il manifesto 29.6.18
Migranti, l’Italia alza il tiro e affossa il vertice dell’Ue
Alla
deriva. Stop al documento finale. Il presidente francese Macron tenta
di raggiungere un accordo. Conte: «Prima la riforma di Dublino»
di Carlo Lania
Se
l’Unione europea sarà riuscita oppure no a passare la nottata si saprà
probabilmente solo questa mattina, al termine della lungo vertice che
ieri a Bruxelles ha tenuti inchiodati durante la notte i 28 capi di
Stato e di governo alla ricerca di una soluzione comune per la gestione
dei flussi migratori. Fino alla comunicazione, più volte ventilata, che
l’Italia non avrebbe firmato il documento finale del vertice, ultimo
atto di una giornata passata dal premier Giuseppe Conte a respingere
ogni proposta di mediazione. Facendo però attenzione a non chiudere del
tutto la porta, lasciando anzi aperto uno spiraglio a una possibile
trattativa notturna quando, dopo aver bocciato la proposta francese di
aprire in Italia nuovi hotspot finanziati dall’Unione europea, dalla
delegazione italiana si è fatto trapelare un possibile consenso
all’iniziativa di Parigi a patto che altrettanti hotspot vengano aperti
anche in Spagna, Francia e Grecia. Se la richiesta venisse accettata
sarebbe un modo per l’Ue di andare incontro alla volontà di Roma che
chiede una maggiore condivisione tra gli Stati della responsabilità dei
richiedenti asilo e porti europei dove far sbarcare le persone salvate
nel Mediterraneo.
Si sapeva che il vertice non sarebbe stata una
passeggiata per nessuno. In mattinata, prima ancora di salire sull’aereo
che l’avrebbe portata a Bruxelles e fiutando il possibile fallimento,
la cancelliera Angela Merkel aveva messo le mani avanti parlando
dell’ipotesi di mettere insieme un gruppo di Paesi disponibili ad
accogliere in modo volontario quote di richiedenti asilo. Una
«coalizione dei volenterosi», l’aveva definita, della quale ha parlato
con Conte in un faccia a faccia durato una ventina di minuti e servito
alla cancelliera solo per sentirsi dire di no. «Non vogliamo soluzioni
parziali» avrebbe spiegato il premier italiano, ben consapevole delle
difficoltà vissute dalla Merkel assediata in Patria dal suo ministro
degli Interni Horst Seehofer pronto ad aprire una crisi di governo se
non si trova una soluzione che metta fine ai cosiddetti movimenti
secondari dei profughi.
Almeno su un punto, però, l’unità tra i 28
sembra esserci. Ed è quello che riguarda la necessità di mettere fine
agli sbarchi. Nel documento finale si torna a parlare della volontà di
realizzare piattaforme regionali dove fa sbarcare i migranti tratti in
salvo, verso le quali dovrebbero essere indirizzate anche le navi delle
Ong, per poi selezionare in migranti dividendoli tra richiedenti asilo
ed economici. Operazione da svolgersi «nel pieno rispetto del diritto
internazionale» e con la collaborazione dell’Oim e Unhcr. Nessuna
indicazione su dove realizzare le piattaforme, anche perché né i Paesi
del Nordafrica, né quelli dei Balcani – le due aree delle quali si è
parlato come possibili luoghi dove creare campi profughi – si sono detti
disponibili. Niente da fare, inoltre, anche per l’attesa riforma di
Dublino, altra richiesta definita imprescindibile dall’Italia. Il
documento affida all’Austria, prossimo presidente di turno dell’Ue, il
compito di approfondire gli sforzi per arrivare a un compromesso, un
modo come un altro per dire che non se ne parlerà più.
L’intransigenza
di Conte rischia di isolare ancora di più l’Italia dal resto
dell’Europa. Grecia e Spagna si dicono infatti disponibili ad accordi
bilaterali con la Merkel per riprendere i richiedenti asilo che, dopo
esser sbarcati, si sono spostati in Germania. Tutto sospeso fino a
quando Macron non incontra Conte e poi il premer austriaco Sebastian
Kurz con i