Il manifesto 26.6.18
«Era nell’aria, nelle ex roccaforti partito arrogante e sordo da anni»
Sindacato
e Fu Triangolo Rosso. I segretari Cgil della Toscana, di Terni e di
Imola: 'Le cause? Arroganza, supponenza, mancato ascolto dei cittadini'
di Massimo Franchi
Il
sismografo della Cgil funziona ancora. Il terremoto dei ballottaggi
nell’ex triangolo rosso Romagna – Toscana – Umbria era ampiamente atteso
da chi guida il sindacato sul territorio. «Si sentiva nell’aria», «di
rosso ormai c’è rimasto molto poco», «è il proseguimento dei risultati
degli ultimi anni».
Le differenze territoriali e di contesto
svaniscono davanti al tratto comune di chi governava: «Arroganza,
supponenza», «lontananza dai cittadini», «poco interesse per il lavoro e
le disuguaglianze» sono le caratteristiche delle amministrazioni Pd
nelle roccaforti espugnate di Pisa, Massa, Siena, Terni e Imola.
E
l’accusa che gli iscritti Cgil siano ormai in larga parte elettori del
M5s – una ricerca interna parlava del 33 cento rispetto, la stessa
percentuale nazionale – è smentita dai fatti: Imola a parte, le città
del triangolo sono passate tutte al centrodestra. «Purtroppo la regione
va tutta da una parte e se una volta Lucca era la perla bianca, oggi –
escluso il giglio magico renziano attorno Firenze – è l’unica provincia
rimasta al centrosinistra», osserva Dalida Angelini, segretaria
regionale dal 2015.
«Da noi ha pesato tantissimo la cattiva
amministrazione e già alle politiche la destra si era presa tutti i
collegi uninominali», ricorda Attilio Romanelli, segretario della camera
del lavoro di Terni. «La sensazione di abbandono tra lavoratori e
pensionati era fortissima, la cosa sconvolgente è che la sinistra non
abbia saputo cogliere quanto fossero scontenti i cittadini», sottolinea
Mirella Collina, neo segretaria a Imola dove la Cgil ha 22mila iscritti
nel circondario che proprio in vista delle elezioni ha organizzato «un
confronto fra tutti i candidati sindaci: nelle risposte non si
percepivano più tanto differenze fra quanto diceva la candidata civica
del Pd e quella del M5s» che poi ha vinto.
A Terni il consigliere
più votato è un ex dipendente delle acciaierie che si è presentato con
la Lega. «Emanuele Fiorini si è preso la buonauscita nel 2014 e si è
candidato alla Regione. Non è mai stato un delegato anche se sembra sia
stato iscritto alla Fim Cisl. Portare lui come esempio del passaggio
alle Lega degli operai è fuorviante», spiega Romanelli. «Nelle elezioni
Rsu la partecipazione è molto più alta che a politiche e amministrative e
noi come Cgil aumentiamo i consensi». «Fra i nostri iscritti il
sentimento prevalente è il sentirsi lontani e non rappresentati dalla
politica: chi vota Lega è una esigua minoranza, la maggior parte non
vota più», analizza Angelini.
In questo quadro desolante la
mancanza di un’amministrazione di sinistra per i segretari Cgil del
territorio non è percepita come «un problema». «Se, con tutte le nostre
difficoltà, riusciamo a tenere è grazie alla grande autonomia che
abbiamo dimostrato in questi anni», spiega Angelini. «In prospettiva
l’opposizione a livello governativo da parte del Pd sarà la difesa del
Jobs act e quindi da paradossalmente sarà di destra». Esattamente
l’opposto di quello che servirebbe: «Una rifondazione di un’idea di
sinistra che parta dalla lotta al razzismo e dai temi del lavoro e della
lotta alle diseguaglianze».