La Stampa 6.5.18 Prima pagina
Il Papa, la fede e il primato sul marxismo
Dipendiamo da Dio, il marxismo sbaglia a negarlo
Francesco presenta il libro di Ratzinger su fede e politica “Il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo”
di papa Francesco
Il
rapporto tra fede e politica è uno dei grandi temi da sempre al centro
dell’attenzione di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI e attraversa l’intero
suo cammino intellettuale e umano.
L’esperienza diretta del
totalitarismo nazista lo porta sin da giovane studioso a riflettere sui
limiti dell’obbedienza allo Stato a favore della libertà dell’obbedienza
a Dio: «Lo Stato – scrive in questo senso in uno dei testi proposti –
non è la totalità dell’esistenza umana e non abbraccia tutta la speranza
umana. L’uomo e la sua speranza vanno oltre la realtà dello Stato e
oltre la sfera dell’azione politica. Ciò vale non solo per uno Stato che
si chiama Babilonia, ma per ogni genere di Stato. Lo Stato non è la
totalità. Questo alleggerisce il peso all’uomo politico e gli apre la
strada a una politica razionale. Lo Stato romano era falso e
anticristiano proprio perché voleva essere il totum delle possibilità e
delle speranze umane. Così esso pretende ciò che non può; così falsifica
ed impoverisce l’uomo. Con la sua menzogna totalitaria diventa
demoniaco e tirannico».
Successivamente, anche proprio su questa
base, a fianco di San Giovanni Paolo II egli elabora e propone una
visione cristiana dei diritti umani capace di mettere in discussione a
livello teorico e pratico la pretesa totalitaria dello Stato marxista e
dell’ideologia atea sulla quale si fondava.
Il marxismo
Perché
l’autentico contrasto tra marxismo e cristianesimo per Ratzinger non è
certo dato dall’attenzione preferenziale del cristiano per i poveri:
«Dobbiamo imparare – ancora una volta, non solo a livello teorico, ma
nel modo di pensare e di agire – che accanto alla presenza reale di Gesù
nella Chiesa e nel sacramento, esiste quell’altra presenza reale di
Gesù nei più piccoli, nei calpestati di questo mondo, negli ultimi, nei
quali egli vuole essere trovato da noi» scrive Ratzinger già negli anni
Settanta con una profondità teologica e insieme immediata accessibilità
che sono proprie del pastore autentico. E quel contrasto non è dato
nemmeno, come egli sottolinea alla metà degli anni Ottanta, dalla
mancanza nel Magistero della Chiesa del senso di equità e solidarietà;
e, di conseguenza, «nella denuncia dello scandalo delle palesi
disuguaglianze tra ricchi e poveri – si tratti di disuguaglianze tra
paesi ricchi e paesi poveri oppure di disuguaglianze tra ceti sociali
nell’ambito dello stesso territorio nazionale che non è più tollerato».
Il
profondo contrasto, nota Ratzinger, è dato invece – e prima ancora che
dalla pretesa marxista di collocare il cielo sulla terra, la redenzione
dell’uomo nell’aldiquà– dalla differenza abissale che sussiste riguardo
al come la redenzione debba avvenire: «La redenzione avviene per mezzo
della liberazione da ogni dipendenza, oppure l’unica via che porta alla
liberazione è la completa dipendenza dall’amore, dipendenza che sarebbe
poi anche la vera libertà?».
E così, con un salto di trent’anni,
egli ci accompagna alla comprensione del nostro presente, a
testimonianza dell’immutata freschezza e vitalità del suo pensiero. Oggi
infatti, più che mai, si ripropone la medesima tentazione del rifiuto
di ogni dipendenza dall’amore che non sia l’amore dell’uomo per il
proprio ego, per «l’io e le sue voglie»; e, di conseguenza, il pericolo
della «colonizzazione» delle coscienze da parte di una ideologia che
nega la certezza di fondo per cui l’uomo esiste come maschio e femmina
ai quali è assegnato il compito della trasmissione della vita;
quell’ideologia che arriva alla produzione pianificata e razionale di
esseri umani e che – magari per qualche fine considerato «buono» –
arriva a ritenere logico e lecito eliminare quello che non si considera
più creato, donato, concepito e generato ma fatto da noi stessi.
I «diritti apparenti»
Questi
apparenti «diritti» umani che sono tutti orientati all’autodistruzione
dell’uomo – questo ci mostra con forza ed efficacia Joseph Ratzinger –
hanno un unico comune denominatore che consiste in un’unica, grande
negazione: la negazione della dipendenza dall’amore, la negazione che
l’uomo è creatura di Dio, fatto amorevolmente da Lui a Sua immagine e a
cui l’uomo anela come la cerva ai corsi d’acqua (Sal 41). Quando si nega
questa dipendenza tra creatura e creatore, questa relazione d’amore, si
rinuncia in fondo alla vera grandezza dell’uomo, al baluardo della sua
libertà e dignità.
L’uomo e Dio
Così la difesa dell’uomo e
dell’umano contro le riduzioni ideologiche del potere passa oggi ancora
una volta dal fissare l’obbedienza dell’uomo a Dio quale limite
dell’obbedienza allo Stato. Raccogliere questa sfida, nel vero e proprio
cambio d’epoca in cui oggi viviamo, significa difendere la famiglia.
D’altronde già San Giovanni Paolo II aveva ben compreso la portata
decisiva della questione: a ragione chiamato anche il «Papa della
famiglia», non a caso sottolineava che «l’avvenire dell’umanità passa
attraverso la famiglia» (Familiaris consortio, 86). E su questa linea
anche io ho ribadito che «il bene della famiglia è decisivo per il
futuro del mondo e della Chiesa» (Amoris laetitia, 31).
Così sono
particolarmente lieto di potere introdurre questo secondo volume dei
testi scelti di Joseph Ratzinger sul tema «fede e politica». Insieme
alla sua poderosa Opera omnia, essi possono aiutare non solo tutti noi a
comprendere il nostro presente e a trovare un solido orientamento per
il futuro, ma anche essere vera e propria fonte d’ispirazione per
un’azione politica che, ponendo la famiglia, la solidarietà e l’equità
al centro della sua attenzione e della sua programmazione, veramente
guardi al futuro con lungimiranza.