sabato 5 maggio 2018

Repubblica 5.5.18
Intervista a Jon Lansman
“Basta terza via si vince con la giustizia sociale Corbyn ve lo dimostra”
di Enrico Franceschini,


Di che cosa stiamo parlando
Labour in crescita. L’Ukip scompare avendo esaurito il suo compito con la Brexit e i suoi voti tornano ai conservatori, che tengono. Sono i risultati delle amministrative di ieri in 150 assemblee locali Inghilterra. Ma le proiezioni su scala nazionale (anche se non si votava in Scozia, Galles, Irlanda del Nord) vedono i due maggiori partiti alla pari con il 35%, seguiti dai liberal-democratici (potenziali alleati dei laburisti), con il 16. Un altro passo verso Downing Street per Jeremy Corbyn.
Dal nostro corrispondente

LONDRA «Le politiche che mirano a creare un mondo più giusto possono vincere». Jon Lansman è la mente di Jeremy Corbyn. Come leader di Momentum, l’organizzazione giovanile del Labour, è stato l’artefice della sorprendente vittoria di Corbyn in due primarie per la leadership del partito e della sua inaspettata affermazione alle politiche dello scorso anno.
Ora entrato nella direzione laburista, il capo dei giovani della sinistra britannica ha 60 anni: ma la barba lunga, l’abbigliamento casual e la passione gli danno l’aria dell’eterno ragazzo. «Spero che la Gran Bretagna resti nell’unione doganale, nel mercato comune e magari anche nella Ue», rivela a Repubblica parlando della Brexit. «La speranza — spiega — è un grande energetico».
Speranza di cosa, signor Lansman?
«Di una società più egualitaria e più giusta. La mia generazione è cresciuta in un’era di mobilità sociale verso l’alto. Ora abbiamo la mobilità verso il basso, causa di colossale insicurezza per la classe media».
Cosa propone il Labour?
«Che i benefici della rivoluzione digitale e dell’automazione siano condivisi da tutta la società, non solo da pochi giganti globali».
La svolta a sinistra impressa da Corbyn è senza ritorno?
«Il dibattito sulla nostra futura politica è chiuso. Non c’è spazio per un partito di centro. Basta guardare al fallimento dei social-democratici in Europa: la Terza Via non vince più. Le politiche che mirano a trasformare la società possono vincere, come hanno dimostrato Syriza in Grecia, Podemos in Spagna e lo stesso Labour nelle elezioni britanniche del 2017».
Lei è contro l’economia di mercato?
«Per troppo tempo il mercato è stato presentato come la forza in grado di risolvere tutti i problemi della società. In Europa e Nord America non li ha risolti».
Quale è il segreto del successo di Momentum?
«Me lo chiedono dovunque vada.
Ma non c’è alcun segreto. La spiegazione è che per troppi anni le voci autenticamente di sinistra sono state marginalizzate. Poi è arrivato Corbyn e per i giovani è stato una boccata d’aria fresca».
Il business vi vede come il diavolo.
«Il business non deve avere paura di noi. È nell’interesse del business avere un governo che investe in un’economia produttiva. Non siamo contro il business. Siamo critici di monopoli globali come Apple, che estraggono profitti per una minuscola minoranza e non pagano tasse a sufficienza».
Se andate al governo, con i vostri programmi, indebiterete lo stato.
«Prendere soldi in prestito per costruire infrastrutture e case popolari è una politica ragionevole.
Se un debito ha un bene corrispondente, è giustificato».
Le danno del marxista.
«Non lo sono. Ma Marx ha dato un rilevante contributo al pensiero politico. Ci sono delle verità in quello che dice sui conflitti di classe».
Lei e Corbyn siete davvero contro la Brexit?
«Ho votato per rimanere nell’Unione Europea e non ho cambiato idea. Continuo a credere che la Ue sia l’opzione migliore per la Gran Bretagna. Ma c’è stato un referendum, per quanto discutibile, e Corbyn ne rispetta il risultato democratico. Tuttavia non credo che il governo conservatore concluda un accordo di buon senso. La mia speranza è che resteremo nell’unione doganale e nel mercato comune. E perfino nella Ue, se otterremo un nuovo mandato popolare».
Si dice anche che lei abbia sete di potere.
«Non ho ambizioni personali. Anni fa ho tentato di candidarmi a deputato, ma la morte di mia moglie per un cancro al seno ha cambiato la mia vita, dando la priorità a tirare su i miei figli.
Quando succedono queste cose, la prospettiva cambia».