venerdì 22 giugno 2018

Il Fatto 22.6.18
Nessuno è nemico del pd quanto il pd
di Andrea Scanzi


Secondo gli ultimi sondaggi, Lega e 5 Stelle raccolgono poco meno del 60% dell’elettorato italiano. Più o meno la stessa cifra del gradimento nei confronti di Conte. Lo spostamento a destra del governo giallo-verde potrebbe aprire praterie a sinistra, che è invece sempre più in crisi. Potere al popolo grida sui social ma non sfonda nella vita reale. LeU esiste solo nei sogni migliori della Boldrini. E il Pd agonizza con agio atarassico, continuando a sbagliare tutto.
– Aereo di Stato. Conte parte per il Canada e i renziani gridano che è come Renzi: “Altro che lotta alla casta!”. Peccato che Conte non abbia mai usato il Renzi Air Force One, bensì il volo di Stato per risparmiare: se avesse usato quelli di linea, avrebbe speso di più.
– Asilo Mariuccia. Non c’è nulla in natura più vuoto del renzismo. Era così anche quando questa categoria del pensiero del nulla vinceva. Figuriamoci ora che perde. Semplicemente leggendarie le continue risse sui social. Per esempio Anna Ascani che attacca Francesco Nicodemo, in una tenera faida tra pretoriani in disarmo. Di pregio anche lo scazzo tra Calenda e Boccia, col primo che tratta il secondo da dissestato neuronale e poi dice come nulla fosse che il Pd sbaglia a stare sempre sui social a criticare Salvini. Ovvero quel che fa ogni giorno Calenda, il cui bipolarismo politico è sempre più in gran spolvero.
– Il tenero Orlando. Orlando, non proprio uno scapigliato, è arrivato a dire che il Pd non esiste più e quando esiste (al Sud) sarebbe quasi meglio che non esistesse. L’ex ministro della Giustizia è tra i pochi che cercano di elaborare il lutto. Il guaio è che quasi tutti i suoi colleghi non si sono neanche accorti del trapasso.
– Dagli a Casalino. Grandi polemiche per Casalino che porta via Conte, per non farlo rispondere ai giornalisti in Canada. Sdegno trasversale. Okay. Però, quando lo faceva Sensi con Renzi, si trattava di un’abile mossa del “Richelieu di Matteo”.
– “Dovete riferire in aula”. Ogni volta che capita qualcosa, Renzi o un suo emissario dicono che “il ministro deve riferire in aula”. Prima era la Trenta, poi Bonafede. Poi sarà la volta di Mandrake. Tanto per buttare la palla in tribuna e vedere l’effetto che fa.
– Il terribile Parnasi. Parnasi è stato scelto dalle giunte Marino e Zingaretti, gli unici politici in galera sono di Pd e Forza Italia. E da Parnasi han preso soldi praticamente tutti, a partire dal Pd, tranne i 5Stelle. Ma il Pd attacca i 5Stelle su Parnasi. È bellissimo.
– “Che vergogna chiudere i porti”. Ovvero quello che voleva fare Minniti, ministro Pd, e poi non ha fatto per mancanza di coraggio e presenza di Delrio.
– “Che brava la Spagna!”. Quella stessa Spagna che spara ai migranti e prende molti meno migranti dell’Italia. Ma di colpo diventa il Bengodi, se va contro il governo.
– “Salvini è un bullo”. Che è anche vero, ma se lo dice Renzi, la quintessenza del bullo che non ce l’ha fatta, allora viene da ridere. O da piangere.
– Gli stessi in tivù. Dopo il disastro del 4 marzo, il Pd manda ancora in tivù i Migliore e Romano, al cui confronto Fedriga è Churchill. Nessuno invita a non votare il Pd come il Pd.
– Lo zimbellamento di Conte. Il Pd ha trattato sin dall’inizio Conte neanche fosse il Poro Asciugamano. Ovviamente ha fatto il gioco di Conte, che senza strafare si sta rivelando una sorta di Gentiloni più sbarazzino: un democristiano rassicurante, perfetto per piacere a un elettorato stanco e disilluso.
– Renzi Tafazzi. Renzi è il più grande grillo-leghista inconsapevole della galassia. Se il Pd vuole rinascere, deve nasconderlo e non farlo vedere mai più a nessuno. Un’idea carina sarebbe rinchiuderlo nel bar di Rignano, dove potrebbe ricordare i bei tempi sorseggiando gazzosa con Lotti e mordicchiando liquirizia con Bonifazi. Alti livelli.