Il Sole Domenica 3.5.18
Neuroscienze
Un’omeostasi tutta da capire
Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose , Adelphi. Milano, pagg. 352, € 29
di Arnaldo Benini
Nel
libro Self Comes to Mind (si veda la Domenica del Sole 24 Ore del 25
settembre 2011) il neuroscienziato californiano d’origine portoghese
Antonio Damasio, dopo molti e osannati scritti di neurofisiologia delle
emozioni e di neurofilosofia, si avventurò nell’impresa di spiegare la
coscienza. La coscienza sorgerebbe quando l’Io s’associa («is added»)
alla mente. Nessuno, nemmeno l’altrettanto riverito filosofo della mente
John Searle (New York Review of Books,9 giugno 2011), riuscì a capirci
qualcosa e un lettore della Review (29 settembre 2011) chiese ai due
autori il senso di accapigliarsi sul dilemma, a priori insolubile, della
coscienza.
Nell’ultimo libro Damasio ha ceduto di nuovo alla
tentazione di spiegare l’inspiegabile. Intende chiarire la base della
vita e come essa si sviluppa. È opportuno premettere che la vita è un
mistero insondato e insondabile, talché si è rinunciato al tentativo di
riprodurla in laboratorio. L’elaborazione tutta teorica e speculativa di
Damasio si base sulle emozioni. Con la stessa alacrità con cui, da
quasi due secoli, le neuroscienze cognitive esplorano il rapporto fra
razionalità e cervello che la crea, esse si occupano della connessione,
altrettanto problematica, fra esperienze emotive, sistema limbico che le
produce, i centri della razionalità dei lobi prefrontali e il resto del
corpo.
I feelings (parola non compiutamente traducibile), cioè
sensazioni, sentimenti e affettività, sono gli imprevisti anticipatori
della cultura umana, alla quale rimangono intensamente collegati. Ciò è
confermato dai molti comportamenti sociali nel mondo animale, che
anticipano quelli umani. Ciò è noto e corroborato a sufficienza, e
Damasio ne porta diversi esempi, che utilizza per collocare il rapporto
fra biologia e scienza sociale in un oscuro, onnipresente e delicato
balance che chiama homeostatis, omeostasi: rafforzerebbe l’esistenza
fisica e garantirebbe sopravvivenza e sviluppo. L’omeostasi sarebbe
l’insieme fondamentale delle operazioni vitali dall’origine della
biochimica ai giorni nostri. Essa «garantisce che la vita è regolata
entro un ambito che non è solo compatibile con la sopravvivenza ma porta
allo sviluppo, alla proiezione della vita nel futuro del singolo
individuo e della specie». L’omeostasi agirebbe all’origine delle
emozioni come tramite funzionale tra le forme primarie della vita fino
all’alleanza fra corpi e sistemi nervosi. L’alleanza sarebbe
responsabile dell’emergere in natura delle menti coscienti e senzienti, a
loro volta artefici di ciò che contraddistingue l’umanità: culture e
civilizzazioni. «L’homeostasis ha guidato inconsciamente, e senza piano
prestabilito, la selezione delle strutture biologiche e i meccanismi
capaci non solo di mantenere la vita, ma di forzare l’evoluzione delle
specie». Essa è «il governatore ubiquitario della vita in tutte le sue
forme» e i feelings ne sono «le espressioni mentali».
Scoprire che
le radici delle culture umane risalgono alla biologia non umana «non
diminuisce per nulla» - sottolinea Damasio - «lo stato eccezionale degli
esseri umani». È chiaro invece che lo stato umano è un frutto casuale
dell’evoluzione come quello di tutti gli esseri viventi e, come evento
biologico, non ha nulla d’eccezionale. L’affermazione che il feeling è
«l’aspetto mentale» dell’unità di corpo e cervello e che «non è
possibile parlare del pensiero, dell’intelligenza e della creatività
senza radicarli nei feelings» sono pensieri in libertà. Come le
sconcertanti considerazioni circa l’immortalità, che sarebbe l’epitome
non impossibile dell’omeostasi.
Avendo creato la vita, non si vede
perché essa non dovrebbe prolungarla fino all’immortalità.
Sull’omeostasi ci sono molte pagine, ma il concetto rimane confuso
perché privo di correlati biologici e biochimici. Damasio scrive che
essa non è uno stato neutrale ma una condizione in cui i meccanismi
della vita appaiono orientati al massimo grado a raggiungere il meglio
per la specie. Essa pertanto sarebbe uno dei piloti dell’evoluzione, una
strategia che, creando spazi cellulari protetti, consentirebbe ai cicli
catalitici di creare la vita.
Damasio si rifà al milieu
intérieur, alla teoria dell’ambiente interno, di Claude Bernard, con il
quale però la sua homoeostasis non ha nulla in comune: Bernard,
radicalmente antivitalista, postulò che i sistemi viventi presuppongono
processi chimici stabili. Damasio, invece, considera l’homoeostasis un
insieme di processi fisicochimici indispensabile al sorgere della vita
che continuerebbero a sollecitare e dirigere per sempre. È un ritorno al
vitalismo della biologia dell’800, che nessuna ricerca biologica ha
confermato. Inoltre, in contrasto con quanto sostenuto dianzi circa la
mancanza di un piano prestabilito, l’omeoastasi, oltre che vitalistica, è
un disegno prestabilito di sviluppo evolutivo, che la biologia rifiuta.
Il
libro è una raccolta di dati ed eventi noti e provati. Ad esempio che
«la soggettività e l’espe-rienza integrata sono ...componenti critiche
della coscienza» e il tremendo influsso negativo della ragione (cioè dei
lobi prefrontali) sull’affettività (sul sistema limbico): l’uomo è
l’unico essere vivente a praticare la crudeltà, cioè a gioire della
sofferenza degli altri. «Nesssun scimpanzé» - ricorda Damasio - «ha
crocifisso altri scimpanzé». Furono i Romani ad inventare la tortura
della crocifissione, per gioire della sofferenza del condannato fino al
suo ultimo istante di vita. Non mancano osservazioni banali, come, ad
esempio, che lo stato di coscienza è sveglio e non addormentato, e che
«le immagini che popolano la mia mente diventano automaticamente le mie
immagini». Ci sono affermazioni incomprensibili, come quella che se
ascoltiamo musica, le immagini del suono potrebbero essere dominanti,
mentre se stiamo pranzando prevarranno immagini olfattorie e gustatorie,
come se vivessimo in una perenne e universale sinestesia. Impossibile
capire di che immagini si tratti. Com’è impossibile capire che cosa sia
l’homoeostasis.
Antonio Damasio, Lo strano ordine delle cose , Adelphi. Milano, pagg. 352, € 29