La Stampa 9.5.18
Il Sessantotto è morto, viva il Sessantotto
Immagini per rivivere il mito
“Dreamers” al Museo di Roma: la storia multimediale di un’utopia
di Flavia Amabile
I
Dreamers sono i sognatori: Bob Kennedy che accusa il pil di non
riuscire a misurare la gioia dei bambini che giocano, Martin Luther King
che marcia per i diritti civili, Pier Paolo Pasolini che simpatizza con
i poliziotti e non con gli studenti dopo gli scontri di Valle Giulia. I
sognatori sono morti ammazzati, ma i loro sogni sono ancora ben
presenti fra noi nonostante sia trascorso mezzo secolo: ne è zeppo il
libro delle firme della mostra «Dreamers» sul Sessantotto, inaugurata il
5 maggio al Museo di Roma in Trastevere e aperta fino al 2 settembre
2018, curata a cura dell’Agi-Agenzia Italia. In questi primi giorni è
stata presa d’assalto da centinaia di persone, i famigerati
sessantottini, ma non solo: tutti lasciano un ricordo trasformando le
pagine bianche all’ingresso del museo in una mostra nella mostra, il
sogno dei sognatori.
È l’effetto del Sessantotto, uno degli anni
più incredibili, iniziato con il terremoto del Belice, proseguito con le
università occupate, gli scontri, i cortei, le morti di Robert Kennedy e
di Luther King, con la preparazione dello sbarco sulla Luna, e l’unica
vittoria della Nazionale di calcio agli Europei. È l’effetto di questa
mostra che non è solo una mostra, è un insieme di oggetti, voci,
immagini, cifre, parole che provano a raccontare le storie di
rivoluzionari, visionari, e ostinati cacciatori di utopie ma anche di
mettere in ordine cronologico, in stile giornalistico, gli eventi del
1968 che segnarono per sempre la storia, il costume e la cultura del
mondo intero.
Alla fine si tratta di un viaggio attraverso 178
immagini, tra le quali più di 60 inedite; 19 archivi setacciati in
Italia e all’estero; 15 filmati originali che ricostruiscono più di 210
minuti della nostra storia di cui 12 minuti inediti; 40 prime pagine di
quotidiani e riviste riprese dalle più importanti testate nazionali, La
Stampa compresa. E, inoltre, c’è una ricercata selezione di memorabilia:
oltre al juke-box anche un ciclostile, una macchina da scrivere
Valentine, la Coppa originale vinta dalla Nazionale italiana ai
Campionati europei, la maglia della nazionale italiana indossata da
Tarcisio Burgnich durante la finale con la Jugoslavia, la fiaccola delle
Olimpiadi di Città del Messico.
L’idea di «Dreamers» è di
Riccardo Luna, direttore dell’Agi e curata a quattro mani con Marco
Pratellesi, condirettore dell’agenzia. L’obiettivo è riproporre un
percorso cronologico attraverso gli eventi di quell’anno da raccontare
attraverso immagini, video e suoni affrontando gli aspetti più politici
ma anche quelli di società, dalla Dolce Vita al calcio.
«Questa
non è una mostra sul passato ma sul futuro - avverte Riccardo Luna nel
catalogo della mostra -. Sul futuro che sognava l’ultima generazione che
non ha avuto paura di cambiare tutto per rendere il mondo migliore. Che
si è emozionata e mobilitata per guerre lontane; che ha sentito come
proprie ingiustizie subite da altri; che ha fatto errori, certo, ha
sbagliato, si è illusa, è caduta, ma ha creduto, o meglio, ha capito che
la vera felicità non può essere solo un fatto individuale ma
collettivo, perché se il tuo vicino soffre non puoi non soffrire anche
tu. Nessuno si salva da solo. Quello che ci ha colpito costruendo questa
mostra, sfogliando le migliaia di foto che decine di agenzie e archivi
ci hanno messo a disposizione con una generosità davvero stupefacente,
come se tutti sentissero il dovere di contribuire alla ricostruzione di
una storia che riguarda i nostri figli molto più che i nostri genitori».