Corriere 22.6.18
La lezione del filosofo su vita felice e amicizia
Testo bello ma difficile
di Mauro Bonazzi
Gli
studenti del Liceo Classico che hanno affrontato la versione dal greco
hanno dovuto tradurre un testo tratto dall’incipit del libro VIII
dell’Etica Nicomachea di Aristotele in cui il filosofo rispondendo alla
domanda «che cosa sia il bene per l’uomo» parla dell’amicizia. Negli
ultimi 40 anni Aristotele era stato proposto ai maturandi solo nel 2012 e
nel ‘78
Per Petrarca le pagine di Aristotele
scorrevano come un fiume dorato. Ma Petrarca il greco non lo conosceva e
si doveva affidare ai giudizi di Cicerone, che leggeva opere diverse da
quelle che sono giunte fino a Petrarca e a noi: appunti scritti da
Aristotele per se stesso, frasi compresse al limite dell’oscurità,
ragionamenti spezzati che tocca al lettore ricostruire (si spiega così
il punto in alto dopo la cita-zione omerica, di cui ieri si è discusso).
Non era facile, in-somma, il testo che gli stu-denti si sono trovati
davanti. Ma il contenuto vale bene lo sforzo. Come vivere una vita
felice? Questa è la domanda dell’etica di Aristotele. Per gli dèi è
facile: onnipotenti, fanno quello che vogliono, disinteres-sandosi di
tutto e tutti. Ecco la loro felicità. Ma noi non siamo dèi. Siamo
deboli, fragili, bisognosi gli uni degli altri: per questo l’amicizia
diventa così importante. L’ami-cizia è una virtù politica: significa
saper ricono-scere le ragioni proprie e quelle degli altri, per cercare
di trovare soluzioni concrete ai problemi che gli uomini devono
fronteggiare, pena il ri-piombare di nuovo nella violenza e nell’odio.
Ed è qualcosa di più della ricerca del semplice interes-se. Se contasse
solo l’interesse si finirebbe per ac-compagnarsi con chi magari si
comporta in mo-do ingiusto o esecrabile: ma è difficile che questo sulla
lunga distanza possa soddisfare. Così si deve avere il coraggio di
percorrere strade più impe-gnative e riconoscere che le amicizie più
auten-tiche sono quelle finalizzate alla ricerca del vero bene: vale a
livello individuale e vale ancora di più a livello collettivo, perché in
fondo la vera politica altro non è che il tentativo di costruire un
mondo in cui tutti possano vivere soddisfatti, e dunque felici. Si
divertono di più, gli dèi; ma alla fine è più bella la vita di chi
s’impegna a rendere più umano il nostro mondo.