, «e lui non voleva avere nulla a che fare con i figli. Quando l’amore se ne va, meglio tirare avanti».
La durata dell’amore
Poiché non c’è un legame di dipendenza economica da parte della donna nei confronti del padre dei figli, le relazioni hanno la durata che vogliono le donne. Se il padre non vuole più mantenere il legame, ci si rassegna senza drammi, e avanti un altro, questa è l’antica filosofia dei Mosuo.
«Mio nonno mi raccontava che discendiamo da un plotone di Gengis Khan che si innamorò del lago di Lugu e decise di fermarsi qui», racconta il giovane musicista Mosuo, Yang Zhaxi. Ma gli etnologi spiegano che i Mosuo discendono invece da una popolazione che emigrò dal Tibet nel 1000 dopo Cristo.
Il culto dei Mosuo è animista, si venera la Dea Madre, dea dell’Amore, Gan Mu, ma c’è anche un curioso culto dei cani. Secondo la leggenda, un tempo i cani vivevano fino a 60 anni e gli umani solo fino a 13. Le due specie si accordarono per scambiarsi la longevità. In cambio, gli umani avrebbero adorato i cani per sempre.
Ma anche qui le cose stanno cambiando. Al culto animista si è miscelato il buddismo tibetano. Ogni famiglia cede al monastero un figlio maschio che si fa monaco. Due anni fa è stata ultimata una nuova strada e anche un aeroporto non distantissimo che sta cominciando a far affluire i turisti. Così, già inizia a spuntare qualche albergo e i valori immobiliari sono aumentati per chi ha proprietà in riva al lago, da affittare ai turisti di passaggio.
Secondo la religione dei Mosuo, le antenate tornano in vita reincarnandosi nei neonati. E, se davvero così fosse, di questi tempi tornerebbero per vedere che il popolo leggendario delle matriarche Mosuo sta anch’esso, come il resto del mondo, adattandosi al mercato, tra le prime bancarelle di souvenir e le insegne degli hotel che spuntano sulle rive del lago di Lugu.