martedì 8 maggio 2018

internazionale 6.5.18
La Cina rischia di rimanere esclusa
Secondo gli analisti cinesi, gli sviluppi nella penisola coreana potrebbero lasciare Pechino fuori dalle trattative
Catherine Wong, South China Morning Post, Hong Kong


Gli analisti cinesi sono convinti che Pechino dovrebbe essere coinvolta nei colloqui su un accordo di pace per mettere fine ufficialmente alla guerra di Corea. Ma temono che dopo il vertice tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader nord coreano Kim Jong-un, la Cina resti fuori dai negoziati. Il 28 aprile Trump ha dichiarato che il suo incontro con Kim potrebbe avvenire “nelle prossime tre o quattro settimane” e, “perché no?”, nella Zona demilitarizzata. Il giorno dopo Pyongyang ha fatto la sua prima grande concessione: ha dato la sua disponibilità a chiudere il sito per i test nucleari di Punggye-ri, invitando esperti e giornalisti ad assistere allo smantellamento della struttura a maggio. e ha anche annunciato che il 5 maggio cambierà il suo fuso orario per farlo nuovamente coincidere con quello di Seoul. Nel 2015, infatti, la Corea del Nord aveva portato indietro le lancette di mezz’ora rispetto al Sud per non mantenere l’orario imposto dal Giappone durante il periodo coloniale. Ma gli analisti cinesi non sono convinti che Kim sia sincero quando sostiene di voler lavorare per la denuclearizzazione. “A giudicare dalla dichiarazione di Panmunjom, l’enfasi posta dalla Corea del Nord sulla ‘denuclearizzazione’ non riguarda specificamente Pyongyang. Da nessuna parte si legge che il governo intende rinunciare alle sue armi nucleari”, spiega Sun Xingjie, esperto di questioni coreane dell’università di Jilin. “La Corea del Sud potrebbe aver frainteso la definizione di denuclearizzazione data da Pyongyang”. Il 27 aprile Kim e Moon si sono impegnati a lavorare insieme per ottenere una “completa denuclearizzazione” della penisola coreana, senza però indicare passi concreti per raggiungere l’obiettivo. Inoltre i due leader hanno deciso di collaborare per mettere ufficialmente fine alla guerra di Corea, organizzando incontri trilaterali con gli Stati Uniti o quadrilaterali coinvolgendo anche Pechino. La Cina è stata uno dei tre paesi firmatari dell’armistizio nel 1953, insieme agli Stati Uniti e alla Corea del Nord. La Corea del Sud non figurava tra i firmatari. tuttavia Zhang Liangui, esperto di questioni coreane della scuola centrale che forma i dirigenti del Partito comunista cinese, sottolinea che la politica condotta negli ultimi anni da Pechino nei confronti di Pyongyang potrebbe comportare l’esclusione della Cina dal processo di pace. “Il ministero degli esteri cinese ha scelto di non occuparsi della crisi nucleare nordcoreana lasciando che Pyongyang e Washington comunicassero direttamente”, spiega Zhang. “Per questo i nuovi sviluppi sono fuori dal controllo della Cina e non sarebbe una sorpresa se Pechino fosse esclusa dal negoziato”. Recentemente un alto diplomatico di Seoul aveva rivelato al South China Morning Post che entrambe le Coree vorrebbero ridurre l’influenza di Pechino sulla penisola. Anche lo storico Shen Zhihua osserva che l’influenza della Cina nelle questioni coreane rischia di diminuire.
Intervistato da Voice of America, Zhihua ha dichiarato che Pechino non dovrebbe farsi troppe illusioni sui prossimi sviluppi, perché il vertice fra Trump e Kim potrebbe sfociare in un accordo con cui Washington riconoscerebbe la Corea del Nord come stato nucleare in cambio dell’abbandono da parte di Pyongyang dei missili a medio e lungo raggio, la principale minaccia per gli Stati Uniti. “ora tutto dipende da Washington”, ha spiegato Zhihua. “C’è la possibilità di ottenere una reale denuclearizzazione, ma solo se gli americani resteranno determinati e non penseranno solo al loro interesse”. L’amministrazione Trump ha chiesto uno smantellamento “completo, verificabile e irreversibile” del programma nucleare nordcoreano. Il nuovo consulente di Trump per la sicurezza nazionale, John Bolton, conosciuto per il suo atteggiamento intransigente sulla questione nordcoreana, chiede che il programma nucleare di Pyongyang sia eliminato completamente e ha bocciato qualsiasi approccio progressivo, sottolineando che i tentativi in questa direzione delle amministrazioni precedenti non hanno avuto successo. Quanto ai colloqui per un eventuale trattato di pace, Lu Chao, direttore dell’Istituto di studi frontalieri dell’Accademia di scienze sociali di Liaoning, spiega che da un punto di vista giuridico la Cina, in quanto firmataria dell’armistizio, dovrebbe essere coinvolta.