Il Sole 14.6.18
La credibilità dei 5 stelle e le differenze con la Lega
di Lina Palmerini
La
notizia dell’inchiesta sullo Stadio della Roma e dei nove arresti
scattati ieri, è un cambio di pagina spiazzante che mette a dura prova
un’alleanza appena sbocciata. È troppo presto per dire quanto sia
potenzialmente pericolosa per la tenuta del Governo ma, prima ancora, lo
è per la tenuta della coppia Salvini-Di Maio e dei rispettivi partiti
che sul tema della giustizia hanno riflessi piuttosto diversi. E la
conferma è stato il diverso modo in cui hanno reagito il leader leghista
e il capo politico dei 5 Stelle: il primo ha detto di aver conosciuto
personalmente uno degli imprenditori coinvolti e arrestati e di
considerarlo una «persona perbene che spero possa dimostrare la sua
innocenza». Il vicepremier grillino invece ha attivato i probiviri del
Movimento per «accertare tutto quello che c’è sulle persone coinvolte».
Insomma, almeno nelle primissime reazioni uno scarto c’è e una delle
incognite è se Lega e 5 Stelle riusciranno a trovare una sintonia su
come comportarsi qualora i magistrati dimostrassero una tela di
corruzione che coinvolge i due partiti.
Già ora i nomi tirati in
ballo sono di personaggi di un certo peso, come il presidente dell’Acea
Luca Lanzalone, vicino non solo a Di Maio ma a Beppe Grillo. Una tegola
vera per il Movimento che ha fatto della legalità il suo tratto
identitario e che ha già in parte modificato il suo codice etico sulla
base delle inchieste maturate a carico della Raggi, per esempio
sull’avviso di garanzia. Adesso, la sfida è riuscire a mantenere integro
quel profilo, soprattutto ora che sono al Governo, soprattutto ora che
hanno fortemente voluto – e ottenuto - il ministero della Giustizia
proprio per rafforzare la loro battaglia. Li attende, dunque, una prova
di credibilità. Ma anche la Lega ha una doppia tegola da gestire perché –
sembra – che l’inchiesta sullo stadio di Roma (e i finanziamenti a
un’associazione vicina al partito) trovi dei collegamenti con
l’inchiesta di Genova. E certo è difficile da immaginare che dai due
giovani leader possano arrivare reazioni come quelle di Berlusconi che
dietro le inchieste della magistratura leggeva sempre la trama di un
complotto politico. Alla fine, i due dovranno decidere uno stesso modus
operandi nel trattare le tegole giudiziarie altrimenti la giustizia può
diventare un terreno di scontro.
E questo è un dilemma che
riguarda soprattutto Di Maio. Non solo per la ragione già detta, che la
legalità è il tratto identitario più forte del suo partito ma perché
questo Governo è descritto “a trazione leghista”. Per esempio, le mosse
contro Macron, le scuse pretese (e ieri non arrivate) sono state gestite
interamente da Salvini mentre Conte comunque si ritroverà – prima o poi
– faccia a faccia con Macron. Così come accadrà al ministro Tria che ha
dovuto annullare l’incontro con il suo collega francese per tenere il
punto messo da Salvini ma dal Mef hanno fatto sapere che prima
dell’Eurogruppo i due si incontreranno. Ecco, un conto è “subire”
Salvini sull’immigrazione, altro conto è farsi “invadere” il campo della
giustizia dove i 5 Stelle non possono perdere la voce.