domenica 24 giugno 2018

Il Fatto 23.6.18
Vertici Rai, l’asse gialloverde con B. escluderà il Pd
Incastri. Salvini vuole togliere il Copasir a Renzi e darlo a Fi assieme ad un posto nel Cda della tv pubblica. Ai Dem neanche un consigliere
di Carlo Tecce


Il Partito democratico sta per sparire dai vertici Rai. Da troppo a niente in poche settimane.
Il Cda di Viale Mazzini va rinnovato entro luglio e, per la nomina dei quattro consiglieri tra Camera e Senato, lo schema – approntato dai collaboratori di Matteo Salvini e Luigi Di Maio – prevede due consiglieri in quota Cinque Stelle, uno per la Lega e uno per Forza Italia.
Il criterio per la votazione è semplice, a ciascun partito spetta una preferenza in ciascuna aula parlamentare: il Movimento indica i propri candidati, leghisti e forzisti giocano assieme.
Oltre al rappresentante dei dipendenti dell’azienda, restano altri due posti – sempre condivisi dal governo gialloverde – di competenza del ministero dell’Economia, azionista al 99,56 per cento di Viale Mazzini. Lo stesso ministero seleziona pure l’amministratore delegato. Il presidente, scelto tra i membri del Cda, deve ottenere la maggioranza dei due terzi in commissione di Vigilanza Rai e lì l’asse tra il Movimento e il “vecchio” centrodestra è ancora necessario per escludere i dem. Così il Pd è condannato all’irrilevanza da un’applicazione scientifica della riforma che, appena tre anni fa, Matteo Renzi ha plasmato per soffocare le opposizioni nella televisione pubblica.
Il metodo per sottrarre Viale Mazzini al Nazareno è ispirato dall’ultima strategia di Salvini per blandire l’alleato a giorni alterni Silvio Berlusconi. Il ministro dell’Interno ha proposto all’ex Cavaliere di rinunciare alla guida della Vigilanza Rai e puntare sul Copasir, che l’ingenuo Pd ha prenotato all’indomani della batosta elettorale di marzo.
La commissione bicamerale che sorveglia Viale Mazzini e il comitato di controllo sull’operato dei servizi segreti spettano alle minoranze, ma l’unica minoranza riconosciuta dai leghisti – con l’assenso dei Cinque Stelle – è proprio Forza Italia. Per convincere Forza Italia e lo scalpitante Maurizio Gasparri che ambisce alla Vigilanza, il capo dei leghisti ha offerto a Berlusconi – il proprietario di Mediaset, interessato a non lasciare la televisione pubblica dopo un quarto di secolo – almeno una poltrona in Viale Mazzini e un coinvolgimento sul presidente. Salvini risolve due problemi con una mossa: evita ai Cinque Stelle l’imbarazzo di sostenere Gasparri a San Macuto e scippa ai renziani uno strumento, il Copasir, per infastidire il governo.
Il Nazareno fa ostruzionismo, non presenta l’elenco dei delegati per il Comitato sui servizi segreti, ma il tempo sta per scadere – si decide martedì – e il modesto risarcimento dei gialloverdi è la Vigilanza Rai, un luogo svuotato, parecchio periferico dopo la feroce riforma di Renzi, utile a chi la presiede per ottenere qualche intervista e qualche passerella.
Anche il Cda di Viale Mazzini è un orpello, l’amministratore delegato – che potrebbe andare ai Cinque Stelle – ha un potere immenso: firma contratti fino a 10 milioni di euro e per cambiare i direttori di testata e canali chiede un parere consultivo al Cda, una formalità con una maggioranza solida, quella che i gialloverdi stanno organizzando.
Il futuro di Viale Mazzini, in sintesi, dipende dal Copasir: Paolo Romani – già bruciato per la presidenza di Palazzo Madama – è il forzista favorito. Stavolta il Copasir, per prassi, dovrebbe toccare a un deputato e la Vigilanza a un senatore. Romani è un senatore. E la prassi si adegui.