venerdì 8 giugno 2018

Il Fatto 8.7.18
Lettera a Conte sulla Costituzione
Da chiarire - Crede che il suo accenno a scuole e atenei “in grado di formare eccellenze assolute” sia sufficiente? Il governo continuerà con i tagli all’istruzione pubblica e finanziamenti a quella privata?
di Salvatore Settis


Signor presidente del Consiglio: ho letto con attenzione il Suo discorso al Senato e mi permetto di sottoporLe qualche domanda. Due aspetti del Suo testo mi hanno colpito: le fonti d’ispirazione e la gerarchia delle priorità.
Sulle fonti d’ispirazione: Lei ha citato cinque volte (tutte appropriate) la Costituzione, nove volte (tutte superflue) il cosiddetto “contratto di governo”, un accordo privato fra leader di partito che la Costituzione non prevede. È ben vero che Lei si dichiara “consapevole delle prerogative che l’art. 95 della Costituzione assegna al presidente del Consiglio dei ministri”, ma due righe più sotto interpreta queste prerogative nel senso di “rendersi garante dell’attuazione del Contratto per il governo del cambiamento”. “Garante” è certo molto di più della qualifica di “esecutore” che Le è stata da altri affibbiata; ma Lei è proprio sicuro che “garante del contratto” corrisponda ai doveri costituzionali prescritti dall’art. 95, secondo cui il presidente del Consiglio “dirige la politica generale del governo e ne è responsabile”? Di tale “contratto” Lei, così ha scritto, ha “condiviso i contenuti – pur in via discreta – sin dalla sua elaborazione”. Non ritiene opportuno spiegare ai cittadini che cosa vuol dire “condividere in via discreta”, rispetto ai Suoi doveri costituzionali? E di precisare quando e dove e in che termini, nel Suo discorso, si esplicita la Sua promessa di “anticipare in quale direzione si esplicherà il Suo personale contributo”?
Vengo al secondo aspetto. Forse perché segue la falsariga del cosiddetto “contratto”, il Suo discorso è organizzato per punti, offrendo una sorta di mappatura tematica dei problemi da affrontare, ma non una chiara gerarchia di priorità, ad esempio indicando il rapporto fra misure di riduzione della spesa pubblica (o di maggiore introito fiscale) da un lato, e di incremento della spesa dall’altro. Secondo molte analisi della situazione italiana, il consenso popolare ai partiti che sostengono il Suo governo è largamente dovuto all’insoddisfazione generalizzata per le politiche di austerità e di taglio della spesa sociale imposte dai governi precedenti in nome dell’Europa. Il Suo discorso contiene in merito affermazioni condivisibili, in particolare sul possibile ruolo dell’Italia nel re-indirizzare le politiche europee secondo principi di equità e di giustizia. Non crede che questo punto avrebbe dovuto essere articolato in modo meno generico, e posto alla base del Suo intero progetto di governo indicandolo come assoluta priorità dalla quale tutte le altre politiche dovrebbero discendere?
Tornando alla Costituzione: pur richiamandone in generale i principi altre due volte, Lei ne cita poi solo l’art. 95 che riguarda la figura del presidente del Consiglio, l’art. 1 (la Repubblica fondata sul lavoro), e poi (due volte) l’art. 3 comma 2, che riguarda l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Citazioni tutte lodevoli. Ma poiché Lei assegna al Suo governo “l’obiettivo di dare concreta attuazione ai valori fondanti della Costituzione” non crede che fra questi avrebbe potuto richiamare anche l’art. 9 (promozione della cultura e della ricerca, tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione)? Crede che il Suo vago accenno alle “nostre scuole e università in grado di formare eccellenze assolute” basti per delineare una politica della scuola, dell’università, della ricerca in linea con gli articoli 9, 21, 33 e 34 della Costituzione? Il Suo governo intende proseguire nella politica di tagli alla scuola pubblica e finanziamenti alla scuola privata, che secondo l’art. 33 (comma 3) dovrebbe essere “senza oneri per lo Stato”? Che posizione ha il Suo governo rispetto al drammatico de-finanziamento delle nostre università ed enti di ricerca, che mette l’Italia in coda all’Europa? E’ proprio sicuro che fine della ricerca sia, come nel Suo discorso, “mantenere in Italia le filiere produttive”, o non valeva forse la pena di ricordare il ruolo della ricerca fondamentale? E come si interpreta l’assenza, nel Suo discorso, di ogni accenno al precariato e al sottoimpiego nelle università, un settore che Lei certo conosce personalmente assai bene?
Ci sono nel Suo discorso, Signor presidente, passaggi condivisibili, come quello sulla sanità pubblica, che sembrano presupporre i relativi articoli della Costituzione (nella fattispecie, l’art. 32). Ma allora come mai vi manca non solo la citazione dell’art. 9 Cost., ma ogni pur minimo accenno alla cultura e alla tutela del patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese? E come Lei intende mettere insieme in modo coerente e conforme a Costituzione le positive affermazioni del Suo discorso relative alla tutela dell’ambiente con la dichiarata intenzione di “ridare slancio agli appalti pubblici”, che negli ultimi decenni sono stati fra le maggiori cause del degrado ambientale e idrogeologico del territorio?
In un importante passaggio al principio del Suo discorso Lei nota che “il ruolo e l’autorevolezza di governo e Parlamento non possono basarsi esclusivamente sugli altissimi compiti che a essi assegna la nostra Carta fondamentale”. Certo. Ma, si è tentati di commentare, tali altissimi compiti non possono e non devono nemmeno essere selezionati o (in taluni casi) messi a tacere sulla base di un documento extra-costituzionale come il “contratto” a cui Lei così spesso ha voluto far riferimento. Non è dai discorsi, ma dai fatti che il Suo governo dovrà essere giudicato dai cittadini. E tutti sappiamo che, nonostante tre mesi di tortuosi negoziati, le mosse decisive per il varo del Suo governo (compreso forse il Suo discorso) sono state compiute all’insegna dell’urgenza e della fretta “che l’onestate ad ogni atto dismaga” (Dante, Purgatorio, III, 11). Se, come è da sperare, le apparenti dimenticanze, incertezze e incongruenze del Suo programma di governo non sono intenzionali, il momento di correggere il tiro è questo.