Il Fatto 26.6.18
“Un disastro”. Lo choc nell’ex Toscana rossa. E tra un anno si vota in Regione e a Firenze
Tre a zero - Cadono Siena, Pisa e Massa: tutti e tre i capoluoghi vanno verso destra
di Davide Vecchi
Un
disastro. È lapidario Enrico Rossi sull’esito dei ballottaggi per il
Pd. Lui guida la Regione Toscana, quella un tempo rossa e oggi un po’ di
tutti. E tra un anno qui si vota per le regionali e per il Comune di
Firenze, dove il sindaco Dario Nardella, difficilmente potrà tentare la
riconferma e infatti scalpita per avere un posto in lista alle prossime
Europee. “Ce la giocheremo ma è un disastro”, dice Rossi.
Ieri son
caduti feudi pesanti: Siena, Pisa, Massa. In tutti i tre ballottaggi i
candidati di centrosinistra sono usciti sconfitti. E il bilancio finale
di questa tornata amministrativa vede i dem alla guida di appena 3 su 11
capoluoghi. Il risultato della città del Palio è forse il più
sorprendente. Qui dove il Pci e i suoi eredi non hanno mai perso nella
storia repubblicana, oggi diventa sindaco un uomo che non solo è sempre
stato distante anni luce dalla sinistra ma dalla politica in genere:
l’avvocato Luigi De Mossi che con uno scarto di appena 400 voti ha
sconfitto il primo cittadino uscente, Bruno Valentini, espressione
stanca di un Pd inesistente.
De Mossi ha corso con una lista
civica e ha fatto campagna elettorale senza mai lasciare la toga e
soprattutto senza legarsi o affidarsi ad alcun partito politico. Fino al
4 marzo. Quando si sono definiti gli schieramenti. La sconfitta delle
urne ha spinto Matteo Renzi ad accettare (per mancanza di alternative)
Valentini come proprio candidato, così il centrodestra ha deciso di
appoggiare De Mossi. Al primo turno Valentini è uscito in vantaggio e
pochi avrebbero scommesso su una sua sconfitta. Poi, nelle ultime due
settimane, è successo l’incredibile.
Il sindaco uscente ha stretto
un accordo con un altro candidato sconfitto da De Mossi e soprattutto
già primo cittadino di Siena fino al 2001, negli anni d’oro di Mps:
Pierluigi Piccini. L’accoppiata non è piaciuta. E soprattutto non è
piaciuto il tentativo fatto dal duo di far passare De Mossi come amico
di Giuseppe Mussari, indicato come responsabile principale del disastro
del Monte dei Paschi, seppur finora assolto nei procedimenti giudiziari:
ne manca solamente uno, a Milano. Alle accuse De Mossi ha potuto
rispondere limitandosi a una risata: da oltre venti anni, infatti, è uno
dei pochi avvocati della città a cui chi ha avuto problemi con la banca
poteva rivolgersi.
E poi bastava guardare l’accoppiata sinistra:
Piccini nel 2001, lasciato il Comune, è stato nominato a capo di Mps
Francia, incarico dorato che ha ricoperto fino al 2015; mentre Valentini
è stato eletto nel 2013 e, a dire di Matteo Renzi, gli inviò un sms per
chiedergli come procedere per le nomine in Fondazione. Certo è che,
archiviato il centrosinistra, ora Siena è nelle mani del centrodestra.
De Mossi garantisce di no, che non si lascerà imporre gli uomini, e
sottolinea la scelta di “non aver fatto apparentamenti così da poter
dialogare con tutti”, ma è indubbio che l’oggi ministro dell’Interno e
segretario della Lega, Matteo Salvini, ha dato un contributo importante
alla sua vittoria quindi la presenza del Carroccio ci sarà e sarà
massiccia.
A Pisa, invece, a vincere è stato un uomo espressione
del centrodestra: Michele Conti che ha battuto col 52,29% il candidato
di centrosinistra, Andrea Serfogli, fermo al 47,7%. Ed è lo stesso Conti
a rivendicare la sua appartenenza: “Non è la vittoria della Lega ma di
tutto il centrodestra. Salvini ci ha dato una mano, ma è la vittoria di
tante persone che in questi anni hanno sfidato il granitico Pd”.
Anche
a Massa si festeggia e colpisce più la sconfitta del Pd che la
compagine dei vincitori. Qui alla guida del Comune arriva Francesco
Persiani che espugna il municipio conquistando il 56,62% delle
preferenze lasciando il sindaco uscente del Pd, Alessandro Volpi, al
43,38%. Gli occhi ora sono puntati alle prossime regionali e a Palazzo
Vecchio.