martedì 1 maggio 2018

Repubblica 1.5.18
In scena
In principio fu Bellocchio. Poi vennero Girone e Lo Cascio
Il racconto dell’eroe
di Roberto Nepoti


Se è vero che il cinema ha la vocazione delle grandi storie e degli eroi, non poteva lasciarsi sfuggire Franco Basaglia, un eroe del nostro tempo protagonista di un’epica battaglia per la liberazione e la dignità dei malati psichiatrici. Basaglia è il protagonista di due opere di fiction in cui compare in prima persona, interpretato da due ottimi attori: Remo Girone e Fabrizio Gifuni. Nella Seconda ombra, diretto nel 2000 da Silvano Agosti, lo psichiatra veneziano si presenta sotto mentite spoglie per verificare le condizioni in cui vivono i pazienti del manicomio di Gorizia, tra elettroshock, lobotomie e camicie di forza. Diventato direttore dell’istituto, collabora con medici, infermieri e pazienti per rinnovare totalmente i rapporti all’interno dell’ospedale, utilizzandone il giardino, prima vietato ai degenti, e abbattendo muri fisici e psicologici. In C’era una volta la città dei matti di Marco Turco ( 2010), miniserie televisiva uscita anche in sala, Basaglia è interpretato da un Fabrizio Gifuni in gran forma, che del dottore riesce a interpretare non solo il lato eroico, ma anche l’umanità e i momenti di fragilità. Il film ripercorre la vicenda basagliana da quando Franco, giovane psichiatra all’Università di Venezia, manifesta le prime insofferenze per la medicina tradizionale. Mandato “ in castigo” a dirigere l’ospedale psichiatrico di Gorizia, dà inizio a quell’autentica rivoluzione che porterà all’abolizione delle terapie violente e di ogni contenzione fisica. Il film lo segue tra Gorizia, Parma e Trieste. Con l’aiuto della moglie Franca Ongaro, Basaglia trasforma quella che era un’istituzione carceraria in un luogo vivibile e aperto alla collaborazione di tutti. Fino alla grande vittoria politica della legge 180, finalmente approvata nel 1978 malgrado infinite polemiche e opposizioni. Marco Turco dirige una fiction emozionante, tra le migliori realizzate dalla tv italiana. L’eroismo produce emulazione, come dimostra l’episodio ambientato nel 1977 della Meglio gioventù di Marco Tullio Giordana ( 2003), film che ripercorre attraverso personaggi emblematici i fatti salienti della recente storia nazionale. Nicola ( Giuseppe Lo Cascio) è un giovane psichiatra che guarda a Basaglia come a un modello ispiratore. Mentre si batte a difesa dei malati ritrova Giorgia, una ragazza conosciuta in passato, rinchiusa nei sotterranei di una casa di cura all’apparenza normale. L’istituto verrà chiuso dalle autorità, mentre Nicola si prenderà cura della giovane con metodi terapeutici ben differenti. Prima del cinema “recitato”, però, era stato il documentario a portare sullo schermo la rivoluzione basagliana. È del 1975 il precoce Matti da slegare, diretto da Marco Bellocchio (all’epoca vicino all’antipsichiatria inglese) assieme a Silvano Agosti, Franco Petraglia e Stefano Rulli per sostenere le tesi di Basaglia e perorare l’abolizione dei manicomi. Girato nell’ospedale psichiatrico di Colorno, in origine era intitolato Nessuno o tutti, suddiviso in tre parti e durava tre ore ( poi ridotte a due ore e un quarto per la distribuzione in sala). Resta ancora da citare, almeno (oltre all’esistenza di diversi documentari per la tv), Eccoli di Stefano Ricci ( 2014), documentario proveniente dalla collezione Osbat- Basaglia e girato nell’ospedale di Gorizia durante gli anni caldi della rivoluzione basagliana e riguardante soprattutto le sedute di musicoterapia. Le scene, riprese in 16mm. da Giorgio Osbat, sono assemblate dal rinomato montatore Jacopo Quadri e accompagnate da un “ sound design” al contrabbasso, in luogo delle musiche originali andate perdute.
Ma Basaglia è stato anche protagonista a teatro: in scena da anni, e ancora in questi giorni, Muri prima e dopo Basaglia è un monologo teatrale interpretato da Giulia Lazzarini. Scritto in occasione dell’entrata in vigore della legge 180 da Renato Sarti (che ne è anche il regista) e basato su testimonianze di prima mano, lo spettacolo è affidato al personaggio reale di Mariuccia Giacomini, infermiera per oltre trent’anni in ospedale psichiatrico “ prima e dopo” Basaglia. Recitando con inflessione triestina, la grande attrice produce momenti di autentica commozione.