Repubblica 5.5.18
Una commissione contro il razzismo
di Liliana Segre
Cari
 ragazzi e ragazze della Nuova Europa, ci sono molti modi per 
impegnarsi, efficacemente, nella materia, enorme e delicata, della 
discriminazione, ed io non cerco scorciatoie. Per dirla con parole 
antiche (Giambattista Vico) i rischi di una deriva autoritaria sono 
sempre dietro l’angolo. Lui, l’autore dei corsi e ricorsi storici, aveva
 visto lungo. Arrivo subito al punto consegnando a voi, che siete su 
un’isola, un “messaggio in bottiglia”: il mio primo atto parlamentare.
Intendo
 infatti depositare nei prossimi giorni un disegno di legge che 
istituirà una Commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui 
fenomeni dell’intolleranza, razzismo, e istigazione all’odio sociale. Si
 tratta di raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i paesi 
membri, ed il nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e 
azioni efficaci per contrastare il cosiddetto hate speech.
Questo 
primo passo affianca la mozione che delibera, anche in questa 
legislatura ( la mia firma segue quella della collega Emma Bonino) la 
costituzione di una Commissione per la tutela e l’affermazione dei 
diritti umani. C’è poi il terzo anello del discorso, l’argomento che più
 mi sta a cuore e che coltivo con antica attitudine: l’insegnamento in 
tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia del ‘900. In una 
recentissima intervista, la presidentessa dell’Anpi, Carla Nespolo, ha 
insistito sullo stesso punto: «La storia va insegnata ai ragazzi e alle 
ragazze perché raramente a scuola si arriva a studiare il Novecento e in
 particolare la seconda guerra mondiale. Ma soprattutto non si studia 
che cosa ha significato per interi popoli europei vivere sotto il giogo 
nazista e riconquistare poi la propria libertà». Ora che le carte sono 
in tavola rivolgo a voi un invito molto speciale.
Un appello per 
una rifondazione dell’Europa, minacciata da “autoritarismi e divisioni” 
che segnalano l’emergere di una sorta di “nuova guerra civile europea”.
Il
 vento che attraversa l’Europa non è inarrestabile. Riprendete in mano 
le carte che ci orientano, che sono poche ma buone: in quelle righe sono
 scolpiti i più alti principi della convivenza civile, spetta a voi 
battervi perché trovino applicazione: grazie alla nostra Costituzione 
(70 anni fa) siamo entrati nell’età dei diritti e gli articoli 2 e 3 
della Carta sono lì a dimostrarlo, il passaporto per il futuro. La carta
 europea dei diritti fondamentali (che ha lo stesso valore dei trattati)
 è l’elevazione a potenza europea di questi principi, intrisi di libertà
 ed eguaglianza che abbiamo, orgogliosamente, contribuito a esportare. 
Se vogliamo impastare i numeri con la memoria direi che siamo passati, 
in un solo “interminabile” decennio, dalla difesa della razza (1938) 
alla difesa dei diritti (1948). Il futuro deve essere orientato 
diversamente nel solco dei diritti inalienabili ecco perché, concedetemi
 la citazione, a cinquant’anni dal suo assassinio, Martin Luther King 
diceva che occorre piantare il melo anche sotto le bombe.
È questo il momento giusto!
 
