Repubblica 28.6.18
Le primarie di Ocasio-Cortez
Ciclone Alexandria dal Bronx al trionfo è la speranza dem
28 anni, latina. Nel voto di New York ha sbaragliato uno dei leader del partito
di Arturo Zampaglione
NEW
YORK Chiede un sistema di assistenza sanitaria gratuita per tutti gli
americani. Vuole abolire le tasse universitarie nei college statali.
Protesta
per la linea dura di Donald Trump contro l’immigrazione e si è recata
di persona nelle zone alla frontiera messicana dove i bambini dei
migranti sono separati dai genitori. E a soli 28 anni Alexandria
Ocasio-Cortez, “socialista democratica” e seguace ispanica di Bernie
Sanders, è diventata all’improvviso la faccia e il simbolo della rivolta
dei giovani liberal contro l’establishment del partito democratico.
“Questa
vittoria è solo l’inizio di una svolta”, ha promesso la Ocasio-Cortez,
rivolgendosi martedì notte ai suoi sostenitori dopo una sorpresa
elettorale che i politologi americani hanno definito un “piccolo
terremoto”.
Alexandria (come tutti la chiamano) è infatti riuscita
a sconfiggere e umiliare nelle primarie democratiche Joseph Crowley, 56
anni (cioè il doppio di lei), soprannominato il “re del Queens”: un
potente parlamentare che per vent’anni ha controllato le sorti dei
democratici in quella parte di New York e che ambiva a diventare leader
del partito nella Camera dei rappresentanti al posto di Nancy Pelosi.
Sostenuto
dai sindacati e dalla organizzazione del partito, Crowley era di gran
lunga il favorito nelle primarie della 14ma circoscrizione di New York, a
cavallo tra il Queens e il Bronx.
Aveva speso per le elezioni
cinque volte di più della sua rivale, alla quale avevano detto di
“essere matta” nel voler sfidare il “boss”. Ma Alexandria non si è mai
persa d’animo.
Concentrandosi sui social media e sui contatti
personali con gli elettori, ha schiacciato il suo avversario con il 57,5
dei voti rispetto al 42,5. Nelle elezioni di midterm di novembre dovrà
vedersela con il repubblicano Anthony Pappas, ma non sarà molto
difficile: quella circoscrizione è saldamente in mano ai democratici
(Hillary Clinton vinse con più del 70 per cento) e tutto lascia pensare
che a gennaio Ocasio-Cortez diventerà la più giovane parlamentare del
nuovo Congresso.
I democratici, ovviamente, sperano che il voto di
midterm, con il rinnovo di tutta la Camera e di un terzo del Senato, si
trasformi in una riscossa sul trumpismo, restituendo loro la
maggioranza parlamentare. Un risultato meno scontato di quanto si possa
pensare, specie al Senato: anche perché i repubblicani si stanno
ricompattando attorno al presidente che, proprio l’altroieri, ha visto
la vittoria di alcuni suoi candidati nelle primarie (solo nello Utah ha
vinto un “anti-Trump”, cioè Mitt Romney).
L’altra difficoltà è che
il partito democratico sembra ancora allo sbando dopo la sconfitta
della Clinton. I suoi leader sono vecchi e con poco appeal tra i
giovani. E’ spaccato tra un establishment molto legato ai vecchi schemi e
la base di giovani liberal che chiedono uno spostamento su posizioni
più progressiste.
Persino il peso morale di Bernie Sanders è
apparso in declino. Ma il successo di Alexandria può cambiare le
dinamiche interne nel partito. Sicuramente dà nuovo vigore ai
Millennials, ai seguaci di Sanders, ai sostenitori di politiche più
coraggiose a favore delle minoranze e a un nuovo modo di intendere la
militanza politica.
La Ocasio-Cortes incarna tutto questo: figlia
di una portoricana che lavorava come colf e di un piccolo commerciante
del Bronx, si è laureata a Boston in economia e ha lavorato come
barista, senza mai rinunciare all’attivismo politico. Ha preso parte
alle grandi mobilitazione della sinistra americana: dalle proteste nella
riserva Sioux contro il passaggio dell’oleodotto nel Dakota, alla
rivolta a Flint, nel Michigan, contro l’acqua avvelenata. E durante la
campagna per le primarie, Alexandria ha sempre sostenuto che i
democratici non devono scimmiottare Trump, né rassegnarsi a battaglie di
retroguardia: ma puntare con coraggio alle istanze sociali di giovani,
di donne e di minoranze.