giovedì 7 giugno 2018

Corriere 7.6.18
Salta l’amichevole con Israele Messi & C: no a Gerusalemme
di Davide Frattini


I campioni della nazionale argentina hanno deciso di annullare la partita amichevole contro gli israeliani prevista per sabato sera. L’incontro, fissato a Haifa e poi spostato a Gerusalemme, aveva scatenato le proteste palestinesi. Inutile la telefonata di Netanyahu al presidente argentino Macri.
Abel Balbo, tre Mondiali con l’Argentina all’attivo, vicecampione del mondo a Italia ’90: sabato a Gerusalemme si doveva giocare l’amichevole tra Israele e Argentina, partita annullata per le pressioni e le minacce palestinesi a Messi e compagni. Un commento?
«È la sconfitta dello sport, la vittoria della politica sul calcio. Credo comunque che di errori ne siano stati commessi almeno un paio, e grossolani, da parte della Afa, la Federcalcio argentina».
Si spieghi.
«L’Afa ha sbagliato prima a organizzare questa amichevole e poi a cancellarla. Le turbolenze in Israele sono note da tempo, il fatto di avere in squadra uno come Messi poi è uno straordinario veicolo di popolarità ma espone anche a rischi. Diciamo che l’amichevole premondiale tra Israele e Argentina era in passato una bella consuetudine: io ne ho giocate due e il nostro Messi allora si chiamava Diego Maradona. Ricordo ancora l’emozione davanti al Muro del Pianto, più che la partita. In questo caso però, è stato un grave errore cambiare, rispetto ai miei tempi, la sede dell’evento».
Cioè?
«Un conto a mio avviso è giocare, come è capitato a noi, a Tel Aviv. Un altro — con tutto il valore simbolico e la querelle politico-religiosa che ne deriva — a Gerusalemme. In questo caso, forse, c’è stata anche un po’ di provocazione da parte delle autorità israeliane. So che il premier di Israele Netanyahu e il presidente argentino Mauricio Macri si sono parlati. Ma evidentemente era troppo tardi, non c’erano più margini per trovare una soluzione».
Ai suoi tempi però in Israele l’Argentina giocò senza problemi…
«Evidentemente Tel Aviv è un’altra cosa rispetto a Gerusalemme. La storia di questa partita ha radici antiche: la nazionale di Bilardo ci giocò poco prima del Mondiale messicano, vinto poi dall’Argentina. E da allora era diventata quasi un appuntamento fisso. Anche se dopo il 1986 la cabala, diciamo così, non ha più funzionato…».
Per chiudere con una battuta, possiamo dire che Maradona sia stato più coraggioso di Messi?
«Ripeto, hanno sbagliato in tanti: la Federcalcio argentina in primis e poi le autorità israeliane. Ed è un peccato perché in Argentina esiste una numerosa comunità ebraica, la più numerosa dell’America Latina, che ama il calcio e la Seleccion e che in passato ha sofferto sulla sua pelle episodi gravissimi come l’attentato a Buenos Aires al Centro ebraico Amia che nel luglio ’94 causò un centinaio di morti. Noi eravamo appena rientrati dal Mondiale negli Stati Uniti e ricordo lo sgomento di un Paese intero, al di là del credo religioso e politico».