La Stampa 19.5.18
I vescovi cileni si dimettono dopo l’inchiesta
sulla pedofilia
di Andrea Tornielli
Non
ci sono precedenti di decisioni simili nella storia della Chiesa: i
vescovi di un’intera nazione, il Cile, si sono dimessi rimettendo il
mandato nelle mani del Papa. È l’esito clamoroso avvenuto dopo i quattro
incontri dei 34 pastori cileni, convocati in Vaticano dal Pontefice,
per discutere dello scandalo degli abusi sui minori e delle coperture e
insabbiamenti che li hanno accompagnati. Ciò non si significa che ora la
Chiesa cilena non ha più vescovi in carica: per diventare effettiva,
ogni rinuncia deve essere accettata da Francesco, che ora ha la
possibilità di rinnovare un episcopato ammalato di clericalismo e
autoreferenzialità, che fino all’ultimo è sembrato non comprendere la
gravità di quanto accaduto e il discredito per una Chiesa un tempo
popolarissima per il suo coraggio contro la dittatura.
«Chiediamo perdono»
«Vogliamo
chiedere perdono per il dolore causato alle vittime, al Papa al popolo
di Dio e al nostro paese per i nostri gravi errori e omissioni
commesse», hanno scritto i vescovi cileni. «Per iscritto abbiamo rimesso
i nostri incarichi nelle mani del Santo Padre – hanno dichiarato -
perché decida liberamente per ciascuno di noi». A ciascuno dei 34
vescovi, chiamati a Roma per un ritiro spirituale, era stato consegnato
dal Papa un documento riservato molto duro, di dieci cartelle, con
l’esito documentato dell’inchiesta dei mesi scorsi su mandato di
Francesco dall’arcivescovo maltese Charles Scicluna. Ne è emerso un
quadro impietoso, di una Chiesa da decenni non più vicina al popolo, e
di superiori più interessati a salvare se stessi che a pensare alle
vittime.
Questi i punti più gravi segnalati nel documento del
Pontefice, non destinato alla pubblicazione ma reso noto dal canale
cileno TV13: in primo luogo, una situazione così grave da non poter
essere risolta semplicemente «con la rimozione» di alcuni vescovi,
perché è ormai «un sistema». Le evidenze sul fatto che i casi di abuso
sessuale su minori, abuso di coscienza e di potere, sono stati coperti e
insabbiati, i colpevoli trasferiti e rimessi a contatto con bambini.
Sono state anche fatte pressioni indebite su chi indagava e si sono
distrutti documenti. Il fatto che i vescovi non hanno accolto e
assistito le vittime denuncianti: non hanno creduto loro bollando come
«inverosimili» accuse tremende poi risultate fondate.