Il Fatto 25.6.18
Naufragio: mille migranti affidati a Tripoli
La Guardia costiera italiana ha consegnato i profughi. Altri 300 mila sono in arrivo
di Andrea Palladino
L’ultimo
naufragio, in ordine di tempo, tra Italia e Libia ha cifre da brivido:
820 migranti, su sette imbarcazioni di fortuna, con un recupero affidato
dalla Guardia costiera italiana – che ha ricevuto il messaggio di
richiesta di aiuto – ai militari di Tripoli.
Altri 300 sono da
giorni sulla nave umanitaria Lifeline e sul cargo commerciale danese
Alexander Maersk, fermi nel canale tra Malta e la Sicilia e davanti al
porto di Pozzallo, in attesa di vedersi assegnare un porto per lo
sbarco. E dalla Lifeline è partito il twitter di risposta alle
provocazioni di Matteo Salvini: “Caro Matteo Salvini, non abbiamo carne a
bordo, ma esseri umani. Vi invitiamo cordialmente a convincervi che
sono le persone che abbiamo salvato dall’affogare. Vieni qui, sei il
benvenuto”. Polemiche anche per il tweet (poi cancellato) del senatore
M5S, Elio Lannutti: “Migranti: credo che di questo passo, le Ong
finanziate da Soros ed altri ideologhi della sostituzione etnica, oltre
ad essere bandite dovranno essere affondate. Tolleranza zero”.
Il
passaggio delle consegne dalle autorità italiane a quelle libiche e il
blocco dei porti sono ormai un fatto compiuto. Cambio di strategia
evidente sulla plancia della nave Ong, Open arms, che aveva dato la
disponibilità ad intervenire, anche perché le poche motovedette di
Tripoli difficilmente potevano far fronte ad un naufragio così vasto. La
risposta è stata secca: allontanatevi. La nave umanitaria ieri sera era
in viaggio verso l’area dei sette gommoni, come raccontano fonti della
Ong al Fatto. Le imbarcazioni però non erano ancora state individuate,
mentre la notte iniziava a rendere tutto più difficile.
La
pressione dalla Libia sta crescendo. Secondo fonti autorevoli ci
sarebbero circa 300 mila migranti e rifugiati stretti tra il deserto e
il mare. Le stesse fonti – che chiedono l’anonimato – parlano anche di
una tensione crescente a Tripoli, mentre l’Unhcr riesce al momento ad
organizzare l’evacuazione dei soggetti più fragili – in numeri irrisori –
quasi esclusivamente verso il Niger, scelto come luogo di transito
provvisorio. Risale al 19 giugno scorso l’ultimo viaggio aereo
organizzato dall’Onu, con appena 122 richiedenti asilo a bordo. Una
goccia nel mare. Per il prossimo luglio è prevista l’apertura di un
campo di transito da parte del ministero dell’Interno libico, che potrà
accogliere le “vulnerabilità” (donne a rischio violenza, minori e
torturati) identificate all’interno dei campi di detenzione per
migranti, per mille persone. “Non si tratta, però, di un hotspot”, hanno
spiegato fonti dell’Unhcr. Difficile, dunque, trovare vie umanitarie
sicure per i rifugiati e i richiedenti asilo.
La soluzione per la
nave della Ong di Dresda Lifeline appare intanto lontana. Ieri
l’equipaggio dell’imbarcazione – ferma nell’area Sar di Malta – ha
ripetuto di aver urgentemente bisogno di un porto per lo sbarco dei 234
migranti, con una situazione di stanchezza e tensione che appariva
evidente nei volti dell’equipaggio e dei naufraghi nei video diffusi
dall’organizzazione tedesca.