Il Sole 6.6.18
Starbucks perde il suo presidente Howard Schultz sarà l’anti-Trump
di Riccardo Barlaam
Sotto la sua guida la catena in quarant’anni è passata da undici locali a 28mila
Dopo la notizia dell’addio il titolo a Wall Street è caduto di oltre il 3%
«È
arrivato il momento di pensare a una serie di cose per me, dalla
filantropia al servizio verso la comunità. Ma la strada per capire quale
sarà il mio futuro è ancora lunga». Howard Schultz, 64 anni, presidente
e da quarant’anni in Starbucks in una lettera ai dipendenti ha
annunciato la sua intenzione di lasciare la guida della multinazionale
del caffè. Dal 26 giugno non sarà più presidente esecutivo e si occuperà
solo dei programmi di social responsibility. Sotto la sua guida
Starbucks è passata da undici a 28mila caffetterie in 77 paesi. Nel 2017
si era già dimesso da amministratore delegato. Lasciando la carica al
suo fedele collaboratore Kevin Johnson. L’uscita di scena di Schultz è
la fine di un’era per Starbucks, che ha portato la società a diventare
un simbolo della cultura americana. Dopo la notizia le azioni a Wall
Street sono affondate, arrivando a perdere oltre il 3%.
Secondo
molti osservatori Schultz si prepara a entrare in campo con i
democratici alle prossime elezioni presidenziali americane, il 3
novembre 2020, per sfidare Donald Trump. Già nel 2016 il manager fu sul
punto di presentarsi nelle file dei democratici. Si tirò indietro
all’ultimo, quando comprese che Hillary Clinton avrebbe vinto la
nomination. Non si candidò ma sostenne lealmente Hillary durante la
campagna elettorale, non menzionando mai Trump, con un chiaro
endorsement: «Spero che Hillary Clinton verrà eletta presidente degli
Stati Uniti e spero si possa cominciare a vedere crescere il senso di
comunità in politica», disse allora.
Starbucks continua a correre,
e continuerà a farlo anche senza di lui. Nei prossimi cinque anni
aprirà tremila nuove caffetterie in Cina. Nel 2017 il gruppo ha avuto
ricavi per 22,3 miliardi $, con una capitalizzazione di 78,8 miliardi,
un utile lordo di 6,8 miliardi e un margine operativo del 30%. Di
recente, Starbucks ha ceduto a Nestlé, per 7,2 miliardi $, l’esclusiva
per la vendita dei suoi pacchetti di caffè, thè e bevande a marchio. E a
settembre aprirà il suo primo locale in Italia. A Milano, in piazza
Cordusio con una caffetteria torrefazione da 2mila e 400 metri quadri
dove a regime lavoreranno 300 persone.
Negli ultimi anni, accanto
alla crescita della sua creatura, Schultz ha maturato una visione da
“servent leader”, da quando tornò a lavorare nel 2008 dopo una malattia.
L’ultimo episodio, nelle scorse settimane, rivela questa sua attitudine
verso la società civile: dopo l’arresto di due neri in una caffetteria
di Philadelphia, ha obbligato tutti gli 8mila dipendenti americani a
frequentare un corso di formazione anti-discriminazione. Ha chiuso per
un pomeriggio tutti i locali negli Stati Uniti. Perdendo, ovviamente, un
pomeriggio di ricavi. Diversi azionisti lo hanno criticato per la spesa
eccessiva di quel training anti-razzista. Schultz - che ha un
patrimonio personale stimato di 3,2 miliardi - non ha voluto sentire
ragioni. Le elezioni del 2020 non sono poi così lontane.