La Stampa 20.6.18
Sull’Himalaya il regno felice delle donne
dove mariti e amanti entrano solo su invito di
di Carlo Pizzati
Lungo
le rive del lago di Lugu, in un angolino di Cina incastrato tra la
provincia del Sichuan e dello Yunnan, da più di mille anni vive un
popolo, arrivato da oltre le montagne, che venera i cani e la Dea
dell’Amore, e le cui donne sono le incontrastate capofamiglia che si
possono sposare solo in un «matrimonio che cammina».
A 13 anni le
ragazze della popolazione Mosuo, che non è riconosciuta tra le 55
minoranze cinesi perché ha solo 40 mila membri, celebrano una festa che è
anche un importante rito di passaggio. Quel giorno viene consegnata
loro la chiave della «stanza dei fiori», una camera con entrata
separata, nella casa materna. Lì la ragazza potrà portare gli amanti che
vorrà, perché tra i Mosuo è sempre e solo la donna a scegliere i
partner e mai l’uomo.
La sera, il compagno potrà passare la notte
con lei, ma all’alba dovrà tornarsene a casa sua, perché né agli amanti,
né ai mariti, quando poi arrivano i figli, è concesso di vivere con la
moglie. Questa è la tradizione zouhun, o «il matrimonio che cammina».
Il sistema matrilineare
I
figli vengono quindi cresciuti nella casa materna, sono responsabilità
economica della matriarca e di zii e fratelli della moglie, in un
sistema che non si può definire matriarcale, ma che viene considerato
matrilineare poiché qui le donne amministrano e detengono le proprietà,
mentre gli uomini continuano ad avere un ruolo di rappresentanza
politica sia nel villaggio sia nei rapporti con le altre comunità.
Il mestiere degli uomini
Gli
uomini sono solitamente in viaggio nei caravan che portano nei
mercatini, giù a valle, i prodotti locali, oppure fanno i muratori, i
pescatori e i macellai, mentre le donne hanno tutte le altre
occupazioni.
Può sembrare strano, per chi è abituato a un sistema
patriarcale o più tradizionale, capire i meccanismi dei Mosuo, ma sono
più semplici di quel che può apparire. Quando la ragazza emancipata
sceglie finalmente un partner fisso, la tradizione vuole che intrecci
una cintura tutta per lui, che equivale un po’ a un anello nuziale. Solo
che al giorno d’oggi, per il pegno d’amore, si opta per mazzi di fiori o
addirittura uno smartphone.
In alcuni casi, si forma un legame
forte tra i figli e il padre biologico, che non è però economicamente
responsabile della prole, poiché lo è dei nipoti che vivono nella sua
stessa casa materna. Ovvero: gli zii sono responsabili dei nipoti, non i
padri. Ma il legame emotivo può benissimo esserci, anche se non c’è
convivenza tra padri e figli. A volte non è così, ma non è un dramma.
«Il mio primo marito era uno dei falegnami che costruiva la nostra casa.
Ma dopo un po’, l’amore tra me e lui è svanito», spiega Yang Congmu, la
Dabu o matriarca della famiglia, «e lui non voleva avere nulla a che
fare con i figli. Quando l’amore se ne va, meglio tirare avanti».
La durata dell’amore
Poiché
non c’è un legame di dipendenza economica da parte della donna nei
confronti del padre dei figli, le relazioni hanno la durata che vogliono
le donne. Se il padre non vuole più mantenere il legame, ci si rassegna
senza drammi, e avanti un altro, questa è l’antica filosofia dei Mosuo.
«Mio
nonno mi raccontava che discendiamo da un plotone di Gengis Khan che si
innamorò del lago di Lugu e decise di fermarsi qui», racconta il
giovane musicista Mosuo, Yang Zhaxi. Ma gli etnologi spiegano che i
Mosuo discendono invece da una popolazione che emigrò dal Tibet nel 1000
dopo Cristo.
Il culto dei Mosuo è animista, si venera la Dea
Madre, dea dell’Amore, Gan Mu, ma c’è anche un curioso culto dei cani.
Secondo la leggenda, un tempo i cani vivevano fino a 60 anni e gli umani
solo fino a 13. Le due specie si accordarono per scambiarsi la
longevità. In cambio, gli umani avrebbero adorato i cani per sempre.
Ma
anche qui le cose stanno cambiando. Al culto animista si è miscelato il
buddismo tibetano. Ogni famiglia cede al monastero un figlio maschio
che si fa monaco. Due anni fa è stata ultimata una nuova strada e anche
un aeroporto non distantissimo che sta cominciando a far affluire i
turisti. Così, già inizia a spuntare qualche albergo e i valori
immobiliari sono aumentati per chi ha proprietà in riva al lago, da
affittare ai turisti di passaggio.
Secondo la religione dei Mosuo,
le antenate tornano in vita reincarnandosi nei neonati. E, se davvero
così fosse, di questi tempi tornerebbero per vedere che il popolo
leggendario delle matriarche Mosuo sta anch’esso, come il resto del
mondo, adattandosi al mercato, tra le prime bancarelle di souvenir e le
insegne degli hotel che spuntano sulle rive del lago di Lugu.