Repubblica 19.5.18
Tragedia a Pisa
Giorgia, dimenticata in auto Il padre: pensavo fosse al nido
Aveva un anno, trovata morta dopo sette ore. “ È colpa mia, ero sicuro di averla accompagnata”
di Laura Montanari
Pisa
Ogni volta sembra incredibile, ogni volta sembra l’ultima. È successo
ancora: un’auto parcheggiata, i finestrini chiusi, la bambina sigillata
dentro, agganciata al seggiolino. La fretta di entrare al lavoro, una
mattina che sembra la fotocopia sincronizzata di mille altre. E invece.
Aveva poco meno di un anno Giorgia ed è morta in macchina, lì dentro la
Peugeot grigia che è rimasta parcheggiata all’ingresso della
Continental, una fabbrica di componenti per auto di San Piero a Grado,
periferia sud di Pisa. Doveva essere all’asilo, ma il padre l’ha
dimenticata dentro la vettura. Sette ore, un tragico blackout.
Nel
primo pomeriggio la mamma dà l’allarme quando va all’asilo e le
educatrici le dicono che la piccola non si è vista, nessuno l’ha
portata. Chiama subito il marito: « Giorgia non c’è, cosa è successo? » .
E lui, dalla palazzina degli uffici dove lavora come ingegnere, lancia
un urlo e corre fuori, diretto verso la sua Peugeot. « Chiamava la
bambina » , racconta un collega. Grida e pianti. La sirena, l’ambulanza
che arriva a San Piero, fra la ferrovia e la base americana di Camp
Darby. Una corsa contro il tempo, ma è già troppo tardi. La piccola non
respira già più. L’auto era sotto il sole. Vicino agli alberi, ma sotto
il sole. E non è servita a niente la tendina con gli orsetti incollata
al vetro posteriore. « È colpa mia, è colpa mia», il padre non si dà
pace. Mani fra i capelli, lacrime. Lo shock. Va avanti e indietro per il
piazzale asfaltato. Dice che pensava di averla accompagnata all’asilo,
era sicuro di averla accompagnata all’asilo. Una tragedia che si ripete.
Arrivano
i carabinieri, la scientifica, il pm della procura di Pisa Giancarlo
Domiijanni. Viene aperta un’inchiesta, il reato ipotizzato è omicidio
colposo, gli accertamenti sono di routine. Più avanti si deciderà se e
come procedere. Facce sconvolte, nessuna voglia di parlare dietro al
cancello blu della fabbrica. I colleghi di lavoro allargano le braccia: «
Una persona per bene, un genitore premuroso e affettuoso » , poi filano
via. Un altro: « Ci hanno avvertito mentre eravamo nel laboratorio ».
L’auto
era parcheggiata vicino ad altre. Ma nessuno ha notato niente. Dalle
8.30 del mattino alle tre di pomeriggio, Giorgia è rimasta chiusa
nell’abitacolo. « L’ultima persona da cui potresti aspettarti una cosa
del genere», dice in lacrime il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, che
lo conosce bene quel padre, ingegnere quarantenne, compagno di partito
nel Pd. È segretario di un piccolo circolo, quello di Riglione, frazione
di Pisa a ridosso di Cascina, il paese in cui tutta la famiglia si è
trasferita dal Grossetano. «Ci siamo soltanto abbracciati — riprende il
sindaco — Siamo piegati dal dolore, abbiamo sospeso le iniziative della
campagna elettorale pd per due giorni». A Pisa si vota per le
amministrative il 10 giugno.
Era già successo in Toscana meno di
un anno fa, un caso analogo: a Castelfranco di Sopra, in provincia di
Arezzo. Allora era stata una mamma che andava al lavoro in Comune e
l’auto era parcheggiata nella piazza principale del paese. La donna è
risalita in macchina a fine turno, convinta di andare a riprendere la
figlia di 18 mesi, ma nel fare retromarcia l’ha vista esanime sul
seggiolino posteriore. E l’anno prima il blackout era successo a
Michela, una mamma di Vada ( Livorno) che era andata ad aprire il suo
negozio di pescheria. Stesso lutto, stessa archiviazione. Michela ha
creato un’associazione che porta il nome di sua figlia, Gaia, e sta
sperimentando un registro digitale per alcuni asili con un badge che
invia un sms a genitori e nonni in caso di assenza: « Vorrei che nel
nome di Gaia si potessero salvare altri bambini », ha detto qualche
tempo fa.