internazionale 1.6.18
Caos italiano
Uniti
La crisi
politica a Roma è diventata un problema per tutta l’Europa. A rischio ci
sono l’euro e la stabilità dell’economia del continente. E quindi
l’intera architettura politica dell’Unione
Di Steven Erlanger, The New York Times, Stati
Durante
i difficili negoziati per formare un governo in Italia, dopo le
elezioni di marzo da cui non è emerso un chiaro vincitore, i mercati
finanziari sono rimasti calmi. L’incertezza sembrava limitata
all’Italia, e l’economia dell’Europa ha continuato a crescere. Le cose
sono cambiate a ine maggio, quando il presidente della repubblica Sergio
Mattarella ha di fatto impedito a due partiti populisti di formare un
governo. Mattarella si è opposto alla nomina di un ministro
dell’economia che secondo lui voleva far uscire l’Italia dall’euro,
un’ipotesi che non era stata discussa in campagna elettorale dai partiti
della maggioranza. Con questa decisione Mattarella ha forse preparato
il terreno per nuove elezioni che potrebbero diventare un referendum
sull’euro. Per l’Unione europea il voto italiano cadrebbe in un brutto
momento. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che guida uno dei paesi
cardine del blocco europeo, è più debole che in passato. Ha avuto
bisogno di sei mesi per formare un governo, dopo elezioni segnate dal
rafforzamento dell’estrema destra. Il governo spagnolo dovrebbe
affrontare un voto di sfiducia il 1 giugno. L’uscita dell’Italia
dall’eurozona è improbabile, ma la semplice prospettiva è molto
pericolosa per il futuro dell’Unione europea: più della crisi vissuta
dalla Grecia, che ha un’economia molto più piccola di quella italiana,
più della decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea e più
delle preoccupazioni sullo stato di diritto in Ungheria e Polonia.
L’Italia è un paese fondatore sia dell’Unione sia della moneta unica,
oltre che la quarta economia del blocco europeo. E la psicologia ha un
peso. Nel 2011, quando il governo greco annunciò di voler organizzare un
referendum sul piano di salvataggio proposto dall’Europa e sull’euro,
Bruxelles avvertì Atene che in realtà sarebbe stato un referendum sulla
permanenza nell’Unione europea. Bastò questo per spingere la Grecia a
fare marcia indietro. Ma la moneta europea ha una serie di problemi. È
stata adottata senza che ci fossero le istituzioni economiche per
gestirla né una piena integrazione politica. Gli stati membri hanno
ceduto la loro sovranità sulla politica monetaria, e questo spesso ha
prodotto effetti negativi sulle economie nazionali. Oggi la questione
della sovranità non solo non è stata risolta, ma al contrario si
ripropone più forte che mai, proprio quando il populismo stava
arretrando nei più importanti paesi d’Europa. Dopo il trauma della
Brexit, due anni fa, il blocco europeo sembrava sorprendentemente
stabile. Da anni l’Italia aveva un governo filoeuropeo. La Spagna e il
Portogallo avevano ripreso a crescere. Marine Le Pen, la leader di
destra francese, era stata sconfitta. Il primo ministro greco Alexis
Tsipras stava rispettando, anche se con riluttanza, gli accordi sulla
spesa pubblica. Ma il caos in Italia dimostra che il populismo
antieuropeo non è sparito, e che l’euro è in pericolo. Mattarella ha
chiesto a Carlo Cottarelli, un ex funzionario del Fondo monetario
internazionale, di guidare un governo provvisorio. Ma la prospettiva di
nuove elezioni è molto probabile. Matteo Salvini, il leader della Lega,
il partito di destra molto radicato nell’Italia settentrionale, ha fatto
dell’opposizione a Bruxelles, e in alcuni casi all’euro, uno dei
cavalli di battaglia dei suoi discorsi elettorali. Luigi Di Maio, leader
del Movimento 5 stelle e alleato della Lega nel governo bocciato da
Mattarella, ha recentemente abbandonato l’idea di un referendum
sull’euro, ma in passato ha criticato duramente Bruxelles. Il minore dei
mali Mattarella, moderato e filoeuropeo, era scettico sulle loro
intenzioni, e in nome della stabilità economica ha messo il veto su un
ministro dell’economia critico verso l’euro. Così facendo ha offerto
agli italiani, in via eccezionale, la stessa possibilità che offre il
sistema elettorale francese a due turni: la prima volta si vota con il
cuore, la seconda con la testa. In Francia Marine Le Pen ha ottenuto
buoni risultati al primo turno delle presidenziali del 2017, ma è stata
nettamente battuta al secondo. Mattarella scommette sul fatto che gli
italiani facciano lo stesso, nel caso in cui i partiti populisti siano
costretti a uscire allo scoperto sull’euro, una questione che hanno
evitato di affrontare durante l’ultima campagna elettorale. A novembre
un sondaggio della Commissione europea mostrava che quasi il 59 per
cento degli italiani era favorevole a un’unione monetaria ed economica
con una valuta comune, mentre il 30 per cento era contrario. Finora i
rischi legati a un’uscita dall’euro hanno sempre convinto l’Italia a
rimanerci. Ma l’euro ha portato anche degli svantaggi, e quindi la
domanda è se gli italiani, frustrati da due decenni di stagnazione
economica, siano pronti a correre il rischio e a tornare alla lira. La
Brexit ha dimostrato che la logica economica non sempre prevale. Come Le
Pen, Salvini potrebbe rendersi conto che, nonostante la rabbia contro
Bruxelles sull’immigrazione e sull’economia, gli italiani, come i
francesi e i greci, sono in realtà spaventati dalla prospettiva di
uscire dall’euro. Ma il leader della Lega si è anche dimostrato abile
nel cavalcare i sentimenti populisti e ha nuovamente messo al centro
della sua politica l’opposizione all’euro e alle “élite” che lo
sostengono. Molti commentatori pensano che Salvini otterrebbe buoni
risultati se si votasse di nuovo, e alcuni credono che abbia volutamente
sabotato il governo con i cinquestelle per andare al voto. È probabile
che userà il tentativo di Mattarella di nominare un tecnico come
presidente del consiglio per rafforzare il messaggio contro le élite
della Lega e per presentarsi come un oppositore dei banchieri e delle
forze antidemocratiche alle dipendenze di Bruxelles e Berlino. Per
l’Italia le conseguenze di un’uscita dall’euro sarebbero gravi. Tra
queste ci sarebbe probabilmente una svalutazione della moneta italiana,
che brucerebbe in brevissimo tempo i risparmi degli italiani e
aumenterebbe il già enorme peso del debito nazionale. È uno dei motivi
per cui Mattarella ha sostenuto che qualsiasi decisione di uscire
dall’euro dovrebbe essere presa solo dopo un grande dibattito pubblico e
non di nascosto. Poi ci sono gli effetti negativi sull’Europa. Quasi
sicuramente l’euro sopravvivrebbe e l’Unione europea riuscirebbe a
limitare il contagio economico, ma il danno all’idea stessa di Europa
sarebbe grave. Di fronte alla confusione dell’Italia sul suo futuro
politico ed economico, e al fatto che il paese ha ricevuto una serie di
prestiti difficili da ripagare, la Germania si rifiuterebbe di
condividere il debito dell’eurozona e di fornire depositi bancari che
facciano da garanzia per l’eurozona. Come ha detto Holger Schmieding,
economista capo della banca d’investimento Berenberg, “le dimensioni
contano”. L’Italia oggi rappresenta il 15,4 per cento del pil
dell’eurozona e il 23,4 del suo debito pubblico. Nel 2009, quando è
cominciata la crisi greca, Atene contribuiva appena per il 2,6 per cento
al pil della zona euro, e oggi è responsabile solo del 3,3 per cento
del debito pubblico dell’area. Inoltre l’Italia ha un debito pubblico
del 130 per cento del pil, più del doppio rispetto ai requisiti della
zona euro, ed è indicizzato in euro. Ripagare un simile debito con una
moneta svalutata sarebbe uno sforzo immane e danneggerebbe gravemente i
risparmiatori e gli investitori italiani, che ne detengono buona parte. A
questo si aggiungono le preoccupazioni geopolitiche. L’Italia è un
paese chiave della Nato e possiede importanti basi navali e aeree usate
per le operazioni occidentali in Medio Oriente. “La prospettiva di un
governo populista minaccia fondamentali elementi di continuità nella
politica italiana, sia nella sfera europea sia in quella
transatlantica”, afferma Ian Lesser, vicepresidente per la politica
estera del centro studi German Marshall Fund. Anche l’arroganza
dell’Unione europea potrebbe giocare un ruolo importante . Il 29 maggio
il commissario al bilancio dell’Unione europea, il tedesco Günther H.
Oettinger, ha dichiarato che le conseguenze sui mercati avrebbero spinto
gli italiani a non votare per i populisti. Può darsi che lo facciano
comunque, ma dirlo è una mossa incauta, specialmente da parte di un
tedesco che lavora a Bruxelles.