venerdì 22 giugno 2018

Corriere 22.6.18
Scienze
Domenica dialogo con Rovelli
Affetti e coscienza ci rendono creativi Le tesi di Damasio
di Luigi Ripamonti

Senza sentimenti e affetti non esisteremmo. Antonio Damasio, quasi 25 anni dopo L’errore di Cartesio, torna con Lo strano ordine delle cose (traduzione di Silvio Ferraresi, Adelphi, pagine 352, e 29), un libro che riabilita sentimenti e coscienza, detronizzando il ruolo del cervello come agente razionale giustapposto a un organismo relegato quasi a mero esecutore di funzioni. La tesi del neuroscienziato portoghese poggia sul concetto di omeostasi, la capacità di rimanere intrinsecamente in equilibrio in relazione all’ambiente. Questo radicale movente all’adattamento, e quindi all’evoluzione, l’abbiamo ereditato dai primi organismi unicellulari, dotati di sensori che hanno permesso loro di adeguarsi e sopravvivere, prima in unità elementari e poi in organizzazioni collaborative più complesse, sviluppando strutture senzienti sempre più sofisticate, fino a veri sistemi nervosi. Sistemi mai svincolati dall’originario scopo di mantenimento dell’omeostasi, che da imperativo per la sopravvivenza cellulare si è riverberato fino a promuovere l’organizzazione sociale e la nascita della cultura.
In questa visione le funzioni superiori della corteccia cerebrale sono debitrici nei confronti degli input omeostatici provenienti dal resto dell’organismo sotto forma di messaggi nervosi e non solo. Tali messaggi danno luogo a immagini interne e creano le premesse per la costruzione di immagini esterne. C’è un mondo antico dentro di noi, quello degli organi interni, il cui stato descriviamo in termini di benessere, malessere, dolore, piacere. Sensazioni che non possiamo trascurare perché cruciali per la vita e per la mente. Le immagini che ne derivano sono le «componenti nucleari dei sentimenti».
Il mondo interno e il sistema nervoso formano un complesso interattivo su cui si innesta la memoria, il cui flusso traduciamo in linguaggio. Ed esiste un mondo mentale parallelo che tiene per mano tutte queste immagini, è quello degli affetti, «dove scopriamo i sentimenti che accompagnano le immagini che prevalgono nella nostra mente». La comparsa delle culture ha avuto probabilmente origine nella macchina degli impulsi, delle motivazioni e delle emozioni. «La socialità entra nella mente culturale umana per mano dell’affetto» scrive Damasio. L’edificio costruito dall’autore lascia una domanda: «Che cosa potrà essere l’intelligenza artificiale se mancherà sempre di questa parte biologica?». «Se non fosse disponibile alcun sentimento potreste pur sempre imparare, benché con grande impegno, a fare classificazioni estetiche o morali. E potrebbe farlo anche un robot. In teoria, dovreste affidarvi a un’analisi deliberata delle caratteristiche percettive e dei contesti, e a uno sforzo di apprendimento meccanico, brutale. Ma l’apprendimento naturale è difficile da immaginare senza la ricompensa e senza il suo assistente: i sentimenti!». Soggettività ed esperienza integrata sono gli elementi costitutivi centrali della coscienza. «L’intelligenza creativa, responsabile delle nostre opere culturali, non può funzionare senza affetti e coscienza. Che sono anche le capacità più trascurate, sopravvissute perché sono state dimenticate nelle convulsioni delle rivoluzioni razionalista e cognitiva. Meritano dunque una speciale attenzione».
L’incontro: domenica 24 giugno Antonio Damasio, vincitore del premio Hemingway, dialoga a Milano con Carlo Rovelli sul tema L’ordine del tempo e lo strano ordine delle cose. Il dibattito si tiene alle ore 21 presso il Piccolo Teatro Grassi (via Rovello 2) nell’ambito della rassegna La Milanesiana, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi