Repubblica 30.5.18
I filosofi
Remo Bodei
Pensare e scegliere Che cosa succede se la mente abdica
Chi controllerà l’intelligenza artificiale, dice Putin, conquisterà il mondo
Secondo una ricerca in futuro oltre 800 lavori “umani” saranno soppiantati dalle macchine
di Laura Montanari
Bodei:
come cambia la coscienza destituita del potere di decidere Ferraris: Ma
vogliamo davvero difenderci dalla mobilitazione totale?
Ci sarà ancora bisogno di noi?
Nelle
fabbriche e più in generale nel lavoro, resteremo una risorsa, noi
umani con le nostre piccole imperfezioni? Continueranno a essere utili
le nostre mani? Ci dovremo rassegnare a dialogare con le macchine anche
nella pausa pranzo?
Nella gabbia di queste domande davanti a
società industrializzate che declinano il futuro in direzione dei robot e
dell’intelligenza artificiale, il dibattito è aperto e l’ansia in
crescita. Il mondo del lavoro ha sempre vissuto di rivoluzioni e
cambiamenti. Ma adesso lo scenario è diverso: per secoli abbiamo creato
macchine che erano nostre braccia, mai macchine che fossero anche il
nostro cervello. «Nel mondo antico le macchine erano un giocattolo,
qualcosa che generava stupore, con Galileo Galilei assumono invece un
aspetto razionale, ma la svolta è con Leibniz perché per la prima volta
nelle calcolatrici il pensiero umano diventa cieco, senza immagine. Un
quadrato lo posso immaginare; un chiliagono, figura con mille lati, non
riesco a immaginarmelo», racconta Remo Bodei, professore emerito di
filosofia all’università di Pisa ed esperto di memoria e di identità nel
tempo moderno. Bodei terrà una conferenza (2 giugno, sala Filarmonica
ore 11) su “Quando il logos si fa macchina”, ovvero “Cosa succede alla
coscienza degli individui quando facoltà umane essenziali come
l’intelligenza e la decisione si trasferiscono alle macchine?”.
«Putin ha detto che chi possiederà l’intelligenza artificiale conquisterà il mondo», riprende Bodei.
«Infatti
assistiamo a una corsa alla ricerca in questo campo. La grande
differenza rispetto al passato è che gli uomini non sembrano più i soli
depositari dell’intelligenza e della volontà, però questo non deve
portare a una gigantomachia uomo-macchina per cui da un lato si ha il
vittimismo di chi pensa che le macchine prenderanno il sopravvento,
dall’altro quelli che pensano che le nuove macchine ci permetteranno di
governare di più il mondo».
E il singolo lavoratore che ruolo avrà
in questo sviluppo della tecnologia? Sarà soltanto un controllore? Di
certo alcune mansioni sono esposte al rischio di estinzione, i
traduttori per esempio, i conducenti di auto in un futuro prossimo, se
arriveranno vetture con la guida automatica. Ci sono già robot in grado
di sfornare 400 hamburger all’ora e macchine-polipo con otto tentacoli
in grado di raccogliere rapidamente la frutta dagli alberi o i pomodori
sulle piante.
«Secondo alcuni studi», continua Remo Bodei, «il 47
per cento dei nostri mestieri sarà sostituito. Una società americana di
ricerca calcolava in oltre 800 i lavori “umani” che scompariranno perché
soppiantati dalle macchine. Ma altri si affacceranno. Il problema
consisterà nel vedere come sarà il saldo e prepararsi a una fase in cui i
lavori vecchi spariranno e non verranno immediatamente sostituiti dai
nuovi». Secondo uno studio del McKinsey Global Institute scomparirà,
perché totalmente robotizzato, il 5 per cento degli attuali lavori.
Insomma
prepariamoci ai cambiamenti. A certi siamo già allenati, per esempio
gli smartphone, il web e la posta elettronica ci rendono di fatto sempre
raggiungibili estendendo in qualche modo la nostra reperibilità sul
lavoro. Di questo tema parlerà al Festival (3 giugno, sala Filarmonica ,
ore 11) Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica
all’università di Torino con un intervento su “Tempo di lavoro, tempo di
vita”. Viviamo nell’epoca della mobilitazione totale dove si annulla la
distinzione tra tempo libero e tempo dedicato al lavoro: ci possiamo
difendere?
«La vera domanda», spiega Ferraris, «è: vogliamo
difenderci? Insieme ai telefonini sono cambiati i lavori. Un funzionario
o un impiegato di vecchio stile difficilmente ci risponderà la sera o
durante il weekend, ma quanti ne restano ancora? Gli altri sono soggetti
alla mobilitazione totale e ovviamente se ne lamentano, come prima si
lamentavano della noia della vita d’ufficio o della catena di montaggio,
ma sono sicuro che non vorrebbero tornarci». La rintracciabilità
significa che oggi con le tecnologie il lavoratore è più controllabile,
anzi è teoricamente sempre controllabile. Basta un cellulare o un
qualsiasi altro dispositivo Gps e da remoto si possono “vedere” gli
spostamenti e altri parametri che vanno dall’efficienza,
all’affidabilità. E questo controllo non è nemmeno un’esclusiva dei
lavoratori: «In rete niente è gratis», dice Remo Bodei riferendosi al
fatto che anche quando navighiamo in apparenza gratuitamente, stiamo
pagando qualcuno. Chi?
Chi acquisisce con il nostro permesso i
dati della navigazione e scopre per esempio cosa compriamo al
supermercato quando diamo al cassiere una carta fedeltà, a quali
pubblicità siamo sensibili e a quali no, come viaggiamo, quando
viaggiamo, cosa in generale compriamo o quando ci fermiamo e non
compriamo affatto. Ma tutto questo non è ineluttabile, possiamo ancora
chiedere di prendere posto noi al volante della macchina anche se
avrebbe un prezzo frenare tutto questo. Resta una domanda: è il mondo
che vogliamo?