Corriere 12.6.18
Ucciso al semaforo
La rabbia di Firenze, blitz al campo rom
Interviene la polizia. Salvini: «Verrò in città»
I due arrestati accusati di omicidio volontario
di Marco Gasperetti
FIRENZE
L’hanno vegliato un giorno e una notte. Hanno sperato e pregato. E poi,
quando alle 19 di ieri i medici hanno annunciato la morte di Duccio, si
sono messi a piangere come bambini. Proprio loro, gli amici più cari,
che con quel ragazzo avevano giocato a calcio, corso dietro alle
ragazze, tifato in Curva Fiesole la Fiorentina, riso a crepapelle,
sfidato il mondo. Duccio Dini, 29 anni, è morto mentre con il suo
scooter era fermo a un semaforo rosso. Stava andando al lavoro. A
ucciderlo, domenica, la folle corsa delle auto guidate da due rom (con
precedenti penali per rapina, sfruttamento della prostituzione, furti)
che si inseguivano e si speronavano nel quartiere dell’Isolotto a
Firenze. E che poi sono piombate su quel ragazzo. «Proprio lui, Duccio,
che lì non ci doveva essere perché domenica non avrebbe dovuto
lavorare», dice Luca, il padre, una vita da impiegato, allenatore di
calcio giovanile.
Il sindaco Dario Nardella ha annunciato il lutto
cittadino, il ministro dell’Interno Matteo Salvini arriverà a Firenze
«per affrontare la questione della sicurezza e per porre un argine alla
criminalità diffusa in alcune zone della città». Durante una
manifestazione organizzata da Fratelli d’Italia nel luogo della
tragedia, un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo e ha
cercato di entrare nel vicino campo rom del Poderaccio dove vivevano gli
arrestati, presidiato dalle forze dell’ordine. A cercare di placare gli
animi è arrivato anche Luigi Ciatti, il padre di Niccolò, il giovane
ucciso in una discoteca spagnola da due ceceni.
La morte di Duccio
non è stato un incidente, almeno di questo sono convinti carabinieri e
Procura; i due arrestati sono stati accusati di omicidio volontario.
Sono Amet Remzi, 65 anni, e il nipote Dehran Mustafa, 36 anni. Una terza
persona è inquisita. Oltre a uccidere Duccio, i sospettati hanno ferito
altre due persone, mentre padre e due figli di 8 e 6 anni si sono
salvati per un miracolo. Una delle macchine dopo lo scontro ha preso
fuoco, dall’altra ridotta in rottami è uscito uno degli imputati armato
di una mazza.
A quella velocità e guidando in quel modo avrebbero
potuto fare una strage e hanno accettato il rischio, il «dolo
eventuale», hanno stabilito le indagini condotte dal reparto operativo
carabinieri di Firenze guidato dal colonnello Carmine Rosciano e
coordinate dal pm Tommaso Coletta. Agli investigatori gli indagati hanno
raccontato la storia di una faida familiare per un suocero impiccione e
un genero che trascurava la moglie. Si può morire per questo?