La Stampa 1.5.1
Emilio Lussu: in prigione voglio soltanto La Stampa
“Rappresenta
l’opinione costituzionale e legalitaria”: trovata una lettera dello
scrittore antifascista scritta nel 1926 dal carcere di Cagliari
di Nicola Pinna
Chiedeva
una penna, un calamaio e carta «da scrivere in quantità sufficiente».
Poi libri e possibilmente anche un giornale. Ma non uno qualsiasi. E lo
specifica con chiarezza, Emilio Lussu. Nella sua lettera al Procuratore
del Re, scritta dal carcere di Cagliari il 3 novembre del 1926, spiega
bene questa sua richiesta: «Il sottoscritto si limita a chiedere la
lettura del giornale La Stampa, edito a Torino, che notoriamente
rappresenta l’opinione costituzionale e legalitaria».
Il rischio, e
Emilio Lussu lo sapeva bene, era quello che in cella arrivassero i
giornali di propaganda. E se è vero che la lotta antifascista gli era
già costata le manette, per arrivare poi al confino, l’eroe sardo della
Prima guerra mondiale non voleva di certo ritrovarsi costretto a leggere
dietro le sbarre le notizie messe in circolo dal regime. Per questo
sperava di ottenere solo una concessione: non quella di avere «un
giornale di sinistra», ma soltanto La Stampa. Un quotidiano che
dell’indipendenza ha fatto la sua forza lungo i 151 anni di storia, pur
tra i pesanti limiti imposti dal regime durante il periodo fascista.
Durante
la detenzione all’interno del carcere di Buoncammino a Cagliari, tra il
31 ottobre del 1926 e il 22 ottobre dell’anno dopo, Emilio Lussu ha
scritto alcune delle pagine della sua ricca produzione letteraria. Ma
anche molte lettere, ai parenti, al direttore del penitenziario, che in
quel periodo era Attilio Murru Mameli. Quella del 3 novembre, nella
quale chiede di poter leggere La Stampa, era rimasta nascosta per quasi
100 anni negli archivi della casa circondariale. Dimenticata, anzi
trascurata, tra milioni di carte che meriterebbero di essere esposte in
un museo.
A recuperarla, qualche mese fa, è stata la famiglia di
Lussu, continuamente impegnata nella ricostruzione del grande impegno
politico e culturale del fondatore del Partito sardo d’Azione, il primo
movimento indipendentista sardo, unica forza politica che in Sardegna
riuscì a contrastare l’avanzata del fascismo. Dell’autore di Un anno
sull’altipiano restano tante testimonianze del lungo cammino letterario.
A partire proprio dal racconto della sua avventura nelle trincee della
Prima guerra mondiale, con la divisa da ufficiale delle Brigata Sassari:
un libro tradotto in molte lingue e considerato una delle opere più
importanti del Novecento italiano.