il Fatto 27.6.18
Lo storico Luciano Canfora: “Il Pd va incenerito. Per Tucidide, la speranza porta alla rovina della città”
“Quell’area non esiste più. Mica c’è sempre la soluzione”
di Antonello Caporale
Domenica
sul “Fatto”, Antonio Padellaro ha illustrato la strategia del “Ronf
ronf” del Pd, un partito dormiente che dimentica i suoi sei milioni di
elettori e quelli che potrebbero tornare. Dopo Massimo Cacciari, oggi
interviene Luciano Canfora.
“Caro amico, natura non facit saltus”.
Il
professor Lu-ciano Canfora sta invitando chi ha sempre votato a
sinistra a sistemarsi paziente e attendere che la destra esaurisca negli
anni venturi la sua energia vitale.
“Chiedere a un pensatore il
rimedio per una situazione divenuta scabrosa, prima che disastrosa,
rasenta il velleitarismo. La sinistra non esiste più. Punto. Il Partito
democratico è da liquidare, anzi incenerire. Mica si può sempre avere
una soluzione a tutto? In alcuni casi si impone la chirurgia
demolitoria”.
Pensavo che offrisse almeno la lucina di una speranza.
Il grande e sapiente Tucidide ci ammonisce al riguardo: la speranza porta alla rovina la città.
Lasciamo stare la speranza allora, ma almeno la passione.
Ecco, va già meglio: la passione è coscienza morale vigile.
Cosa impone dunque la coscienza a un elettore di sinistra?
Vediamo
cosa ci dice il nostro intelletto. Matteo Salvini, e questa nuova
cultura fascistoide governativa è il regalo, l’ultimo, che ci ha fatto
Matteo Renzi che liquidò nel famoso discorso televisivo ogni ipotesi di
accordo tra il Pd e i Cinquestelle.
Lei riteneva possibile quell’accordo?
In
Parlamento sono tre gli aggregati politici, c’era bisogno che dei tre
almeno due fossero d’accordo. Semplice. Persino Piero Fassino l’ha
capito. E dirò di più: se Renzi avesse lasciato che Martina facesse quel
che doveva fare con il presidente della Camera, persino il mediocre
Luigi Di Maio avrebbe lasciato perdere la Lega e il suo deposito di
becerume. Ma niente.
Oggi è tutto compromesso, dunque?
Subiamo l’inferiorità di pensiero nell’opinione pubblica, con un popolo sfiancato dai mille cattivi esempi.
Il Pd deve chiudere bottega.
Svegliarsi
improvvisamente da questo sonno della ragione è speranza vana. L’unica
cosa che si può chiedere, immaginando che esistano ancora circoli e
militanti attivi del Pd, è che si affrettino a liquidare lo stato
maggiore.
E poi attendere.
Carlo Alberto Biggini, ministro
dell’educazione di Mussolini, spiegò egregiamente il carattere del
nostro Paese: “L’Italia è la patria del fascismo”. Non aggiungo Gobetti e
la sua riflessione sul fascismo come autobiografia della Nazione.
Ma la destra è avanti ovunque nel mondo, egemone in Europa, al comando nelle Americhe.
Da
noi la situazione è ancora più acuta, ma certo la situazione è grave
ovunque, convengo. La Francia ha risolto il dilemma eleggendo il
fringuellino Macron che a Bardonecchia punta i fucili contro i migranti
meglio della Le Pen e attua la politica coloniale in Africa.
In Germania la Merkel è asfissiata dal peso dell’opinione di destra sempre più radicale.
Le
ricordo che nell’est d’Europa, gridando il nostro amore per la libertà,
abbiamo fatto sì che i regimi socialisti venissero attaccati e
sconfitti. Oggi ci ritroviamo l’Ungheria di Orban, il patto di Visegrad,
i fratellini clerico-fascisti polacchi. Che bel bottino per la
democrazia!.
Lei dice che dobbiamo toccare il fondo del pozzo. E se il pozzo non avesse fondo?
Quando
il 29 giugno dello scorso anno, Repubblica dà conto nel titolone di
prima pagina che il governo Gentiloni è pronto a chiudere i porti ai
migranti; quando il ministro dell’Interno Minniti ritiene di presentarsi
alla festa di Fratelli d’Italia vantando, tra i sorrisi, la scrivania
che fu di Mussolini, allora capisce che ogni idea di sinistra si è
intorbidita fino a corrompersi nel profondo.
Ma a sinistra non c’è solo il Pd. Non è che chiediamo troppo, tanto a un partito che ha dismesso da tempo i colori che lei ama?
Parzialmente
vero. Alle scorse politiche ho votato Leu, e sembrava che quella
formazione dovesse addirittura raggiungere il dieci per cento. Invece è
stata superata dal principio di realtà.
Indro Montanelli, parlando
di Silvio Berlusconi, spiegò come lui fosse “una malattia che si cura
solo con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo
Chigi”. Dopo un trentennio Berlusconi è ancora tra di noi.
Non per
sembrare fastidioso, ma il grazie va dato sempre al nostro Renzi che,
compiutamente, ritenne di fare cosa buona e giusta resuscitandolo col
patto del Nazareno.
Ora Salvini ministro. Un altro vaccino con la sua prova di governo?
La politica è verità e noi dobbiamo avere della speranza la stessa considerazione di Tucidide, come le ho appena ricordato.