il manifesto 10.6.18
Il nuovo disordine mondiale di Usa, Russia e Cina
G7
in declino. Al tavolo che conta gli europei sono i camerieri. Intanto
l’economia-mondo, quella che fa veramente paura a Washington, si
riunisce nella città costiera cinese di Qingdao,
di Alberto Negri
Il
mondo si divide in due, magari pure in tre o quattro parti in
competizione tra loro e la remota provincia italica, ambita solo da
rifugiati e migranti, litiga per capire dove sta, spaventata di
diventare la nuova Cuba del Mediterraneo. Ci manca solo la battuta di
Tony Montana-Al Pacino in Scarface «Io un comunista lo ammazzo anche
gratis» e poi le abbiamo sentite tutte in questi giorni di G-7 su Putin,
la Nato e l’Italia.Sembrava, a leggere i nostri giornali dove milita
una bella fetta di tremebondi ex comunisti, che fossimo in procinto di
abbandonare l’Alleanza, chiudere la basi e sequestrare 120 testate
nucleari agli americani: all’armi, il fantasma di Ghino di Tacco è
tornato a Sigonella.
E invece a Trump il premier Conte, un devoto
di padre Pio, piace così tanto da invitarlo subito alla Casa bianca: il
nostro debuttante è stato l’unico ad abboccare al tweet di The Donald
per far rientrare la Russia nel summit, espulsa dopo l’annessione della
Crimea nel 2014. Invito che ha irritato gli altri partner europei ed è
stato respinto al mittente da Mosca: «Siamo interessati ad altri
formati».
Cina e Russia hanno tenuto un altro vertice, là dove si
muove l’economia-mondo, quella che fa veramente paura a Washington. A
Qingdao, città costiera cinese, si è riunito l’anti G-7,
l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), con Cina e
Russia come Paesi capofila. In un vertice di due giorni i capi degli
Stati membri dell’orbita russo-cinese hanno proposto progetti di
crescente integrazione per la nuova Via della Seta (One Belt One Road)
mentre il G7 è alle prese con tensioni e divisioni. E tanto per gradire
la Banca di sviluppo cinese fornirà una linea di credito da 65 miliardi
di yuan, 10 miliardi di dollari, alla Veb Bank russa. All’incontro era
presente il presidente iraniano Hassan Rohani che non fidandosi del
fronte europeo anti-sanzioni guarda decisamente a Oriente.
The
Donald in Canada ha invece gettato le sue esche per dividere quanto è
possibile il campo europeo: vuole riscuotere i dazi come fossero u pizzu
sul surplus commerciale dei tedeschi (un posto di lavoro su due in
Germania dipende dall’export) e i pesciolini dell’Unione, in
fibrillazione, si sono raggrumati come un branco d’acciughe. Si tratta
di rapporti di forza e in Canada, nella finzione di Chalevoix, si
scherza ma fino a un certo punto.
Cosa ci possiamo aspettare dal
G-7 in Canada lo esemplifica molto bene l’ultima copertina
dell’Economist. Donald Trump è raffigurato a cavalcioni di una palla per
la demolizione degli edifici: l’obiettivo è frantumare le istituzioni
internazionali, il multilateralismo e le vecchie regole per costruire al
loro posto una nuova geopolitica dove l’America rimane vincitrice.
L’idea del presidente americano è quella di trascinare i suoi partner in
negoziati bilaterali sempre più vantaggiosi per gli Stati Uniti.
Una
strategia che nei suoi intenti potrebbe dividere ancora di più l’Unione
europea, da anni sempre meno incline a obbedire ai diktat americani.
Agli Usa piacciono i Baltici e i Paesi dell’Est, che nella loro deriva
proto-fascista sono la nuova frontiera anti-Putin. A questo serviva la
rivolta dell’Ucraina e adesso, ancora di più, è utile l’Est europeo: la
Russia è in Siria, manovra con l’Iran e la Turchia, membro storico della
Nato sempre più riottoso, e l’America vuole far pagare a Mosca la sua
intrusione infilandosi nel cortile di casa dei russi. Per questo gli
strateghi della Casa Bianca trovano così irritanti gli europei
dell’Ovest che vanno da Putin a San Pietroburgo come Macron e firmano
con la Merkel il raddoppio del gasdotto Nordstream.
Come farglielo capire che devono stare al loro posto?
Il
disordine pilotato è una teoria che gli Stati uniti – dopo averla
applicata malamente con altre amministrazioni repubblicane, in
particolare in Medio Oriente – sperano adesso di utilizzare per ricavare
un nuovo posizionamento globale.
Non è necessariamente una
dimostrazione di forza imperiale da parte della superpotenza americana
come dimostra la sprezzante risposta russa alla proposta di Trump di
tornare al tavolo del G-8. Tentare di abbattere le strutture
multilaterali create dopo la Seconda guerra mondiale – inclusa l’Unione
europea – è di fatto l’ammissione che non le governano più come
vorrebbero.
Ma forse, dopo i successi iniziali, questa strategia
di The Donald si potrebbe risolvere in una pericolosa illusione: alleati
e avversari, nel medio e lungo termine, saranno sempre meno inclini a
riconoscere la leadership Usa e la sfideranno economicamente e
militarmente dove sarà loro possibile.
Si prepara il nuovo disordine mondiale, che la Russia e la Cina hanno ben compreso.
È
l’ultima fase dell’età della destabilizzazione che dovranno affrontare
in futuro l’Europa e l’Italia: questo è il messaggio che proviene del
G-7 in Canada. Forse il prossimo sarà un G-4: Usa, Russia, Cina e Ue,
posto che ci sia ancora un’Unione europea da rappresentare.