martedì 19 giugno 2018

La Stampa 19.6.18
La politica delle provocazioni
di Vladimiro Zagrebelsky


Il vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno Salvini ha disposto la schedatura delle persone di etnia rom per poi espellere quelle che non sono cittadine italiane. I rom italiani, «purtroppo c’è li dobbiamo tenere», come si era già rammaricato all’epoca un altro ministro leghista, Maroni. È infatti la Costituzione che vieta l’espulsione dei cittadini. Ma la Costituzione vieta anche qualunque discriminazione basata, tra l’altro, sulla razza o l’etnia. E non solo l’espulsione, ma anche la sola schedatura dei rom, in quanto tali, sarebbe una violazione della Costituzione. Non si tratterebbe di una vera e propria schedatura - come ha successivamente precisato lo stesso ministro Salvini - ma la sostanza non cambia.
Con la Costituzione entreremmo (uso il noi, tutti noi italiani) in conflitto anche con norme basilari della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Convenzione europea dei diritti umani, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Se cerchiamo un altro motivo di contrasto con l‘Unione, questo è il più dirompente. È recente (e preveggente) l’intervento della senatrice a vita Liliana Segre, che ha ricordato i rom chiusi nei campi nazisti, come gli ebrei. Salvaguardate tutte le proporzioni, il richiamo del vergognoso passato è ancora vivo in Europa.
Secondo il ministro Salvini i rom non italiani dovrebbero essere espulsi in blocco in quanto Rom. Non perché abbiano commesso questo o quel reato, uomini, donne e bambini. E espulsi dove? E prima ancora, come trovarli e cominciare una procedura che prevede necessariamente un controllo giudiziario, che porrebbe la questione di costituzionalità? Impossibile. Niente più che propaganda. Propaganda terribile, che indica un altro nemico: questa volta i rom, termine che nel linguaggio comune in realtà comprende popolazioni anche diverse, di nazionalità diversa o senza nazionalità. Che non si saprebbe perciò dove espellere. Una parte di loro viene dalla ex Jugoslavia, in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni subite in quell’area. Un gesto dimostrativo tentato dalla Francia anni orsono si rivelò anch’esso un fatto di propaganda politica, senza effetti pratici.
Il governo di Lega e 5Stelle, protagonista il ministro Salvini e silenti gli altri, produce ogni giorno una raffica di provocazioni, con propositi inattuabili, se anche fossero giustificati. Il governo lancia messaggi che rispondono anche a problemi reali di convivenza, che sentono particolarmente certe aree territoriali o sociali di cittadini. Si pensi a certi accampamenti rom e ai quartieri vicini. Come per quanto riguarda spesso i migranti, si tratta di questioni reali e complesse, che richiedono saggezza e tempi e una politica rispettosa delle persone (anche di chi viene illuso da messaggi muscolari impossibili da realizzare). Le semplificazioni di sapore razzista umiliano il governo e l’Italia. Creano problemi, invece di risolverli.