Corriere 10.6.18
Antifascismo Svolta al centro studi sulla Resistenza. Lo sconfitto De Bernardi: scelta che guarda indietro
Pezzino alla testa dell’Istituto Parri Una presidenza più vicina all’Anpi
di Antonio Carioti
Lo
storico Paolo Pezzino, già docente dell’Università di Pisa, è il nuovo
presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, che coordina i vari
organismi locali dediti allo studio del movimento di liberazione. Il
consiglio generale, riunito a Milano presso la sede centrale (la Casa
della Memoria di via Confalonieri), lo ha eletto con una netta
maggioranza di 39 voti, contro i 18 del suo rivale, il vicepresidente
uscente Alberto De Bernardi, professore di Storia contemporanea a
Bologna. La nuova vicepresidente è Manuela Ghizzoni, ex presidente della
commissione Cultura della Camera, sulla quale si è verificata una
convergenza generale. Nel consiglio d’amministrazione sono entrati Mario
Renosio, Marco Borghi, Gianluca Fulvetti, Paola Carucci, Marilena
Adamo, Stefano Pivato e Isabella Insolvibile. È rimasto fuori invece un
nome di spicco come Luciano Violante.
Alla votazione hanno
partecipato 58 istituti locali (uno dei rappresentanti ha votato scheda
bianca) sui 64 aventi diritto: un dato alto, dovuto anche al fatto che
non era mai accaduto, nella storia di questa istituzione per lo studio
della Resistenza fondata nel 1949, che si andasse a una conta su
candidature contrapposte. De Bernardi, che per sei anni è stato il vice
del presidente Valerio Onida, rappresentava la continuità di una
gestione caratterizzata da iniziative discusse, come quella di
partecipare alla creazione di un museo sul fascismo a Predappio, paese
natale di Benito Mussolini. Mentre Pezzino, che dopo aver approvato
quella scelta ha cambiato idea e si è schierato contro il museo di
Predappio (vedi il suo dibattito con Marcello Flores su «la Lettura» del
24 dicembre scorso), rappresenta un mutamento di rotta.
«Credo
che la mia candidatura abbia avuto successo perché ho sostenuto una
linea di forte trasparenza e maggiore coinvolgimento degli istituti
locali, anche i più piccoli e periferici, nella gestione del Parri. Il
richiamo alla collegialità mi pare il dato principale, insieme alla mia
insistenza sull’attualità dell’antifascismo in una fase politica che
vede a rischio valori fondamentali», dichiara Pezzino al «Corriere».
De
Bernardi insiste sulla differenza d’impostazione culturale: «Ha
prevalso la tendenza a guardare indietro, un ritorno all’antifascismo di
maniera che finisce per essere retorico e inefficace nell’agitare il
pericolo di un ritorno della dittatura sempre in agguato. Così il
richiamo ai valori della Resistenza diventa un appello di parte, invece
di essere il lievito di uno spirito democratico condiviso».
Si va
forse verso un allineamento dell’Istituto Parri sulle posizioni
dell’Anpi, l’Associazione dei partigiani con cui su Predappio c’è stato
uno screzio? «Il mio intento — risponde Pezzino — è superare le
polemiche passate e avviare una collaborazione, pur nella netta
distinzione tra i compiti dell’Istituto, che deve fare ricerca e
approfondimento, e quelli di un’associazione d’impegno civile come
l’Anpi».