il manifesto 30.6.18
Naufragio al largo della Libia, cento dispersi
Immigrazione. Tragedia nel Mediterraneo, tre bambini tra le vittime accertate. La Guardia costiera libica: 16 superstiti
di Alfredo Marsala
Un
anno e mezzo avevano. Una vita intera, che non c’è più. Erano piccoli,
troppo piccoli. Sono morti come i grandi: annegati. Tre bimbi erano; tre
piccoli cadaveri riemersi nelle acque della discordia. Tre innocenti,
«colpevoli» di essere migranti; come i grandi, che sono morti assieme a
loro.
Sotto un barcone capovolto, a sei chilometri dalla costa
della Libia. Un naufragio, l’ennesimo. Si muore così nel Mediterraneo
mentre l’Europa litiga su parole scritte in un pezzo di carta. Si muore
così, mentre la dignità del vecchio continente sprofonda
nell’indifferenza e nella barbarie umana, mentre l’Italia sigilla i
porti alle navi delle ong ritenendole fuorilegge, colpevoli di salvare
essere umani.
Secondo la guardia costiera libica il terribile
bilancio è di un centinaio di dispersi; 16 le persone salvate mentre
sulle motovedette venivano sistemati i corpicini dei tre bimbi.
Nella
stessa zona del naufragio della barca, con a bordo oltre 120 persone,
erano stati avvistati altri tre barconi con circa 345 persone, sempre a
est di Tripoli. I superstiti sono stati trasferiti nella regione di
Al-Hmidiya, a 25 km a est del confine.
Non è ancora chiaro se il
gommone affondato sia quello con circa 150 persone senza salvagente che
era stato avvistato ieri mattina da un aereo militare spagnolo che aveva
allertato la Open Arms, la nave della ong Proactiva, che si trova in
zona Sar. La nave non è intervenuta perché il gommone distava ottanta
miglia ed era a corto di carburante. “Siamo senza benzina perché Malta
non ci ha concesso il rifornimento e non ci fa entrare nelle sue acque
territoriali”, ha detto Riccardo Gatti dalla Open Arms. La sala
operativa della guardia costiera di Roma aveva spiegato agli operatori
della ong che il soccorso era stato preso in carico dai libici. Un
sopravvissuto yemenita ha riferito ai libici che a bordo c’erano “20
donne e 10 bambini”, la guardia costiera ha specificato che a naufragare
è stata “una barca di legno rovesciatasi perché vecchia”.
In un
tweet, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) rivela che i dispersi,
trenta donne e 70 uomini, “sono morti dopo avere nuotato per un’ora
prima che arrivassero i soccorsi”. Le squadre dell’Unhcr hanno assistito
i sopravvissuti dopo lo sbarco con aiuti medici e umanitari. lLAgenzia
delle Nazioni Unite per la migrazione rivela che sfiora quota mille il
numero di migranti e rifugiati morti nel Mediterraneo dall’inizio
dell’anno. Secondo gli ultimi dati resi noti ieri a Ginevra dall’Oim,
dall’inizio dell’anno al 27 giugno scorso, in 972 tra uomini, donne e
bambini, hanno perso la vita mentre tentavano di raggiungere l’Europa
via mare. Di questi 653 sono deceduti sulla rotta del Mediterraneo
centrale tra l’Africa del nord e l’Italia. Dall’inizio del 2018 il
numero dei morti segnalati nello stesso periodo del 2017 (pari 2.172) si
è dimezzato.
L’Oim riferisce inoltre che dal primo gennaio scorso
al 27 giugno, un totale di 44.957 migranti e rifugiati sono giunti in
Europa via mare, di cui circa il 38% in Italia (16.566) e il resto
diviso tra Grecia (13.157) e Spagna (14.953). Un numero ridotto di
arrivi è inoltre segnalato a Cipro e Malta (47 e 234 migranti). Nello
stesso periodo dell’anno scorso, il totale degli sbarchi era di 94.986 e
di 230.230 nel 2016.
Nonostante l’ostracismo del governo italiano
verso le ong, Sos Mediterranée assicura che “fino a quando degli esseri
umani rischieranno la loro vita in mare, noi proseguiremo la missione
in acque internazionali alle porte dell’Europa per cercare, soccorrere,
proteggere e testimoniare”. “Non smetteremo mai di ripeterlo – scrive in
una nota Sos Mediterranée – la tutela e la protezione delle vite umane
in pericolo in mare è un imperativo morale e legale, iscritto nel
diritto marittimo e umanitario, che deve primeggiare su ogni
considerazione politica. E’ urgente che gli Stati elaborino un modello
europeo di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo”. E Karline Kleijer,
responsabile emergenze di Msf, accusa: “Gli stati membri dell’Ue stanno
abdicando alla loro responsabilità di salvare vite e deliberatamente
stanno condannando le persone a essere intrappolate in Libia o a morire
in mare. Lo fanno essendo pienamente consapevoli delle violenze e degli
abusi estremi che migranti e rifugiati soffrono in Libia”.
Dopo il
summit a Bruxelles, si fa sentire anche la voce dell’Oxfam. “L’Europa
decide di non decidere – spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle
campagne italiane dell’organizzazione – i leader ancora una volta non
sono riusciti a trovare un accordo per una vera riforma del sistema
europeo di asilo. Inoltre la creazione solo su base volontaria di aree
di sbarco dei migranti, rischia di far rivivere per tutta l’estate un
braccio di ferro tra i paesi Ue, che potrebbe causare nuovi naufragi nel
Mediterraneo”. E avvisa: “I centri ‘controllati’ chiusi, rischiano di
assomigliare a veri e propri centri di detenzione”.