venerdì 29 giugno 2018

Il Fatto 29.6.18
“Subito una legge sul libro: ministro, partiamo da qui”
L’editore: “Siamo stati snob e frammentari Bonisoli ha ragione: cerchiamo i giovani puntando alla qualità”
di Silvia D’Onghia


“Le dico subito una cosa: è finito il tempo in cui gli attori dell’industria culturale potevano permettersi di essere frammentati. Così facendo abbiamo perso tante occasioni. Ora credo che sia arrivato il momento di preservare l’intera filiera con una legge sul libro”. Giuseppe Laterza raccoglie la sfida del neo-ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che mercoledì dalle pagine di questo giornale ha lanciato l’idea di una maggiore collaborazione tra pubblico e privato per incrementare la lettura, soprattutto tra i ragazzi giovani: “È giusto dare agevolazioni ai ragazzi per abituarli a consumare cultura – aveva detto, riferendosi in particolare alla App 18, cioè il bonus di 500 euro per i 18enni –, ma mi piacerebbe chiamare a raccolta la stessa industria culturale con investimenti generosi”.
Laterza, è un appello che si sente di raccogliere?
Se la sua idea è chiamare a una responsabilità pubblica gli attori della filiera, trovo che sia giusta. Gli editori in parte già lo fanno: pensi ai Saloni, non ci guadagniamo ma promuoviamo la lettura. Ma le porto un esempio cui potersi ispirare: in Francia gli editori si autotassano con una quota parte del fatturato per sostenere le librerie indipendenti. È vero che in Italia alcuni editori sono anche librai, ma è uno dei temi su cui si può lavorare.
Direi che è un “sì” al ministro…
Da tempo nella sede romana della nostra casa editrice riuniamo almeno un paio di volte l’anno librai, direttori di teatri e di musei, produttori televisivi e di cinema, organizzatori di festival. Le chiamiamo le riunioni del Sarchiapone. Ho invitato il ministro Bonisoli alla prossima riunione, in autunno.
Bonisoli pensava anche all’applicazione di una scontistica fissa per i più giovani. Sarebbe fattibile?
Le misure più importanti per i giovani devono essere prese nella scuola, quindi riguardano il ministero dell’Istruzione. Ma Bonisoli potrebbe leggersi l’ultimo rapporto Ocse sulla mobilità sociale, che dagli anni ’90 in poi si è ridotta drasticamente. Questo spiega molti dei problemi politici dell’Occidente. La App 18 ha messo in moto un meccanismo di acquisto dei libri. Ricordiamoci che i giovani già rappresentano la fascia d’età che legge di più (il 50% contro il 40% degli adulti). Mi fa piacere che il ministro abbia colto il fenomeno della narrativa young adult. Sono libri colorati, interattivi, che attirano i ragazzi in libreria. Certo, non sono la Divina Commedia…
Appunto, non rischiamo di abbassare la letteratura anziché innalzare i lettori?
La qualità fine a se stessa lascia il tempo che trova. L’editoria italiana – e mi ci metto anche io – ha peccato di snobismo: non abbiamo fatto abbastanza per allargare il pubblico. Da qui non consegue il fatto che la cultura coincida con il marketing. L’editore deve intercettare i gusti del lettore e nello stesso tempo puntare alla qualità. È un doppio movimento da fare. E in questo pubblico e privato devono collaborare di più.
Come?
Sono maturi i tempi per una legge organica sul libro. Nella precedente legislatura si è discusso a lungo, poi la normativa non è stata varata per problemi finanziari e tecnici. E anche perché, a differenza di quanto accaduto nel mondo del cinema, noi non ci siamo fatti trovare compatti.
Una legge simile tutelerebbe i piccoli?
In Italia manca la cultura dell’antitrust: il più grande editore sopravanza di tre volte i concorrenti, non accade in nessun Paese occidentale. A livello di librerie, è fondamentale mantenere la pluralità dell’offerta, anche per far fronte ad Amazon.
A proposito dei direttori stranieri dei musei, il ministro ha parlato di “provincialismo” italiano.
La sinistra ha commesso un errore: per riscattarsi dall’accusa di clientelismo ha proceduto per concorsi internazionali. Bisogna tornare, invece, a un principio di responsabilità, anche per le nomine degli enti culturali.
Franceschini ascoltava poco e decideva troppo in fretta, secondo Bonisoli…
Non è così, anzi. E in più per la prima volta dopo decenni il ministro della Cultura non era solo un bel nome.
Cosa consiglierà a Bonisoli se dovesse accettare il suo invito al Sarchiapone?
Le prime tre cose? Ascoltare, ascoltare, ascoltare. Anzi, no: anche viaggiare. Lo dico in base alla mia esperienza. L’Italia è un Paese dalla ricchezza straordinaria anche in periferia. Non soltanto in Puglia ci sono i presidi del libro ma in tutta la penisola: nelle biblioteche, nelle scuole, nelle mille associazioni culturali Bonisoli potrebbe trovare persone che gli diano consigli migliori dei miei.