Il Fatto 12.6.18
Sfida atomica Kim-Trump: guerra o pace hollywoodiana
Il faccia a faccia tra il nordcoreano e l’americano negli Universal Studios: per gli Usa un’intesa “prendere o lasciare”
di Giampiero Gramaglia
Non
scoppierà subito la pace. E neppure scoppierà subito la guerra. Ma il
vertice tra il presidente americano Donald Trump e nord-coreano Kim
Jong-un può imprimere spinte opposte alla sicurezza dell’Estremo
Oriente. Se Trump e Kim s’intendono, se la loro ‘chimica’ funziona, la
strada è quella di una progressiva ‘denuclearizzazione’ della penisola
coreana e della trasformazione in pace dell’armistizio del 1953, in
cambio del blocco delle sanzioni e della concessione di aiuti. Se Trump e
Kim si lasciano in malo modo, il confronto potrebbe di nuovo inasprirsi
e gli Stati Uniti potrebbero pensare a un’azione coercitiva e
rispolverare la ‘dottrina Bush’, secondo cui “i leader degli Stati
canaglia sono attori irresponsabili ed irrazionali, disposti a far
subire al proprio popolo una durissima reazione pur di arrecare danni ai
loro nemici”.
Che Kim sia un dittatore, Trump pare per ora
esserselo dimenticato. Anzi, la sua vigilia è stata tutta all’insegna
dell’ottimismo: a pranzo con il premier di Singapore Lee Hsien Loong,
s’è detto sicuro che il Vertice “andrà molto bene” e ha ringraziato
l’anfitrione per l’accoglienza e la collaborazione – tanto per dire,
paga lui tutte le spese -. Lee gli ha fatto trovare una torta di
compleanno anticipata: giovedì, Trump compirà 72 anni. Kim, invece, s’è
concesso la sera un giro in auto dei ‘Gardens by the Bay’, un parco
molto popolare ricavato su oltre 100 ettari di superficie bonificata nel
centro di Singapore, accanto al lago artificiale Marina Reservoir.
Le
delegazioni americana e nord-coreana hanno lavorato sui possibili
sbocchi dell’incontro, anche se l’imprevedibilità e l’impulsività dei
due leader rende l’esito dei colloqui aleatorio. Il programma prevede,
dopo la stretta di mano alle 9, le tre del mattino in Italia, subito un
incontro che potrebbe anche durare due ore.
Il vertice dovrebbe
concludersi con un pranzo di lavoro; poi, Trump farà una conferenza
stampa e ripartirà da Singapore alle 20, le 14 italiane. Già si parla di
un bis: Kim, che ripartirà con lo stesso aereo cinese con cui è
arrivato, potrebbe invitare Trump a Pyongyang già a luglio (e, allora,
potrebbe esserci pure il presidente sud-coreano Moon Jae-in). Nel dare
per la prima volta l’annuncio del vertice, i media nordcoreani scrivono
che Trump e Kim discuteranno una “nuova relazione tra Washington e
Pyongyang” e che si scambieranno opinioni su come costruire “un
meccanismo di pace duratura e permanente nella penisola coreana”,
perseguendo anche l’obiettivo della denuclearizzazione. Gli Usa, dal
canto loro, insistono “per la completa, verificabile e irreversibile
denuclearizzazione della penisola coreana”, scrive su Twitter il
segretario di Stato Mike Pompeo, che guida la squadra dei colloqui
preliminari, svoltisi al Ritz Carlton. Con lui c’è Sung Kim, ex
ambasciatore degli Usa in Corea del Sud ed ex capo negoziatore sul
nucleare con il Nord, richiamato poche settimane fa dalle Filippine.
Le
foto pubblicate da Pompeo mostrano che, a capo della delegazione
nord-coreana, c’è Choe Son-hui, vice ministro degli Esteri, esperta da
anni di relazioni con Washington e autrice della nota in cui dava dello
“stupido” al vicepresidente Usa Mike Pence, che aveva prospettato per la
Nord Corea una “soluzione libica”. Trump ne era stato indotto a
cancellare il vertice “per la rabbia tremenda e l’aperta ostilità”
mostrata da Pyongyang.
Le fonti di stampa nord-coreane citano pure
Kim Yo-jong, sorella del leader, il ministro degli Esteri Ri Yong Ho e
Kim Yong Chol, ex capo dei servizi d’intelligence militare, ora
considerato il braccio destro di Kim. A Singapore, ci sono i due team
che nelle ultime settimane si sono incontrati più volte a Panmunjom, sul
confine tra le due Coree. Pompeo dice che Trump è pronto a dare a Kim
“certezze e sicurezze”. Fra le curiosità della vigilia, il lapsus d’una
conduttrice della Fox che in diretta ha definito il vertice tra Trump e
Kim “un incontro tra due dittatori”. Abby Huntsman, figlia di Jon,
l’ambasciatore Usa in Russia, stava parlando con Anthony Scaramucci, ex
direttore per undici giorni delle comunicazioni della Casa Bianca, che
non ha battuto ciglio; la conduttrice s’è poi scusata. Quando tornerà a
Washington, Trump troverà grane ad attenderlo: le dimissioni del capo
dello staff John Kelly e del suo vice Joe Hagin sarebbero già pronte.
Alla Casa Bianca regna di nuovo il caos, come l’estate scorsa, quando ci
fu una raffica di licenziamenti e dimissioni. S’ipotizza un esodo dopo
le elezioni di mid-term a novembre, ma la prospettiva non turba molto il
presidente, convinto che sia meglio sbarazzarsi di chi non gli dà
sempre ragione e non lo asseconda.