Il Fatto 13.6.18
Lega e soldi dal Lussemburgo: i pm cercano a Bolzano i milioni del Carroccio rientrati in Italia
Caccia
- Una segnalazione di Bankitalia innesca i pm di Genova: una rogatoria
per capire se si tratta dei rimborsi per cui sono stati condannati Bossi
e Belsito
di Valeria Pacelli e Ferruccio Sansa
Tre
milioni di euro. Rientrati in Italia dal Lussemburgo e segnalati dalla
Banca d’Italia dopo le elezioni politiche. L’indagine della Procura di
Genova sui conti della Lega si riapre all’improvviso: i pm hanno avviato
una rogatoria internazionale per capire se il denaro sia stato
movimentato da persone riferibili alla Lega e se si tratti di una fetta
del tesoro del Carroccio: 48 milioni mai ritrovati.
Tutto comincia
pochi giorni dopo il 4 marzo quando la Banca d’Italia riceve un report
da una fiduciaria del Lussemburgo. Viene segnalato un movimento di
denaro giudicato sospetto dal Granducato all’Italia. Per la precisione,
alla Sparkasse di Bolzano, uno degli snodi di questa vicenda. Negli
ultimi tempi le autorità europee hanno compiuto un giro di vite sugli
spostamenti di denaro di entità rilevante che passano per il
Lussemburgo.
Il report della fiduciaria finisce sul tavolo dei
funzionari di Bankitalia che, dopo averlo esaminato, lo trasmettono agli
inquirenti genovesi. Quelli che stanno cercando di mettere le mani sul
tesoro della Lega, i 48 milioni. Gli investigatori della Finanza e i pm
Francesco Pinto e Paola Calleri presto si convincono che quei 3 milioni
potrebbero essere “riferiti” ad attività di esponenti della Lega. Così
l’inchiesta – finora non ci sono nomi sul registro degli indagati – che
pareva destinata all’archiviazione riprende fiato. Certo, tengono a
sottolineare qualificati ambienti investigativi, occorre assicurarsi che
la segnalazione non sia una polpetta avvelenata: la Lega ha appena
fatto il botto alle elezioni e qualcuno potrebbe cercare di bloccarla.
Un’ipotesi che va comunque vagliata.
Tutto comincia il 26 luglio
scorso quando il Tribunale di Genova condanna – in primo grado – Umberto
Bossi (due anni e mezzo) e l’ex tesoriere Francesco Belsito (quattro
anni e dieci mesi). L’accusa parla di truffa ai danni del Parlamento per
i rimborsi elettorali. Ma i magistrati, cercando di recuperare il
denaro, si rivolgono anche a Stefano Aldovisi, uno dei revisori
contabili della Lega di Bossi. Aldovisi dovrebbe versare ben 40 milioni.
Ma il commercialista, assistito dal legale milanese Stefano Goldstein,
giura di aver lavorato gratuitamente e di non aver mai toccato quel
denaro. Alla fine presenta un esposto, in cui fa riferimento ad alcuni
articoli pubblicati nei mesi scorsi sul settimanale L’Espresso e che
riguardavano proprio i conti della Lega. Il denaro in teoria dovrebbe
essere versato dopo il terzo grado di giudizio, ma i pm chiedono di
agire subito. E partono alla caccia. Soltanto 2 milioni vengono
recuperati. Secondo i vertici della Lega il resto non ci sarebbe più:
già speso per attività politiche.
Ma i pm Paola Calleri e
Francesco Pinto decidono di ricostruire tutti i movimenti. Si imbattono
in diversi conti correnti dove sarebbero stati depositati 19,8 milioni.
Si tratta di Unicredit (la filiale vicentina) e Banca Aletti (la sede
milanese). I denari da qui nel 2013 sarebbero stati trasferiti su due
nuovi conti aperti presso la filiale milanese della bolzanina Sparkasse.
A consigliare l’istituto altoatesino sarebbero stati Domenico Aiello,
avvocato di fiducia di Roberto Maroni e allora presidente dell’Organismo
di Vigilanza della banca, e il suo collega Gerhard Brandstatter, allora
presidente della Fondazione Sparkasse, oggi presidente della banca
(nessuno dei due, va sottolineato, risulta indagato).
Il conto,
però, ha vita brevissima. Circostanza che ha indotto i pm ad
approfondire. Secondo quanto ricostruì all’epoca Brandstatter, sarebbe
stato aperto nel gennaio 2013 e avrebbe cessato l’operatività nel luglio
successivo. Sette mesi. Aiello parlando con i cronisti spiegò: “Con
Maroni segretario, il partito ha aperto un conto in Sparkasse che poi
Salvini ha chiuso trasferendo il residuo in Banca Intesa nel 2014”.
Ma
perché tenere un conto per così poco tempo? “Erano in realtà due conti:
un normale easy-business e uno per deposito titoli. Gli interessi
offerti dalla banca erano del 2,5, poi calati all’1,9%. Alla Lega non
bastava”, , hanno raccontato nei mesi scorsi al Fatto fonti della banca.
Insomma, il tesoro del Carroccio sembra essersi polverizzato. In
attività politica, giurano i leghisti.
Qui l’indagine stava per
fermarsi. Ma ecco che a marzo arriva la segnalazione che tre milioni dal
Lussemburgo sono rientrati in Italia alla Sparkasse. Di per sé niente
di illegale, sempre che dalle carte che i pm stanno acquisendo – anche
con una rogatoria in Lussemburgo – non emerga che il denaro è quello del
tesoretto oggetto dell’inchiesta sul sistema Belsito. E che, insomma,
nella Lega qualcuno non abbia cercato di sottrarre alla giustizia il
denaro che sarebbe provento di un reato. Di qui l’ipotesi di reato di
riciclaggio (senza indagati finora).
C’è poi da capire se il
denaro sia transitato in Lussemburgo per investimenti finanziari. E di
quale natura. La legge del 2012 infatti prevede che i partiti possano
investire le loro risorse soltanto in titoli di Stato dei Paesi Ue.