il manifesto 8.7.18
Carceri, il ministro Bonafede studia la riforma in veste giallo-verde
Giustizia.
Al vaglio del neo Guardasigilli le possibilità di riscrivere l’intera
legge o il primo decreto attuativo che scade il 3 agosto. Il presidente
della Camera Roberto Fico incontra il Garante nazionale dei detenuti
Mauro Palma
di Eleonora Martini
Due mesi sono
davvero pochi per riscrivere il primo decreto attuativo della riforma
dell’ordinamento penitenziario sulla base della delega emessa dal
Parlamento il 23 giugno 2017. Ma il governo giallo-verde sembra
orientato ad evitare di far decadere del tutto il frutto di un lavoro
durato anni, attendendo semplicemente la scadenza del decreto
legislativo prevista per il 3 agosto prossimo (a meno che non intervenga
una proroga dei termini, con un voto parlamentare), e starebbe
esaminando la possibilità di rimaneggiare – in senso restrittivo,
naturalmente – il testo che il governo Gentiloni non ha avuto il
coraggio di approvare quando ormai bastava solo la firma dell’esecutivo.
È uno spiraglio per aprire il quale in molti stanno lavorando, nel
mondo della giustizia e perfino dentro il Movimento 5 Stelle, ben
consapevoli che l’idea di costruire nuove carceri, per esempio, è
vecchia di parecchi decenni ed è già naufragata varie volte,
perfettamente inutile se si vuole superare il sovraffollamento ed
evitare le condanne della Corte europea dei diritti umani.
E
infatti è un’ipotesi riferita anche dal neo ministro pentastellato
Alfonso Bonafede in un’intervista rilasciata ieri, appena preso posto
negli uffici di via Arenula, al Fatto quotidiano (e a chi sennò?) nella
quale conferma la propria lista delle priorità in materia di giustizia,
peraltro già preannunciata ancora prima di essere nominato Guardasigilli
e approfondita nel «contratto di governo» con un po’ più di accuratezza
di quella usata in altri capitoli del testo sottoscritto da Lega e M5S.
Nell’intervista
però il ministro Bonafede rimane ancora sul vago quando parla di
bloccare l’entrata in vigore del decreto sulle intercettazioni fissata
per il 21 luglio (ricevendo il plauso dell’Associazione nazionale
magistrati), di una non meglio precisata riforma della prescrizione dei
reati o, per quanto riguarda la legittima difesa, di «cancellare» le
«zone d’ombra» della legge che «costringono molti cittadini che si sono
difesi a essere sottoposti a tre gradi di giudizio» (per esempio
limitando la possibilità delle procure di ricorrere in Appello in caso
di sentenza di assoluzione in primo grado?).
Meno generica invece è
la risposta del Guardasigilli relativa al destino del primo decreto
attuativo della riforma penitenziaria, quello che elimina gli
automatismi affidando maggiore discrezionalità alla magistratura di
sorveglianza sulla possibilità di ricorrere alle pene alternative al
carcere nel percorso punitivo/rieducativo di ciascun condannato. È
l’unico dei quattro decreti attuativi concernenti l’ordinamento
penitenziario (gli altri riguardano i minori, il lavoro e la giustizia
riparativa) giunto ad un passo dalla conclusione dell’iter, mancava solo
l’ultimo via libera che il governo di centrosinistra non ha voluto
dare. Il testo del provvedimento, che per il M5S e la Lega – e per Il
Fatto, che ci fa il titolo di prima – ha la funzione di uno
«svuota-carceri», secondo il grillino Bonafede va rivisto perché così
com’è «mina la certezza della pena». Allo studio dello staff
ministeriale ci sarebbero due opzioni: «riscrivere il decreto
attuativo», sempre che si possa non incorrere nell’eccesso di delega,
«oppure se sarà necessario rifare l’intera legge delega».
Il
ministro non entra nei particolari dei punti critici: cita soltanto la
norma più nota, quella che amplia il parterre dei reati che possono
essere puniti con misure alternative al carcere (innalzando a 4 anni
anziché 3 il limite di pena prevista). Ma nel mirino delle file più
giustizialiste del M5S e della Lega ci sarebbe anche quella parte della
riforma che riscrive l’articolo 148 c.p., prevedendo, tra le altre cose,
l’estensione della facoltà di sospendere la pena anche ai detenuti con
gravi infermità psichiche.
Intanto però mercoledì il presidente
della Camera, Roberto Fico ha ricevuto a Montecitorio il Garante
nazionale dei detenuti, Mauro Palma, per un primo contatto in vista
della prossima presentazione della Relazione annuale al Parlamento. Il
confronto, giudicato positivo da entrambi, si sarebbe svolto sui temi
del carcere e dei migranti: «Si possono avere anche opinioni diverse – è
stato il commento di Palma rilasciato alle agenzie a conclusione
dell’incontro – ma se si è d’accordo sui principi, si possono anche
trovare le soluzioni insieme».