giovedì 28 giugno 2018

Corriere 28.6.18
Alexandria, la «millennial» radicale batte i boss democratici a New York
di Giuseppe Sarcina


WASHINGTON Lo sconfitto, il deputato uscente Joe Crowley, 56 anni, boss del partito democratico, l’ha presa bene. La sera delle primarie di New York, martedì 26 giugno, ha suonato la chitarra con altri maturi signori. Prima canzone dedicata alla giovane rivale che probabilmente ha posto fine alla sua carriera: Alexandria Ocasio-Cortez. Partono le note di Born tu Run, nato per correre, musica e testo composti da Bruce Springsteen nel 1975. Quattordici anni prima che nascesse Alexandria, il 13 ottobre 1989. In quello stesso momento la trionfatrice della serata commentava in diretta televisiva i risultati: 57,5% per lei contro il 42,5% del deputato in carica da vent’anni. «Oh my Godness».
Alexandria ha vinto nel 14° distretto di New York, che comprende il suo territorio, l’East Bronx, e una parte del Queens. Qui è cresciuta con la sua famiglia: mamma portoricana, papà del Bronx. Si è diplomata nella Yorktown High School, una cittadina alla periferia dello Stato di New York. A Manhattan ci andava per fare la cameriera in un ristorante messicano di Union Square. La sua vita, però, cambia a Boston, dove frequenta l’università, si laurea in economia e relazioni internazionali, si avvicina alla grande politica: entra come stagista nella squadra del senatore Ted Kennedy.
Torna a New York nel 2011 e trova un impiego come educatrice. Arriva il 2016, l’anno più tumultuoso nella storia recente americana. Come tanti altri giovani, Alexandria è attratta dall’outsider Bernie Sanders. Si butta nella campagna di «Bernie», entra nella corrente d’entusiasmo dei comizi affollati, degli slogan contro «lo strapotere di Wall Street», contro «i millionaires and billionaires» che monopolizzano i benefici della crescita economica. Trova conferma alle sue convinzioni: l’America è lacerata dalle diseguaglianze; è necessaria una dura battaglia per le pari opportunità, cominciando da università e cure mediche che devono essere accessibili e gratuite per tutti. La «rivoluzione radicale» predicata da «Bernie» ha fatto breccia in una parte cospicua del Paese: Alexandria ne è la prova. Nel suo video di presentazione, postato sui Twitter e «visualizzato» 2,1 milioni di volte, tornano tutte le proposte di Sanders, rilanciate con grinta e con lo stile, i tic linguistici della generazione dei «Millennials».
Nelle elezioni di midterm, il prossimo 6 novembre, Alexandria quasi certamente batterà il repubblicano Anthony Pappas, in una circoscrizione che è da decenni un fortino progressista. Dovrebbe diventare, quindi, la parlamentare più giovane al Congresso.
La competizione decisiva è stata proprio quella contro Joe Crowley. Ocasio-Cortez l’aveva presentata in questi termini: «Ormai abbiamo capito che i democratici non sono tutti uguali. Gli amici di Wall Street, quelli che accettano i fondi delle grandi corporation, quelli che non mandano i figli nelle nostre scuole, quelli che non respirano la nostra aria, non bevono la nostra acqua, non possono più rappresentarci. Loro hanno i soldi, noi abbiamo la gente». Alexandria ha raccolto e speso circa 300 mila dollari nella campagna elettorale, contro il milione e mezzo di Crowley. La sua «gente», il suo blocco sociale tiene insieme le associazioni più militanti, dai pacifisti di MoveOn agli afroamericani di Black Live Matter fino alle formazioni socialiste.
È una formula che ha funzionato nel Bronx e nel Queens. Vale per tutto il resto dell’America? Finora i segnali sono contrastanti. Nel turno precedente delle primarie democratiche, il 5 giugno scorso, i moderati erano andati meglio dei radicali, dalla California al New Jersey.