lunedì 14 maggio 2018

internazionale 11.5.18
Le opinioni
Lotta di classe nelle scuole americane
Di Sarah Jaffe


Alla ine l’eredità politica più importante della crisi del 2008 e della grande recessione potrebbe essere il cambiamento del modo in cui gli statunitensi considerano la loro appartenenza di classe. Lo scoppio della bolla immobiliare e l’aumento della disoccupazione hanno fatto capire a milioni di americani che bastavano un paio di stipendi mancati per mandare in fumo la loro vita da “classe media”. La fase acuta della crisi è stata superata, ma molti posti di lavoro sono stati persi e sono stati sostituiti da impieghi più precari e con stipendi più bassi. Ora, mentre si moltiplicano le proteste degli insegnanti della scuola pubblica, il New York Times attira la nostra attenzione su un altro aspetto dell’eredità del 2008: il declino nella qualità dei posti di lavoro nel settore pubblico statunitense. “La globalizzazione e l’automazione non sono le uniche forze responsabili della perdita del posto fisso. Anche la contrazione del settore pubblico lo è”, si legge sul New York Times. Il giornale sottolinea che oggi gli impiegati pubblici rappresentano la quota più piccola della forza lavoro del paese dal 1967. Ma quando si discute di queste cose spesso ci si dimentica del fatto che parliamo di persone in carne e ossa. La distruzione della classe media statunitense non è avvenuta per caso. È stata pianificata. Peggiorare la qualità del lavoro nel settore pubblico è una strategia precisa, che risale ai tempi di George W. Bush. I politici che seguono questa strategia ripetono che la diminuzione dei posti di lavoro nel settore pubblico porterà a un miglioramento dell’economia, ma in realtà finora ha avuto l’effetto opposto. L’attuale governatore del Wisconsin, Scott Walker, non ha semplicemente licenziato i dipendenti pubblici, ma ha peggiorato la qualità del loro lavoro. Walker ha dato il via all’ondata antisindacale del 2011, abbassando il potere contrattuale dei dipendenti pubblici. Il governatore e i suoi alleati li hanno descritti come lavoratori con salari troppo alti, che pesano sui contribuenti, quando in realtà hanno stipendi più bassi rispetto ai lavoratori del settore privato. Gli sforzi di Walker si sono tradotti subito in salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori. Secondo gli insegnanti sono state introdotte nuove leggi che regolano le loro attività extralavorative e perfino il modo di vestirsi. Alcuni raccontano che gli è stato impedito di andare in bagno durante l’orario di lavoro. L’attuale rivolta degli insegnanti nasce da un decennio di politiche di questo tipo. Durante le primarie del Partito repubblicano Donald Trump aveva promesso di creare nuovi posti di lavoro. Ma a Trumplandia alcuni lavori sono più importanti di altri: i discorsi del presidente si concentrano sul settore privato e sulla forza lavoro maschile. La devastazione provocata dalla chiusura delle fabbriche è reale, ma la mancanza di attenzione per i dipendenti pubblici ha distorto la nostra percezione del declino economico. Quella che chiamavamo classe media si reggeva sulle spalle dei lavoratori sindacalizzati nel settore pubblico e privato. Molti di loro in realtà appartenevano alla classe operaia. Quando negli anni settanta è cominciato il declino dei sindacati, la classe operaia è riuscita a sopravvivere grazie all’ingresso di un numero crescente di donne nella forza lavoro e grazie ai debiti. Mentre le persone erano costrette a lavorare sempre di più per mantenere il loro stile di vita, quella che la scrittrice Barbara Ehrenreich ha definito la “paura di cadere” (lo “stato di ansia” evidente tra gli elettori di Trump) ha stretto la sua morsa. La conseguenza è l’attuale ritorno alle forme di protesta del passato, oltre al rinnovato interesse nei sindacati anche nel giornalismo. Inoltre a destra il nazionalismo bianco ha acquisito una nuova rispettabilità borghese, perché i bianchi cercano un capro espiatorio per il peggioramento delle loro condizioni. Il fatto che i suprematisti sfruttino la “paura di cadere” per reclutare nuovi sostenitori ci ricorda quanto è importante capire bene la situazione. Il cambiamento più signiicativo però è il fatto che un numero sempre maggiore di persone ormai s’identiica con la classe operaia. Molti cominciano a capire quella che un tempo si chiamava coscienza di classe. Oggi, mentre scrivo, i laureati della Columbia university stanno manifestando al ianco dei lavoratori del settore edile. Questo forse è l’aspetto più sorprendente della rivolta degli insegnanti statunitensi: non si basa sulla rispettabilità della classe media, ma sulla solidarietà e la militanza tipica della classe operaia. I professori chiedono un aumento di stipendio per gli autisti e i camerieri. E preparano i pasti ai loro studenti che hanno bisogno di qualcosa da mangiare per il ine settimana. In cambio gli studenti e i genitori hanno manifestato al loro ianco. Gli insegnanti hanno scioperato in West Virginia indossando una bandana rossa in onore delle battaglie dei minatori del secolo scorso. Dopotutto, fu quella lotta a far nascere la cosiddetta classe media. È il segnale più incoraggiante che ci è arrivato da quando Trump è stato eletto.

Sarah Jaffe è una giornalista e attivista statunitense. Il suo ultimo libro è Necessary Trouble. Americans in revolt (Avalon Publishing Group 2017). Questa column è uscita sul New Republic.