sabato 5 maggio 2018

La Stampa 5.5.18
La rivincita delle poliziotte palestinesi
“A piccoli passi batteremo i pregiudizi”
Formato un primo nucleo dai carabinieri per tutelare donne e minori
di Giordano Stabile


Tasneem ha 22 anni, il volto da bambina che il fazzoletto beige mette ancora più in risalto, e lo sguardo battagliero. L’hijab le cade sulle spalle, copre a metà la mostrina della giacca militare, come se ancora un accenno di timidezza le impedisse di mostrarsi in pieno quello che è, una delle prima 14 donne poliziotte palestinesi a essere formata dai carabinieri, nella più importante scuola per le forze di sicurezza in Cisgiordania, a Gerico. Lei e le sue compagne, tutte poco più che ventenni, andranno a costituire un nucleo di eccellenza, impegnato su un doppio fronte. La garanzia dell’ordine in uno dei luoghi più ad alta tensione al mondo e la difesa delle donne e dei minori in una società araba ancora conservatrice e maschilista.
«Non è stato facile scegliere questa strada - ammette -. Mia madre mi incoraggiava, ma per mio padre era inconcepibile, per un po’ non mi ha parlato. Alla fine si è convinto, e adesso è orgoglioso di me, come se fossi un figlio maschio». Tasneem ha frequentato l’Accademia militare all’Università Al-Ittihad e appena finiti gli studi è stata scelta per questo corso unico nel Medio Oriente, perché incentrato sulle questioni di genere. «La condizione della donna qui è ancora difficile - continua -, la tradizione ha molta influenza, ma a piccoli passi si può cambiare. Io mi sento una doppia responsabilità: difendere la mia patria, la Palestina, e difendere i più deboli, donne e bambini».
Un’occasione imperdibile, perché la qualità della missione Miadit, che ha formato dal 2014 1600 uomini della polizia civile e della polizia militare palestinese, è riconosciuta in tutto il mondo. Nei grandi edifici grigi alla periferia di Gerico è stato così trovato posto per un corso tagliato su misura per le particolari condizioni delle donne palestinesi, e l’iniziativa è stata inaugurata mercoledì dal console generale d’Italia a Gerusalemme, Fabio Sokolowicz, assieme ai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri della missione Miadit e a esponenti palestinesi.
L’iniziativa è nata da un’idea del consolato «per mettere le attività della Miadit in continuità con l’azione della nostra cooperazione sui temi di genere». All’interno delle iniziative dell’Unione europea, il nostro Paese ha il ruolo di «guida» nello sviluppo economico, la salute e appunto le questioni di genere, mentre i carabinieri hanno una funzione fondamentale nella formazione delle forze di sicurezza, che ormai contano quasi 30 mila uomini. Le donne, come nella maggior parte dei Paesi arabi, sono un piccola minoranza, poche centinaia e senza ruoli di comando.
Per questo il comando dei carabinieri ha voluto inviare dal Centro di eccellenza per le unità di polizia di stabilità una esperta di genere, il capitano Vincenza Chiacchierini, che ha illustrato le linee guida del corso, ispirate dalla risoluzione 1325 dell’Onu. «Donne e bambini sono di gran lunga i soggetti più esposti e a rischio nei conflitti. Formare donne che proteggono donne e bambini è fondamentale se vogliamo non soltanto la pace ma anche uno sviluppo equilibrato». Il corso sarà ripetuto e ampliato e punta a fare delle donne poliziotto, uno dei pilastri di un futuro Stato palestinese, se e quando nascerà.
È una goccia in un mare in tempesta. Le tensioni con Israele sono ai massimi da quattro anni e si avvicinano le date del 14 maggio, quando l’ambasciata americana sarà spostata a Gerusalemme, e del 15 maggio, giorno dell’indipendenza per Israele ma della Nabka, il «disastro», per i palestinesi. Si annunciano manifestazioni di massa anche in Cisgiordana. Le fazioni sono più divise che mai, con Al-Fatah del presidente Abu Mazen in rotta totale con Hamas, in calo nei consensi e messo nell’angolo dalle decisioni americane. Le 14 ragazze con l’hijab e la divisa, timide e orgogliose per aver vinto già la loro prima battaglia contro i pregiudizi, sono in controtendenza. E forse un modello per pensare un futuro diverso.