Repubblica 19.5.18
La mobilitazione degli ultraconservatori
Il network anti-aborto
di Maria Novella De Luca
Di
certo i partecipanti non saranno “centomila, tanti quanti gli aborti
eseguiti ogni anno in Italia” come invece auspicherebbero (gonfiando le
cifre) gli organizzatori pro-life della “Marcia per la vita”, Eppure
questa edizione 2018 che precede di tre giorni l’anniversario
dell’approvazione della legge sull’aborto — era il 22 maggio del 1978,
quarant’anni fa — ha un significato che va ben al di là della manciata
di attivisti che oggi sfileranno per le strade di Roma. Con tutto il
corollario grottesco di croci, stendardi, immagini di feti uccisi e
gigantografie di gravidanze avanzate con scritte shock come quelle
apparse ( e spesso rimosse) ovunque in Italia. La novità è che
l’anniversario della 194 non soltanto ha inasprito i toni dei movimenti
antiabortisti, ma ha svelato l’esistenza, anche nel nostro paese, di un
vero e proprio network di organizzazioni ultraconservatrici decise a
“ripristinare l’ordine naturale” della famiglia.
Un network
mondiale però, i cui obiettivi, alcuni dichiarati altri segreti, sono la
lotta senza quartiere non soltanto all’aborto, ma anche al divorzio,
alle tecniche di riproduzione assistita, all’eutanasia, al testamento
biologico e naturalmente alle unioni civili ma soprattutto alle “
famiglie gay”, viste come l’attacco più violento all’”ordine naturale”.
Chi sono? Alcuni gruppi sono noti, il “Comitato difendiamo i nostri
figli” di Massimo Gandolfini o “Generazione Famiglia”, “Manif pour tous”
o la onlus “ Pro Vita” di Toni Brandi, che vanta stretta amicizia con
il leader di Forza Nuova, Roberto Fiore. Da poco è sbarcata da noi
l’agguerritissima “Citizengo” ricca multinazionale prolife, fondata in
Spagna da Ignacio Arsuaga, nipote di un generale franchista, il cui
portavoce italiano è Filippo Savarese. Dietro di loro il “ Movimento per
la vita”, l’armata bianca del “Cammino catecumenale” fondato da Kiko
Arguello e tutta la galassia dei cattolici italiani integralisti. C’è un
disegno assai più vasto. Gli esponenti di questi movimenti, i cui fari
sono Orbán, Putin e Trump, si riuniscono ciclicamente in consessi
internazionali in cui mettono a punto strategie concordate per “
ripristinare l’ordine naturale” della famiglia. Agendo come falangi
organizzate ovunque ce ne sia bisogno. Basta pensare alle storie del
piccolo Charlie Gard o Alfie Evans, bambini condannati da malattie
atroci e per i quali l’Inghilterra aveva deciso di interrompere le cure.
Nel caso di Alfie, tra gli altri, a orchestrare il “climax” emotivo sul
destino del piccolo, c’erano gli italiani di ProVita. Esiste in
particolare un progetto, “Agenda Europa” rivelato da un libro bianco
scritto da Neil Datta, segretario dell’Eppf, (European Parlamentary
Forum on Population and Development). “Agenda Europa” di cui fa parte
l’Udc Luca Volontè, è esattamente un network di associazioni
integraliste, appoggiato dai movimenti di estrema destra, in Italia come
in Ungheria, in Russia, in Polonia.
La strategia di “ Agenda
Europa”, mira pubblicamente a fare “ lobby contro il genocidio
dell’aborto, l’eutanasia, le famiglie omosessuali dove le vere vittime
sono i bambini”. In termini concreti, il sogno di queste organizzazioni
teocon, ( i cui estremisti negli States uccidevano i medici abortisti),
foraggiate da oligarchi e finanzieri ultracattolici, è quello di
abolire, prima di tutto, l’interruzione di gravidanza legale. Alcuni
loro esponenti sono oggi in Parlamento, Simone Pillon eletto con la
Lega, ma possono contare sul sostegno di Fratelli d’Italia e di un pezzo
di Forza Italia. Considerano un successo la nuova legge polacca che ha
quasi reso l’aborto illegale, puntano al fallimento del referendum in
Irlanda. Adesso mirano all’Italia, culla della Chiesa sì, ma
“pericolosamente” aperta oggi ai diritti civili. E dove la legge 194 è
comunque ancora ben salda seppure assai male applicata.