martedì 26 giugno 2018

Il manifesto 26.6.18
Toscana, la sinistra è liquefatta, sconfitta netta e diffusa
Deserto Rosso. La Lega e il centrodestra dilagano a Massa, Pisa e Siena. Nessuna formula ha aiutato il Partito Democratico a evitare la débâcle. E tra un anno ci sono le Europee. Il governatore Rossi: «Ora un partito nuovo oltre il Pd e LeU»
di Riccardo Chiari


FIRENZE Per la Toscana la rottura della linea Gotica ad opera della destra a trazione leghista chiude un’epoca lunga decenni. Con il paradosso che negli ultimi quattro anni soltanto Lucca, considerata sempre l’«isola bianca» della regione, ha visto affermarsi un centrosinistra che invece ha perso di volta in volta Livorno e Carrara per mano del M5S, e Arezzo, Grosseto e Pistoia, e ora Siena, Pisa e Massa, per mano del tripartito Lega-Fi-Fdi. Oltre a Lucca nelle mani del Pd e dei suoi alleati restano solo Firenze e Prato, dove si voterà il prossimo anno. Mentre nel 2020 toccherà alla Regione, per la quale la Lega trionfante pensa già di candidare la giovane, telegenica e rampante sindaca di Cascina, Susanna Ceccardi.
DI POCA CONSOLAZIONE per i democrat la conferma nella popolosa Campi Bisenzio, alle porte di Firenze. Mentre Pietrasanta resta al centrodestra, e a Pescia l’uscente Oreste Giurlani, ostracizzato dal Pd per il suo coinvolgimento in una inchiesta per peculato, viene ugualmente riconfermato sindaco dai suoi concittadini.
CON UNA AFFLUENZA al voto che non ha superato mai il 60% e in alcuni casi è scesa al di sotto del 50%, nessuna formula ha aiutato il Pd a superare gli avversari. A Massa la coalizione «bersaniana» con Mdp, Si e liste civiche ha portato comunque alla sconfitta il ricandidato sindaco Alessandro Volpi, abbandonato da un gruppo di centristi dem e superato nettamente da Francesco Persiani, che alla guida di una lista civica appoggiata da Lega, Fdi e Fi è arrivato al 56,7%.
A PISA NEMMENO gli apparentamenti con due liste civiche «moderate», caldeggiati dalla dirigenza toscana del partito, e l’impronta securitaria che ha contraddistinto l’amministrazione Filippeschi, sono servite a far eleggere Andrea Serfogli, sconfitto dal nuovo sindaco Michele Conti che ha preso il 52,2%. Infine Siena, dove il ricandidato sindaco Valentini si era apparentato con l’alleato-rivale Pierluigi Piccini, ex sindaco Pds-Ds in grado al primo turno di prendere il 21%. Ma neanche questo è servito per tornare in Palazzo Pubblico, dove è entrato l’avvocato Luigi De Mossi, alla testa di una lista civica con l’appoggio di Lega &c, con il 50,8%.
«SOSTANZIALMENTE una disfatta – tira le somme il presidente toscano Enrico Rossi di Leu – la sinistra si è sciolta e va ricomposta. Deve riunificarsi. Sarà necessario un lungo cammino in cui, armata di umiltà, dovrà ascoltare e mettersi a disposizione dei lavoratori, dei giovani e dei ceti popolari. Per questo bisogna andare oltre, oltre il Pd e oltre Leu, per costruire un partito nuovo della sinistra e del lavoro che si ispiri agli ideali del socialismo, e ai principi della dottrina sociale cristiana».
AL QUARTIER GENERALE toscano del Pd, retto da un direttorio con al suo interno tutte le componenti del partito, il portavoce Marco Recati ha guardato in faccia la realtà: «Una sconfitta così netta e diffusa ha una responsabilità collettiva. Occorre una svolta profonda nelle politiche locali, regionali e nella gestione del partito, ripartendo per davvero dai territori e dagli iscritti. Per questo proponiamo di tenere il 14 luglio prossimo l’assemblea regionale per capire a fondo cosa non ha funzionato nella nostra proposta politica, ed entro l’autunno il congresso toscano».
È INTERVENUTO anche Dario Nardella, sindaco di Firenze che ha provato a vedere il bicchiere non del tutto vuoto: «Si perde dove i partiti e le coalizioni sono divise, dove i candidati arrivano all’ultimo momento, e dove non si danno risposte quotidiane concrete ai cittadini. Registro invece una vittoria in tutti i comuni dell’area fiorentina, questo significa che il modello-Firenze può e deve funzionare. Qui per noi non cambia niente, continueremo a lavorare sempre di più stando in mezzo alla gente, affrontando i problemi dei cittadini come stiamo facendo, senza prestare il fianco a divisioni polemiche o fratture. Queste cose i cittadini non le sopportano più, e spero che questa volta non diano la colpa della sconfitta a Matteo Renzi».
RENZI non ha preso parte ad alcuna iniziativa pre-elettorale, lasciando il palcoscenico dei comizi finali a Maurizio Martina, Paolo Gentiloni e Walter Veltroni.