il manifesto 12.6.18
Aquarius, scaricabarile Europa. E la destra affila le armi
Ue.
La debolezza delle politiche comuni sui migranti apre alle «soluzioni»
sovraniste di Austria ed Est. Domani dibattito al parlamento europeo in
plenaria su proposta di Verdi e Socialisti
di Anna Maria Merlo
PARIGI
Venerdì Giuseppe Conte è invitato all’Eliseo, lunedì sarà a Berlino da
Angela Merkel: il dramma degli esiliati sarà al centro degli incontri.
Intanto la politica dello scaricabarile per scardinare l’embrione di
politiche comuni sull’immigrazione nell’Unione europea va a gonfie vele.
L’estrema destra utilizza la debolezza europea su questo fronte –
l’immigrazione non è una politica comune – nel tentativo di affossare la
ricerca di una soluzione.
Matteo Salvini, prima di venire a
conoscenza dell’offerta spagnola, del resto, ha affermato con sicumera
che «la Spagna difende i confini con le armi», come tutta l’Europa che
«si fa gli affari suoi». La Commissione è in difficoltà, dopo il
fallimento del Consiglio europeo della settimana scorsa sugli esiliati.
Ieri
Bruxelles ha evitato persino di citare chiaramente Italia e Malta
nell’intervento del portavoce Margaritis Schinas sul dramma
dell’Aquarius: «Chiediamo a tutte le parti in causa di contribuire a una
soluzione rapida, perché le persone a bordo della nave Aquarius possano
essere sbarcate in sicurezza appena possibile», si è limitata a dire la
Commissione (Malta ha poi accettato di rifornire Aquarius).
Il
commissario all’Immigrazione, Dimitris Avramopulos, si è complimentato
con la Spagna, «vera solidarietà messa in pratica». Ci sono stati
contatti continui nel fine settimana e ieri tra Bruxelles e i due paesi
implicati nel braccio di ferro per trovare una soluzione per «un
imperativo umanitario». E ieri, su iniziativa del gruppo di Verdi e
Socialisti, è passata con 212 voti a favore la proposta di dibattito sul
caso Aquarius in plenaria al Parlamento europeo: si terrà domani.
L’Alto
Commissariato ai rifugiati dell’Onu, invece, ha citato esplicitamente
Italia e Malta chiedendo «un’autorizzazione immediata» per l’attracco
dell’Aquarius: «C’è gente in difficoltà, sono a corto di provvigioni,
hanno bisogno di aiuto immediatamente – ha detto Vincent Cochetel,
responsabile dell’Alto commissariato per il Mediterraneo centrale – La
questione più ampia di sapere chi ha la responsabilità e come queste
responsabilità debbano essere condivise tra Stati dovrà essere
affrontata più tardi».
Per il gruppo dei socialisti europei, «è
disgustoso che il nuovo governo italiano sia pronto a rischiare
centinaia di vite innocenti, comprese quelle di bambini e donne incinte,
solo per tenere in piedi una campagna elettorale permanente ai fini di
politica nazionale». Il gruppo dei Verdi sottolinea «la necessità della
riforma del diritto d’asilo e degli accordi di Dublino». Il governo
tedesco ha chiesto «a tutte le parti in causa di non sfuggire la
responsabilità umanitaria».
In Francia, silenzio da parte del
governo, che non ha risposto alla richiesta della Licra (Lega contro il
razzismo e l’antisemitismo) di accogliere la nave. Médecins sans
frontières se ne rammarica, ma insiste: l’importante è che venga
rispettato il diritto del mare. Dall’Ungheria, Viktor Orban ricorda che
non vuole «le quote», ma si dice pronto ad aiutare l’Italia.
La
destra europea affila le armi sull’immigrazione. Dal Belgio, il
segretario di Stato all’asilo e all’immigrazione, il nazionalista
fiammingo Theo Francken, ha ricordato con cinismo (e ammirazione) che
«Salvini fa quello che ha promesso in campagna elettorale».
Nei
giorni scorsi, il primo ministro liberale danese Rasmussen, sostenuto
dall’esterno dai populisti del Partito del popolo, ha fatto sapere che
al vertice di Sofia del 17 maggio tra i 28 e 5 paesi dei Balcani, alcuni
partecipanti dell’Ue hanno discusso sul «nuovo regime europeo
dell’asilo», per la presidenza austriaca (che inizia il 1° luglio) una
priorità.
Il premier austriaco Sebastian Kurz, da vero cuore di
tenebra, ha rivelato che «un circolo ristretto» di paesi sta pensando
alla creazione di centri di ritenzione per esiliati fuori dai confini
Ue: nei Balcani, in Albania e in Kosovo (entrambi candidati ad entrare
nella Ue). La ministra dell’immigrazione danese, Inger Stojberg, ha
detto di «essere sempre pronta a esaminare delle buone idee».
Dopo
il fallimento del Consiglio dei ministri degli Interni, la questione
dell’asilo e della riforma di Dublino sarà sul tavolo del prossimo
vertice dei capi di Stato e di governo, il 28 e 29 giugno. La
Commissione ha rimesso nel cassetto la proposta delle quote di rifugiati
da redistribuire tra i membri, iniziativa fallita e nei fatti mai
partita.