internazionale 11.5.18
Trump non ha un piano migliore
The New York Times, Stati Uniti
Il
presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che abbandonare
l’accordo sul nucleare iraniano gli permetterà di ottenere un accordo
migliore, che limiterà anche il programma missilistico di Teheran e la
sua influenza regionale. Vi suona familiare? Dovrebbe. È lo stesso tipo
di promessa che Trump aveva fatto quando aveva annunciato il ritiro
degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e quando aveva
prospettato un piano migliore per la pace in Medio Oriente e per
un’assistenza sanitaria più accessibile. Finora ha dimostrato di essere
bravo a distruggere accordi, ma di non avere la profondità politica, la
visione strategica e la pazienza per concluderne altri. Non c’è alcun
motivo di credere che l’Iran o le altre potenze firmatarie dell’accordo
aderiranno all’ipotetico nuovo piano di Trump. È più probabile che
questa decisione permetta a Teheran di riprendere un consistente
programma nucleare, avveleni i rapporti con gli alleati europei, eroda
la credibilità degli Stati Uniti, crei le premesse per un vasto
conflitto in Medio Oriente e renda più difficile raggiungere un buon
accordo con la Corea del Nord sul suo programma nucleare. C’era da
aspettarselo. Quest’uomo, che ha la reputazione del negoziatore
nonostante una lunga serie di bancarotte e processi, ha violato un bel
po’ di accordi senza riuscire a sostituirli con qualcosa di meglio. Per
esempio quello di Parigi, approvato dal suo predecessore Barack Obama:
Trump l’ha definito “una truffa” ai danni degli Stati Uniti e a giugno
del 2017 ha annunciato di volerlo abbandonare e di essere disponibile a
rinegoziarlo. Poi non ha fatto niente. Nel frattempo la sua
amministrazione continua a smantellare le norme per la protezione
dell’ambiente, anche se quasi duecento paesi restano fedeli all’accordo.
Un altro esempio è il Deferred action for childhood program (Daca),
anch’esso voluto da Obama, che rinviava l’espulsione di 800mila
immigrati irregolari arrivati quand’erano minorenni. Trump ha detto di
volerlo migliorare, invece ha ordinato un giro di vite che ha separato
moltissime famiglie. Anche il muro al conine meridionale, caposaldo
della sua campagna elettorale, che avrebbe dovuto essere pagato dal
Messico, è ancora un miraggio, e le poche parti in costruzione le stanno
pagando gli Stati Uniti. Una delle prime iniziative di Trump è stata
uscire dal Trattato di libero scambio nel Pacifico (Tpp), che aveva
definito “uno stupro”. Il mese scorso ha accennato alla possibilità di
rientrarci, poi ha fatto di nuovo marcia indietro. Inoltre c’è l’Accordo
nordamericano per il libero scambio (Nafta), che Stati Uniti, Messico e
Canada non sono ancora riusciti a rinegoziare dopo mesi di trattative.
Per quanto riguarda la Cina, che Trump voleva costringere a fare delle
concessioni sul commercio, gli ultimi negoziati si sono conclusi senza
allontanare la prospettiva di una guerra commerciale. L’unico accordo su
cui Trump sembra aver ottenuto qualche successo è quello di libero
scambio con la Corea del Sud, ma ha rinviato la firma perché vuole avere
delle carte da giocare nel negoziato con la Corea del Nord. Cancellare
Obama Trump sembra ossessionato dall’idea di cancellare l’eredità del
suo predecessore, e poche cose lo irritano come l’accordo con l’Iran, il
più grande successo diplomatico di Obama. L’accordo, firmato nel 2015
da Washington, Teheran e altre cinque potenze, prevedeva che l’Iran
limitasse significativamente il suo programma nucleare in cambio di un
alleggerimento delle sanzioni. Gli ispettori internazionali e i servizi
segreti statunitensi e israeliani hanno dichiarato che Teheran lo sta
rispettando. Ma a Trump questo non importa. Lui e i suoi alleati, il
premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’Arabia Saudita, sembrano
convinti che il modo migliore di risolvere i loro problemi con l’Iran
sia rovesciare il regime con una crisi economica o con la forza
militare. Prima di decidere d’imporre “il massimo livello di sanzioni”
contro i paesi che faranno affari con l’Iran, Trump aveva assegnato alla
Francia, alla Germania e al Regno Unito l’incombenza di risolvere i
“difetti” dell’accordo. Per mesi gli europei avevano sostenuto di
poterlo fare con un accordo complementare, senza toccare quello sul
nucleare, ma il tentativo è fallito perché Trump insisteva per
rivederlo. C’è da dubitare che il presidente volesse davvero un
compromesso. Gli europei e gli iraniani, che dicono di voler continuare a
rispettare il patto, sperano di poter gestire le conseguenze. Ma anche
se afferma di essere “pronto, disponibile e capace” di negoziare un
nuovo accordo, Trump non ha un piano B, a parte aumentare la pressione
sull’Iran. Sembra un messaggio incoerente e controproducente, ora che
con la Corea del Nord il presidente è passato dalle minacce alla
diplomazia e si prepara a incontrare Kim Jongun per convincerlo ad
abbandonare il suo programma nucleare, che ha già prodotto un arsenale
comprendente tra le 20 e le 60 testate: perché Kim dovrebbe credere che
gli statunitensi rispetteranno un patto? Se con l’Iran la posta in gioco
è alta, con la Corea del Nord lo è ancora di più. Anche quello si
rivelerà un accordo irraggiungibile per Trump?
Da sapere
Accordo ancora in piedi
L’8 maggio 2018 il
presidente statunitense Donald Trump ha annunciato di voler uscire
dall’accordo sul nucleare iraniano. L’accordo era stato firmato nel 2015
dall’Iran, dai cinque paesi con diritto di veto al Consiglio di
sicurezza dell’Onu (Francia, regno Unito, Stati Uniti, Russia e Cina),
dalla Germania e dall’Unione europea. In base al documento finale,
l’Iran si impegnava a ridurre la sua capacità di arricchimento
dell’uranio (un passaggio fondamentale per la produzione di un’arma
nucleare), e otteneva in cambio l’eliminazione progressiva delle
sanzioni economiche imposte dalla comunità internazionale negli anni
precedenti. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica,
finora Teheran ha sempre rispettato l’accordo. Nei prossimi mesi gli
Stati Uniti ricominceranno ad applicare le sanzioni economiche contro
l’Iran, ma non è detto che questo porterà alla fine dell’accordo. regno
Unito, Francia, Cina, Russia e Germania hanno dichiarato di volerlo
rispettare e di non voler riattivare le sanzioni. Se invece l’accordo
saltasse, l’Iran potrebbe riprendere il suo programma nucleare nel giro
di pochi mesi. Bbc