La Stampa 14.6.18
Il partito degli affari scavalca la giunta
Così il Movimento ha perso la sua verginità
di Fabio Martini
Per
un anno e mezzo Roma è stata il palcoscenico di un controverso
esperimento politico, ma ora rischia di diventare il luogo della perdita
dell’innocenza per tutto il Movimento Cinque Stelle. Una parabola
politica raccontata da una sequenza appartata ma eloquente: due giorni
fa, poche ore prima del diluvio giudiziario, Virginia Raggi aveva
affidato a Facebook un post appassionato: «Lo stadio a Tor di Valle si
avvicina. Vogliamo che il sogno diventi realtà #UnoStadioFattoBene, un
progetto unico, innovativo, moderno e rispettoso dell’ambiente». Parole
ricche di enfasi da parte di un sindaco, a quanto pare inconsapevole di
quel che stava accadendo, parole sulle quali è precipitato ieri mattina
il peso di un’inchiesta nella quale per la prima volta personaggi vicini
ai Cinque Stelle sono sospettati di aver ricevuto promesse di favori in
denaro. Terreno finora vergine per il Movimento.
Una perdita
dell’innocenza destinata ad avere effetti sia locali che nazionali. Il
primo effetto romano è quello che Silvio Di Francia, già assessore alla
Cultura con Walter Veltroni, spiega così: «Il progetto del nuovo stadio
della Roma, superati i numerosi passaggi precedenti, sarebbe pronto per
l’esame del Consiglio comunale, ma col clima e con le diffidenze che si
sono create, pare difficile che possa essere approvato su due piedi». E
così, dopo il no secco alle Olimpiadi a Roma, l’amministrazione Raggi
potrebbe dover dire addio anche allo stadio. Un colpo alle finanze
dell’As Roma, che ci aveva investito risorse e tempo, ma soprattutto uno
smacco per l’amministrazione Raggi.
Ma la vicenda romana, col suo
carico simbolico, va oltre la Capitale e rischia di irradiarsi su tutto
il Movimento Cinque stelle. Sinora le difficoltà amministrative della
giunta Raggi avevano suscitato un contraccolpo in termini di consenso
che era rimasto circoscritto a Roma. Nessuno ne aveva parlato perché
alle elezioni politiche del 4 marzo scorso, lo straordinario successo
nazionale dei Cinque stelle aveva occultato l’arretramento a Roma città
del Movimento, passato dal 35,2% del primo turno delle Comunali 2015 al
31,1% delle Politiche. Dunque i primi riscontri di un effetto-vaccino,
per usare la metafora che Indro Montanelli coniò per immaginare gli
effetti immunizzanti prodotti da un governo Berlusconi?
Roma rischia ora
di diventare una “vetrina” per tutto il Movimento, impegnato in una
inedita esperienza di governo nazionale. Soprattutto per un motivo: il
quadro proposto dall’inchiesta della Procura suggerisce il riprodursi di
un dato storico: il “sistema-Roma” – una sorta di “partito unico degli
affari” - stava cominciando a lambire i Cinque stelle. A Roma è sempre
stato strettissimo l‘intreccio tra una miriade di interessi privati e un
potere pubblico, paternalistico e pervasivo sin dai tempi dei tanti
Papa Re. Un potere consociativo e bipartisan, come aveva confermato
l’inchiesta di Mafia Capitale, che dimostrò come due ex estremisti, uno
di destra e uno di sinistra, condizionavano la destra e la sinistra
istituzionali, al punto che Salvatore Buzzi, in una intercettazione,
diceva: «Il Pd sono io!».
In questo contesto, da quasi due anni governa
il M5S. L’inchiesta della Procura, che non lambisce neppure di striscio
Virginia Raggi, chiama in causa – non certo con risvolti penali – i
contestatori interni della sindaca. Ma soprattutto – ed è questo il
passaggio potenzialmente più importante – si allude a un mondo di
professionisti, studi legali, commercialisti romani e non, che rendono
più forte l’affresco tracciato da Paolo Berdini, urbanista di vaglia,
già assessore della giunta Raggi, che in un suo recente libro ha scritto
come la sindaca si fosse fatta scavalcare da diversi personaggi. Ieri
era il suo ex braccio destro Raffaele Marra, oggi è Luca Lanzalone,
l’avvocato al centro dell’inchiesta, che – secondo Berdini - «ha legami
con quel mondo finanziario globalizzato insofferente a ogni tentativo di
regolare il governo urbano. Gli impegni presi davanti agli elettori
sono stati stracciati utilizzando un grande esperto di banche».