venerdì 29 giugno 2018

Il Fatto 29.6.18
“Ho pagato tutti. Lanzalone per me era il Comune”
Luca Parnasi - Due giorni di interrogatorio per l’imprenditore romano che ammette: “Contributi alle campagne elettorali, ma tutto lecito”
di Valeria Pacelli

Luca Lanzalone e le consulenze allo studio legale. E poi la politica, quasi tutta, che ha finanziato per anni. In due giorni di interrogatorio, Luca Parnasi mette sul tavolo dei pm Paolo Ielo e Barbara Zuin, la sua vita da imprenditore, i progetti delle aziende e le proprie relazioni. Poco meno di dodici ore, per rispondere sulle contestazioni presenti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 13 giugno scorso. A cominciare dall’accusa di essere a “capo” di un’organizzazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la Pubblica amministrazione, come le corruzioni.
Parnasi, quindi, per due giorni ha collaborato con i magistrati, tanto che adesso i suoi legali, gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, stanno valutando di chiedere la revoca della misura cautelare: se così fosse e se Procura e Gip dovessero dare parere positivo, l’imprenditore potrebbe nel giro di pochi giorni lasciare il carcere di Rebibbia.
L’interrogatorio di ieri sembra esser stato esaustivo. Anche sul ruolo di Lanzalone, l’uomo scelto da Virginia Raggi per seguire in Campidoglio le questioni dello Stadio della Roma, progetto caro a Parnasi. Lanzalone, avvocato genovese, è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione: secondo i pm – che lo ritengono consulente di fatto del Campidoglio e quindi pubblico ufficiale – avrebbe messo a disposizione la sua funzione pubblica ricevendo in cambio consulenze (anche solo promesse) da parte di Parnasi al proprio studio legale. Su Lanzalone l’imprenditore avrebbe ammesso – come riporta l’Ansa – di “aver coltivato” il rapporto in quanto figura importante in seno all’amministrazione capitolina.
Circostanza questa che l’avvocato genovese ha già respinto durante il proprio interrogatorio del 15 giugno, quando ha spiegato al gip che mai ha influito sugli atti dell’amministrazione. Dal marzo del 2017, ha spiegato Lanzalone “io con la vicenda Stadio francamente a parte anche per curiosità e per interesse avendola, come dire, partorita all’inizio (…) da quel momento lì non ho mai né partecipato ad alcun atto del Comune né ho ricevuto alcun incarico”.
L’avvocato genovese dice di aver conosciuto Parnasi in una riunione “a via del Turismo, perché c’erano tutti, c’era Parnasi, Baldissoni (dg dell’As Roma, ndr), insomma c’erano quaranta persone tra amministrazione e proponenti”. Circostanza confermata anche dal costruttore ai magistrati, aggiungendo che a quella riunione poteva essere presente anche la sindaca di Roma.
Ampia parte dell’interrogatorio di Parnasi è stata dedicata ai rapporti con la politica e ai finanziamenti alle campagne elettorali, alcune citate durante le intercettazioni. Parnasi ha ammesso le dazioni di denaro, spiegando che i contributi erano leciti e non c’era alcuna corruzione. Si trattava quindi di pagamenti in chiaro. Ma che fosse importante elargire denaro alla politica, l’imprenditore lo dice anche in una delle tante intercettazioni presenti negli atti quando ammette che, ai giorni d’oggi, si tratta di “un investimento molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…”.
Non sono un mistero i finanziamenti (leciti) che negli anni Parnasi ha elargito trasversalmente, dal centrodestra al centrosinistra. Agli atti ci sono intercettazioni in cui si parla dei 250 mila euro che l’imprenditore dà nel 2015 alla onlus di area leghista “Più voci”: non è tra i contributi contestati, anzi per ora gli investigatori ritengono che si tratti di un versamento lecito, ma su questo disporranno accertamenti.
Stando alle intercettazioni, Parnasi voleva avvicinare anche i pentastellati. In un’intercettazione dice: “Domani c’ho un altro meeting dei Cinque stelle, perché pure ai Cinque Stelle gliel’ho dovuti dare”. Finora (a scanso di colpi di scena) non sono emersi finanziamenti ai 5stelle, anche se per il Movimento vi è stato non poco imbarazzo per il coinvolgimento di Lanzalone nell’inchiesta. Pure i Radicali ieri hanno tenuto a precisare di non essere nella lista dell’imprenditore: “Stando alle ultime indiscrezioni sull’inchiesta relativa allo stadio della Roma – ha detto in una nota Riccardo Magi, segretario di Radicali Italiani – Luca Parnasi avrebbe rivelato di aver ‘pagato tutti i partiti’. L’occasione ci è gradita per precisare che noi Radicali non abbiamo mai chiesto denaro a Parnasi, né tantomeno ricevuto denaro da lui”.
Adesso gli investigatori verificheranno le dichiarazioni dell’imprenditore e ciò potrebbe rappresentare uno snodo importante dell’indagine, anche sul ruolo dell’avvocato vicino ai 5stelle.