il manifesto 16.6.18
Via Almirante, l’ignoranza della storia genera mostri
Campidoglio.
Gli eletti 5Stelle di Roma votano una mozione di Fratelli d'Italia.
Possibile che nessuno di loro abbia un vago sentore di chi sia stato
Giorgio Almirante?
di Angelo d'Orsi
Le lezioni
dell’ultima vaudeville pentastellata si possono ridurre ad una:
l’ignoranza della storia genera mostri. E alla voce “ignoranza”
attribuisco due diversi significati. Uno «debole», elementare: non avere
conoscenza del passato. Una ignoranza basica rispetto ai fatti del
passato, remoto o prossimo remoto o prossimo. E un significato “forte”,
ossia sapere ma non tenerne conto.
In altri termini la storia, per
essere “maestra”, pretende non soltanto di essere conosciuta, ma si
aspetta che noi si impari da lei, ovvero pretende che tutto quanto
precede il nostro presente venga conosciuto e tenuto in conto da chi non
soltanto aspiri a vivere il proprio tempo, ma ambisca a interagire con
esso, ad operare per migliorarlo, magari, o addirittura per rovesciare
le sue coordinate se appaiano inique.
E questo dovrebbe essere non
un’opzione, bensì un preciso dovere di quanti scelgano la strada della
politica, ossia decidano di mettersi al servizio della collettività,
come recitano i manifesti di tutti i candidati ad ogni tornata
elettorale. In questo lunghissimo crepuscolo italiano, il Movimento 5
Stelle, tra la falsa democrazia della Rete, il ducismo del fondatore, le
ambizioni dei tanti homines novi che si affacciano alle stanze e
stanzine dei bottoni, continua, imperterrito, anche nella sua variabile
geografia interna, a dare la prova della ignoranza dei suoi dirigenti,
che altro non sono che lo specchio della massa dei militanti. Ignoranza
della storia nei due significati che ho indicato prima.
Possibile
che nessuno tra coloro che occupano i seggi in Campidoglio, con la
casacca M5S, abbia un vago sentore di chi sia stato Giorgio Almirante?
Possibile che la quasi unanimità abbia votato senza batter ciglio una
mozione dei neofascisti di Fratelli d’Italia (e lasciatemi chiamare le
cose col loro nome, altro che “postfascisti”: questi sono veri fascisti,
sia pure “del terzo millennio”, quindi la dizione corretta è
“neofascisti”) per l’intitolazione al sullodato Almirante di una strada
della Capitale? Dobbiamo ogni volta fare un ripassino di storia? Oppure
sanno che costui è stato un fucilatore di partigiani, segretario di
redazione dell’infamissimo foglio La difesa della razza?
È più
probabile che molti, forse non tutti, sappiano, ma che abbiano votato in
nome del secondo tipo di ignoranza, ossia ritenendo che il passato è
passato, e che un po’ di pacificazione, con una targa stradale, possa
servire alla collettività, ovvero hanno opinato, come tante volte
abbiamo sentito dire dagli ideologi del Movimento, a partire da
Gianroberto Casaleggio, che la distinzione destra/sinistra appartiene al
passato (anche Matteo Renzi, peraltro, la pensa così salvo riscoprire
l’antifascismo e l’egualitarismo, sia pure “temperato”, quando si è
trovato messo all’angolo).
In questa scelta, non escludo vi siano
anche ragioni di oscura opportunità politica, magari per avere un bonus
da parte della destra in relazione alla recentissima inchiesta della
magistratura che ha messo nei guai qualche pezzo grosso del movimento.
Che
poi la sindaca Raggi scopra in un programma tv, in diretta, che il
consiglio comunale romano ha votato la mozione della destra, e dichiari
al furbo conduttore (l’immarcescibile Bruno Vespa) che lei non ha nulla
da obiettare, perché «il Consiglio è sovrano»), salvo poi, poche ore più
tardi, uscirsene con una intemerata di antifascismo duro e puro, e che
il suo gruppo consiliare cambi radicalmente linea, presentando una
mozione in cui si dichiara che mai Roma dedicherà una via a chi si è
macchiato di crimini eccetera, appartiene al genere commedia degli
equivoci, dove però il finale, quale che sia, non fa ridere nessuno.
Mentre suscita una gran pena.