La Stampa 8.5.18
Dalla fantascienza al Pentagono
Gli Usa puntano sugli sciami di droni
I robot salvano la vita ai soldati, ma suscitano dubbi etici
di Paolo Mastrolilli
Fino
a ieri li avevamo visti nei sogni della fantascienza, oppure in
spettacolari esibizioni, come quella organizzata a febbraio per la
cerimonia di apertura delle olimpiadi invernali di Pyeongchang. Gli
sciami di droni, però, stanno diventando una realtà anche nel settore
della Difesa, dove il Pentagono ha deciso di investire diversi milioni
di dollari per svilupparli come armi, o come sistemi di protezione.
Gli
spettatori di tutto il mondo sono rimasti a bocca aperta, quando nel
febbraio scorso 1218 droni Shooting Star della Intel hanno illuminato il
cielo notturno di PyeongChang, muovendosi in coordinazione come
ballerini su un palcoscenico, per disegnare i Cerchi olimpici e le
immagini degli atleti degli sport invernali. Questa stessa tecnologia,
però, è da diversi anni allo studio dei militari, che la considerano una
risorsa fondamentale per vincere le guerra del futuro. Infatti
l’agenzia del Pentagono per lo sviluppo e la ricerca tecnologica, cioè
quella «Darpa» già famosa per aver creato Internet, ad aprile ha firmato
un contratto da 38,6 milioni di dollari con la compagnia Dynetics di
Huntsville, in Alabama, affinché nei prossimi 21 mesi sviluppi il
software per gestire gli «swarming drone». Nello stesso tempo la Kratos
di San Diego si occuperà di costruire i piccoli apparecchi «sciamanti».
L’operazione si chiama «Gremlins». Lo scopo è metterli in condizione di
decollare tutti insieme dalle navi o dagli aerei, raggiungere e colpire
gli obiettivi, e tornare in sicurezza da dove erano partiti. Una
rivoluzione della strategia bellica, che consentirebbe di asfissiare il
nemico con ondate incessanti di attacchi, senza mettere a rischio
neppure una vita umana. Anzi, gli sciami potrebbero accompagnare gli
aerei pilotati dalle persone, per prendere il fuoco nemico al loro posto
e quindi proteggerli.
Questo genere di tecnologia è appartenuta
finora alla fantascienza, ed esistono diversi filmati che danno un’idea
della sua efficacia e spietatezza. Una volta che un drone è stato
programmato per centrare un obiettivo, non si ferma finché non lo
colpisce, o non viene abbattuto. Una ferocia computerizzata che ha
sollevato anche diversi dubbi etici, nel caso in cui le macchine
sfuggissero al controllo degli esseri umani, oppure finissero nelle mani
di hacker nemici o intenzionati ad usarle come strumenti terroristici.
La strada però è segnata, soprattutto nel campo dei conflitti tra grandi
potenze, perché chi non si doterà dei mezzi basati sulla robotica e
l’intelligenza artificiale, sarà destinato ad accumulare uno svantaggio
tecnologico che lo condannerà sempre alla sconfitta. Il progetto
«Gremlins» infatti fa parte del programma «Third Offset», che ha già
cominciato a provare i prototipi.