sabato 30 giugno 2018

Il Fatto 30.6.18
“Cento dispersi in Libia”. Le Ong: “Così altri morti”
Tra le vittime anche tre neonati. L’Italia nega l’attracco alla “Open Arms” per i rifornimenti: “Ordine pubblico a rischio”
di Cosimo Caridi


Le salme di tre bambini, poco più che neonati, sono state recuperate a pochi chilometri delle coste libiche. Ci sono oltre 100 dispersi. La Guardia Costiera di Tripoli parla del salvataggio di “16 migranti illegali”. Per l’Oim, l’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione, sono quasi mille i morti del 2018 nel Mediterraneo. Altri tre barconi, con circa 350 persone a bordo, sono stati avvistati nelle acque a est di Tripoli.
All’alba di ieri i leader europei raggiungevano l’accordo che liquida così i salvataggi in mare: “Tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo devono rispettare le norme vigenti e non ostacolare le operazioni della Guardia costiera libica”. Nelle stesse ore un aereo militare spagnolo aveva allertato la nave Open Arms, dell’ong catalana Proactiva, della presenza di un barcone in avaria con 150 persone a bordo. “Abbiamo chiamato Mrcc (centro di controllo per il soccorso marittimo) di Roma e ci hanno detto che non eravamo necessari per il soccorso” spiegano dall’imbarcazione spagnola.
La Guardia costiera di Tripoli, quella a cui il ministro degli Interni Matteo Salvini ha promesso 12 imbarcazioni, non ha autorità su tutto il litorale libico. Il controllo delle coste è frammentato tra almeno due governi e decine di tribù e milizie. Nel maggio 2017 l’allora ministro Marco Minniti fece arrivare a Tripoli due motovedette della Guardia di finanza italiana. Dovevano combattere la tratta di esseri umani. Lo scorso 15 marzo, da uno di questi vascelli, i militari libici hanno minacciato di morte, sparando ripetutamente, i soccorritori di Proactiva impegnati in un salvataggio a 27 miglia dalle coste nord africane: “Ci è già capitato di intervenire fino a sette miglia dalla costa libica – dice Òscar Camps, fondatore di Proactiva – agendo sempre in coordinamento con la Guardia costiera italiana. Ora ci ignorano e ci sono morti a poche miglia da dove siamo noi. Qualcuno si deve prendere la responsabilità”.
In zona SAR assieme all’Open Arms c’è il veliero Astral, l’altra imbarcazione di Proactiva. Quest’ultima ha chiesto l’autorizzazione per attraccare in Italia, non ha ancora ricevuto risposta. Non trasporta migranti, ma solo quattro europarlamentari: tre spagnoli e l’italiana Eleonora Forenza. “Vedranno l’Italia solo in cartolina, e l’Italia non sarà sola a comportarsi così” ha detto ieri Salvini. Poi è arrivata una nota del titolare del dicastero dei Trasporti, Danilo Toninelli: “Per motivi di ordine pubblico, dispongo il divieto di attracco nei porti italiani per la nave Astral” , seguita da rettifica che indica la “Ong Open Arms”. Per la prima volta c‘è un provvedimento scritto del Viminale che fa riferimento ai possibili problemi di ordine pubblico al porto di Pozzallo (Ragusa) dove la Open Arms è già stata sequestrata (sequestro poi annullata) e al fatto che rifornimento e cambio equipaggio possono essere fatti anche al largo. All’imbarcazione è già stato negato l’accesso a Malta.
Nei porti maltesi sono al momento ormeggiate tre navi delle ong: Lifeline sotto sequestro, la Sea-eye con un problema amministrativo sulla bandiera olandese e la SeaWatch3. Quest’ultima non ha pendenze giudiziarie ed è risultata in regola a tutti controlli maltesi, l’ultimo effettuato giovedì. Dovrebbero salpare lunedì verso la zona SAR, ma dal governo maltese confermano che non potranno lasciare il porto. Si prepara l’ennesimo braccio di ferro.