Corriere 12.6.18
Emergenza prof
di Massimo Gramellini
Ogni
quattro giorni un insegnante viene picchiato dal padre o dalla madre di
uno dei suoi studenti. Ecco un’emergenza che, provenendo dall’interno,
non spaventa nessuno. Immaginate tutti questi prof su un barcone alla
deriva, la scuola italiana, mentre cercano di attraccare al porto della
nostra attenzione: centinaia di volti disfatti dai lividi per avere
osato dare un quattro, quasi sempre meritato, invece di un sei. Ai
genitori maneschi interessa il voto, mica il livello di preparazione.
Non se la prendono con i maestri scarsi, ma con quelli severi.
L’ultimo
bersaglio, Francesca Redaelli, è una professoressa di inglese che sulla
soglia della pensione si è ritrovata all’ospedale di Padova con il
setto nasale fratturato da un uppercut. Illuminante il grido di
battaglia della pugile, la madre di un alunno: «Tr…, te la farò pagare,
hai rovinato la mia famiglia». Nella sua testa, l’insuccesso scolastico
del figlio non è un episodio infelice, e però rimediabile l’anno
prossimo con iniezioni supplementari di impegno. È un’onta che segna in
modo indelebile l’onore del clan. Caricata di significati così nefasti,
la sconfitta non viene più attribuita a chi l’ha rimediata — il pupo di
casa —, ma a un complotto che ha nel prof l’esecutore o addirittura il
mandante. Il genitore che lo picchia non si sente un carnefice, ma una
vittima, forse un giustiziere. Di questo passo per insegnare nelle
scuole italiane servirà una laurea in arti marziali.