venerdì 8 giugno 2018

internazionale 1.6.18
Caos italiano
Uniti
La crisi politica a Roma è diventata un problema per tutta l’Europa. A rischio ci sono l’euro e la stabilità dell’economia del continente. E quindi l’intera architettura politica dell’Unione
Di Steven Erlanger, The New York Times, Stati


Durante i difficili negoziati per formare un governo in Italia, dopo le elezioni di marzo da cui non è emerso un chiaro vincitore, i mercati finanziari sono rimasti calmi. L’incertezza sembrava limitata all’Italia, e l’economia dell’Europa ha continuato a crescere. Le cose sono cambiate a ine maggio, quando il presidente della repubblica Sergio Mattarella ha di fatto impedito a due partiti populisti di formare un governo. Mattarella si è opposto alla nomina di un ministro dell’economia che secondo lui voleva far uscire l’Italia dall’euro, un’ipotesi che non era stata discussa in campagna elettorale dai partiti della maggioranza. Con questa decisione Mattarella ha forse preparato il terreno per nuove elezioni che potrebbero diventare un referendum sull’euro. Per l’Unione europea il voto italiano cadrebbe in un brutto momento. La cancelliera tedesca Angela Merkel, che guida uno dei paesi cardine del blocco europeo, è più debole che in passato. Ha avuto bisogno di sei mesi per formare un governo, dopo elezioni segnate dal rafforzamento dell’estrema destra. Il governo spagnolo dovrebbe affrontare un voto di sfiducia il 1 giugno. L’uscita dell’Italia dall’eurozona è improbabile, ma la semplice prospettiva è molto pericolosa per il futuro dell’Unione europea: più della crisi vissuta dalla Grecia, che ha un’economia molto più piccola di quella italiana, più della decisione del Regno Unito di uscire dall’Unione europea e più delle preoccupazioni sullo stato di diritto in Ungheria e Polonia. L’Italia è un paese fondatore sia dell’Unione sia della moneta unica, oltre che la quarta economia del blocco europeo. E la psicologia ha un peso. Nel 2011, quando il governo greco annunciò di voler organizzare un referendum sul piano di salvataggio proposto dall’Europa e sull’euro, Bruxelles avvertì Atene che in realtà sarebbe stato un referendum sulla permanenza nell’Unione europea. Bastò questo per spingere la Grecia a fare marcia indietro. Ma la moneta europea ha una serie di problemi. È stata adottata senza che ci fossero le istituzioni economiche per gestirla né una piena integrazione politica. Gli stati membri hanno ceduto la loro sovranità sulla politica monetaria, e questo spesso ha prodotto effetti negativi sulle economie nazionali. Oggi la questione della sovranità non solo non è stata risolta, ma al contrario si ripropone più forte che mai, proprio quando il populismo stava arretrando nei più importanti paesi d’Europa. Dopo il trauma della Brexit, due anni fa, il blocco europeo sembrava sorprendentemente stabile. Da anni l’Italia aveva un governo filoeuropeo. La Spagna e il Portogallo avevano ripreso a crescere. Marine Le Pen, la leader di destra francese, era stata sconfitta. Il primo ministro greco Alexis Tsipras stava rispettando, anche se con riluttanza, gli accordi sulla spesa pubblica. Ma il caos in Italia dimostra che il populismo antieuropeo non è sparito, e che l’euro è in pericolo. Mattarella ha chiesto a Carlo Cottarelli, un ex funzionario del Fondo monetario internazionale, di guidare un governo provvisorio. Ma la prospettiva di nuove elezioni è molto probabile. Matteo Salvini, il leader della Lega, il partito di destra molto radicato nell’Italia settentrionale, ha fatto dell’opposizione a Bruxelles, e in alcuni casi all’euro, uno dei cavalli di battaglia dei suoi discorsi elettorali. Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 stelle e alleato della Lega nel governo bocciato da Mattarella, ha recentemente abbandonato l’idea di un referendum sull’euro, ma in passato ha criticato duramente Bruxelles. Il minore dei mali Mattarella, moderato e filoeuropeo, era scettico sulle loro intenzioni, e in nome della stabilità economica ha messo il veto su un ministro dell’economia critico verso l’euro. Così facendo ha offerto agli italiani, in via eccezionale, la stessa possibilità che offre il sistema elettorale francese a due turni: la prima volta si vota con il cuore, la seconda con la testa. In Francia Marine Le Pen ha ottenuto buoni risultati al primo turno delle presidenziali del 2017, ma è stata nettamente battuta al secondo. Mattarella scommette sul fatto che gli italiani facciano lo stesso, nel caso in cui i partiti populisti siano costretti a uscire allo scoperto sull’euro, una questione che hanno evitato di affrontare durante l’ultima campagna elettorale. A novembre un sondaggio della Commissione europea mostrava che quasi il 59 per cento degli italiani era favorevole a un’unione monetaria ed economica con una valuta comune, mentre il 30 per cento era contrario. Finora i rischi legati a un’uscita dall’euro hanno sempre convinto l’Italia a rimanerci. Ma l’euro ha portato anche degli svantaggi, e quindi la domanda è se gli italiani, frustrati da due decenni di stagnazione economica, siano pronti a correre il rischio e a tornare alla lira. La Brexit ha dimostrato che la logica economica non sempre prevale. Come Le Pen, Salvini potrebbe rendersi conto che, nonostante la rabbia contro Bruxelles sull’immigrazione e sull’economia, gli italiani, come i francesi e i greci, sono in realtà spaventati dalla prospettiva di uscire dall’euro. Ma il leader della Lega si è anche dimostrato abile nel cavalcare i sentimenti populisti e ha nuovamente messo al centro della sua politica l’opposizione all’euro e alle “élite” che lo sostengono. Molti commentatori pensano che Salvini otterrebbe buoni risultati se si votasse di nuovo, e alcuni credono che abbia volutamente sabotato il governo con i cinquestelle per andare al voto. È probabile che userà il tentativo di Mattarella di nominare un tecnico come presidente del consiglio per rafforzare il messaggio contro le élite della Lega e per presentarsi come un oppositore dei banchieri e delle forze antidemocratiche alle dipendenze di Bruxelles e Berlino. Per l’Italia le conseguenze di un’uscita dall’euro sarebbero gravi. Tra queste ci sarebbe probabilmente una svalutazione della moneta italiana, che brucerebbe in brevissimo tempo i risparmi degli italiani e aumenterebbe il già enorme peso del debito nazionale. È uno dei motivi per cui Mattarella ha sostenuto che qualsiasi decisione di uscire dall’euro dovrebbe essere presa solo dopo un grande dibattito pubblico e non di nascosto. Poi ci sono gli effetti negativi sull’Europa. Quasi sicuramente l’euro sopravvivrebbe e l’Unione europea riuscirebbe a limitare il contagio economico, ma il danno all’idea stessa di Europa sarebbe grave. Di fronte alla confusione dell’Italia sul suo futuro politico ed economico, e al fatto che il paese ha ricevuto una serie di prestiti difficili da ripagare, la Germania si rifiuterebbe di condividere il debito dell’eurozona e di fornire depositi bancari che facciano da garanzia per l’eurozona. Come ha detto Holger Schmieding, economista capo della banca d’investimento Berenberg, “le dimensioni contano”. L’Italia oggi rappresenta il 15,4 per cento del pil dell’eurozona e il 23,4 del suo debito pubblico. Nel 2009, quando è cominciata la crisi greca, Atene contribuiva appena per il 2,6 per cento al pil della zona euro, e oggi è responsabile solo del 3,3 per cento del debito pubblico dell’area. Inoltre l’Italia ha un debito pubblico del 130 per cento del pil, più del doppio rispetto ai requisiti della zona euro, ed è indicizzato in euro. Ripagare un simile debito con una moneta svalutata sarebbe uno sforzo immane e danneggerebbe gravemente i risparmiatori e gli investitori italiani, che ne detengono buona parte. A questo si aggiungono le preoccupazioni geopolitiche. L’Italia è un paese chiave della Nato e possiede importanti basi navali e aeree usate per le operazioni occidentali in Medio Oriente. “La prospettiva di un governo populista minaccia fondamentali elementi di continuità nella politica italiana, sia nella sfera europea sia in quella transatlantica”, afferma Ian Lesser, vicepresidente per la politica estera del centro studi German Marshall Fund. Anche l’arroganza dell’Unione europea potrebbe giocare un ruolo importante . Il 29 maggio il commissario al bilancio dell’Unione europea, il tedesco Günther H. Oettinger, ha dichiarato che le conseguenze sui mercati avrebbero spinto gli italiani a non votare per i populisti. Può darsi che lo facciano comunque, ma dirlo è una mossa incauta, specialmente da parte di un tedesco che lavora a Bruxelles.