martedì 1 maggio 2018

Repubblica 1.5.18
Pd, rivolta anti Renzi “Così ci fa sparire pensa al Nazareno bis”
Martina: quel che è accaduto è grave, si logora chi guida il partito Anche Franceschini rompe. L’ex leader: ho il dovere di dire la mia
di Concetto Vecchio


Roma «La mia sensazione, vedendolo in tv da Fabio Fazio, è che Matteo Renzi abbia voluto prefigurarsi l’opzione di un sostegno esterno a un governo di minoranza del centrodestra che faccia le riforme: un Nazareno bis». Sono questi i sospetti che il segretario reggente del Pd Maurizio Martina confida a sera ai collaboratori più stretti.
È un’altra giornata da psicodramma per il Partito democratico, irrimediabilmente diviso tra due partiti, i renziani di stretta osservanza, e il nuovo asse legato a Martina- Franceschini, che crede nel dialogo con l’M5S. Martina alle tre del pomeriggio non ce la fa a trattenersi: « Ciò che è accaduto in queste ore è grave, nel metodo e nel merito. Così un partito rischia l’estinzione». Due ore dopo un tweet del ministro Dario Franceschini salda l’asse tra i due: « Dalle sue dimissioni Renzi si è trasformato in un Signornò, disertando ogni discussione collegiale e smontando quello che il suo partito stava cercando di costruire. Un vero leader rispetta una comunità anche quando non la guida più» . L’hashtag “ Franceschini” diventa trending topic.
I renziani, che in mattinata, con in testa Michele Anzaldi, avevano esultato compatti per il tonfo M5S in Friuli, ora bersagliano il ministro della Cultura; il resto del partito, da Goffredo Bettini a Cesare Damiano, da Sergio Lo Giudice a Andrea Orlando, si schiera a difesa di Martina. Entrambi gli schieramenti usano D’Alema come “ paradigma del male”: la renziana Anna Rita Leonardi, già candidata sindaca di Platì, twitta: «Franceschini come un D’Alema qualunque». L’ex deputato Dario Ginefra: « Renzi ha assunto le sembianze di D’Alema» . Tra queste due fazioni Piero Fassino prova fare il pontiere: « Dalla Direzione è indispensabile che si esca con un chiarimento che consenta a Martina di guidare il partito con autorevolezza. Non c’è vita lunga con due strategie concorrenti e due centri di direzione».
Martina annuncia che non si dimetterà, « mi sfiducino loro in direzione», giudica «un autogol» l’uscita di Renzi, perché rischia di essere un’accelerazione verso il voto: « Un’evenienza che per noi sarebbe devastante» , confida a un amico. « Capisco i dubbi sull’alleanza con i Cinquestelle, anche io ne avevo, ma era una strada politica che andava percorsa, invece un patto col centrodestra ci riporta indietro a una stagione che pensavamo archiviata per sempre». Come potranno convivere queste due anime in futuro è difficile pronosticarlo. Dice Martina: «Pongo una questione politica: siamo o no ancora una comunità dove si prendono collegialmente le decisioni?». Nel clima dei sospetti che tutto intossica gli antirenziani fanno trapelare la voce che Renzi sapeva in realtà della lettera aperta al Pd di Di Maio, che tra i due c’era addirittura un’intesa: poi Renzi, con un colpo di teatro, avrebbe rovesciato il tavolo per dispetto.
Alle 20 su Twitter irrompe Renzi, che posta il video dell’intervista a “ Che tempo che fa”: « Ho il dovere, non solo il diritto, di illustrare le mie scelte agli elettori. Rispetto chi nel Pd vuole andare a governare con # M5s, ma credo sarebbe un grave errore» . In un baleno centinaia di commenti si affollano sotto il tweet: un derby tra sostenitori dell’ex premier ( « tieni duro, quelli pensano alle poltrone!» ) e suoi critici, imbufaliti per un’uscita che « ha svuotato di significato la Direzione». Secondo Martina l’uscita di Renzi stavolta ha sconcertato molti sostenitori, poiché ormai appare chiaro il disegno di segare le gambe agli avversari di turno. « Una tecnica di logoramento adottata con Gentiloni, che ora si ripete con me».
«Portare la discussione fuori dalle sedi di partito – attacca l’europarlamentare David Sassoli – mette in discussione il pluralismo interno». «Quale estinzione, il Pd ora ha ripreso vigore» , taglia corto il senatore Davide Faraone. Un dialogo tra sordi. Fuori dalla mischia, l’ex tesoriere Ugo Sposetti, non le manda a dire: «È il momento della battaglia politica contro il “ delinquente” che ha distrutto la sinistra. Lo dico a Franceschini e Martina: queste lotte irrobustiscono. Nei territori il Pd è morto, le sedi sono chiuse, devono ringraziare che si sia votato solo in due regioni. Perché la Rai ha permesso che Renzi sabotasse un percorso che aveva anche il consenso del Colle?». A tarda sera la parola Signornò scale le gerarchie di Twitter. Un partito senza pace.