Il Fatto 23.6.18
Vertici Rai, l’asse gialloverde con B. escluderà il Pd
Incastri.
Salvini vuole togliere il Copasir a Renzi e darlo a Fi assieme ad un
posto nel Cda della tv pubblica. Ai Dem neanche un consigliere
di Carlo Tecce
Il Partito democratico sta per sparire dai vertici Rai. Da troppo a niente in poche settimane.
Il
Cda di Viale Mazzini va rinnovato entro luglio e, per la nomina dei
quattro consiglieri tra Camera e Senato, lo schema – approntato dai
collaboratori di Matteo Salvini e Luigi Di Maio – prevede due
consiglieri in quota Cinque Stelle, uno per la Lega e uno per Forza
Italia.
Il criterio per la votazione è semplice, a ciascun partito
spetta una preferenza in ciascuna aula parlamentare: il Movimento
indica i propri candidati, leghisti e forzisti giocano assieme.
Oltre
al rappresentante dei dipendenti dell’azienda, restano altri due posti –
sempre condivisi dal governo gialloverde – di competenza del ministero
dell’Economia, azionista al 99,56 per cento di Viale Mazzini. Lo stesso
ministero seleziona pure l’amministratore delegato. Il presidente,
scelto tra i membri del Cda, deve ottenere la maggioranza dei due terzi
in commissione di Vigilanza Rai e lì l’asse tra il Movimento e il
“vecchio” centrodestra è ancora necessario per escludere i dem. Così il
Pd è condannato all’irrilevanza da un’applicazione scientifica della
riforma che, appena tre anni fa, Matteo Renzi ha plasmato per soffocare
le opposizioni nella televisione pubblica.
Il metodo per sottrarre
Viale Mazzini al Nazareno è ispirato dall’ultima strategia di Salvini
per blandire l’alleato a giorni alterni Silvio Berlusconi. Il ministro
dell’Interno ha proposto all’ex Cavaliere di rinunciare alla guida della
Vigilanza Rai e puntare sul Copasir, che l’ingenuo Pd ha prenotato
all’indomani della batosta elettorale di marzo.
La commissione
bicamerale che sorveglia Viale Mazzini e il comitato di controllo
sull’operato dei servizi segreti spettano alle minoranze, ma l’unica
minoranza riconosciuta dai leghisti – con l’assenso dei Cinque Stelle – è
proprio Forza Italia. Per convincere Forza Italia e lo scalpitante
Maurizio Gasparri che ambisce alla Vigilanza, il capo dei leghisti ha
offerto a Berlusconi – il proprietario di Mediaset, interessato a non
lasciare la televisione pubblica dopo un quarto di secolo – almeno una
poltrona in Viale Mazzini e un coinvolgimento sul presidente. Salvini
risolve due problemi con una mossa: evita ai Cinque Stelle l’imbarazzo
di sostenere Gasparri a San Macuto e scippa ai renziani uno strumento,
il Copasir, per infastidire il governo.
Il Nazareno fa
ostruzionismo, non presenta l’elenco dei delegati per il Comitato sui
servizi segreti, ma il tempo sta per scadere – si decide martedì – e il
modesto risarcimento dei gialloverdi è la Vigilanza Rai, un luogo
svuotato, parecchio periferico dopo la feroce riforma di Renzi, utile a
chi la presiede per ottenere qualche intervista e qualche passerella.
Anche
il Cda di Viale Mazzini è un orpello, l’amministratore delegato – che
potrebbe andare ai Cinque Stelle – ha un potere immenso: firma contratti
fino a 10 milioni di euro e per cambiare i direttori di testata e
canali chiede un parere consultivo al Cda, una formalità con una
maggioranza solida, quella che i gialloverdi stanno organizzando.
Il
futuro di Viale Mazzini, in sintesi, dipende dal Copasir: Paolo Romani –
già bruciato per la presidenza di Palazzo Madama – è il forzista
favorito. Stavolta il Copasir, per prassi, dovrebbe toccare a un
deputato e la Vigilanza a un senatore. Romani è un senatore. E la prassi
si adegui.