lunedì 14 maggio 2018

internazionale 11.5.18
Trump non ha un piano migliore
The New York Times, Stati Uniti


Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che abbandonare l’accordo sul nucleare iraniano gli permetterà di ottenere un accordo migliore, che limiterà anche il programma missilistico di Teheran e la sua influenza regionale. Vi suona familiare? Dovrebbe. È lo stesso tipo di promessa che Trump aveva fatto quando aveva annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e quando aveva prospettato un piano migliore per la pace in Medio Oriente e per un’assistenza sanitaria più accessibile. Finora ha dimostrato di essere bravo a distruggere accordi, ma di non avere la profondità politica, la visione strategica e la pazienza per concluderne altri. Non c’è alcun motivo di credere che l’Iran o le altre potenze firmatarie dell’accordo aderiranno all’ipotetico nuovo piano di Trump. È più probabile che questa decisione permetta a Teheran di riprendere un consistente programma nucleare, avveleni i rapporti con gli alleati europei, eroda la credibilità degli Stati Uniti, crei le premesse per un vasto conflitto in Medio Oriente e renda più difficile raggiungere un buon accordo con la Corea del Nord sul suo programma nucleare. C’era da aspettarselo. Quest’uomo, che ha la reputazione del negoziatore nonostante una lunga serie di bancarotte e processi, ha violato un bel po’ di accordi senza riuscire a sostituirli con qualcosa di meglio. Per esempio quello di Parigi, approvato dal suo predecessore Barack Obama: Trump l’ha definito “una truffa” ai danni degli Stati Uniti e a giugno del 2017 ha annunciato di volerlo abbandonare e di essere disponibile a rinegoziarlo. Poi non ha fatto niente. Nel frattempo la sua amministrazione continua a smantellare le norme per la protezione dell’ambiente, anche se quasi duecento paesi restano fedeli all’accordo. Un altro esempio è il Deferred action for childhood program (Daca), anch’esso voluto da Obama, che rinviava l’espulsione di 800mila immigrati irregolari arrivati quand’erano minorenni. Trump ha detto di volerlo migliorare, invece ha ordinato un giro di vite che ha separato moltissime famiglie. Anche il muro al conine meridionale, caposaldo della sua campagna elettorale, che avrebbe dovuto essere pagato dal Messico, è ancora un miraggio, e le poche parti in costruzione le stanno pagando gli Stati Uniti. Una delle prime iniziative di Trump è stata uscire dal Trattato di libero scambio nel Pacifico (Tpp), che aveva definito “uno stupro”. Il mese scorso ha accennato alla possibilità di rientrarci, poi ha fatto di nuovo marcia indietro. Inoltre c’è l’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta), che Stati Uniti, Messico e Canada non sono ancora riusciti a rinegoziare dopo mesi di trattative. Per quanto riguarda la Cina, che Trump voleva costringere a fare delle concessioni sul commercio, gli ultimi negoziati si sono conclusi senza allontanare la prospettiva di una guerra commerciale. L’unico accordo su cui Trump sembra aver ottenuto qualche successo è quello di libero scambio con la Corea del Sud, ma ha rinviato la firma perché vuole avere delle carte da giocare nel negoziato con la Corea del Nord. Cancellare Obama Trump sembra ossessionato dall’idea di cancellare l’eredità del suo predecessore, e poche cose lo irritano come l’accordo con l’Iran, il più grande successo diplomatico di Obama. L’accordo, firmato nel 2015 da Washington, Teheran e altre cinque potenze, prevedeva che l’Iran limitasse significativamente il suo programma nucleare in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Gli ispettori internazionali e i servizi segreti statunitensi e israeliani hanno dichiarato che Teheran lo sta rispettando. Ma a Trump questo non importa. Lui e i suoi alleati, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’Arabia Saudita, sembrano convinti che il modo migliore di risolvere i loro problemi con l’Iran sia rovesciare il regime con una crisi economica o con la forza militare. Prima di decidere d’imporre “il massimo livello di sanzioni” contro i paesi che faranno affari con l’Iran, Trump aveva assegnato alla Francia, alla Germania e al Regno Unito l’incombenza di risolvere i “difetti” dell’accordo. Per mesi gli europei avevano sostenuto di poterlo fare con un accordo complementare, senza toccare quello sul nucleare, ma il tentativo è fallito perché Trump insisteva per rivederlo. C’è da dubitare che il presidente volesse davvero un compromesso. Gli europei e gli iraniani, che dicono di voler continuare a rispettare il patto, sperano di poter gestire le conseguenze. Ma anche se afferma di essere “pronto, disponibile e capace” di negoziare un nuovo accordo, Trump non ha un piano B, a parte aumentare la pressione sull’Iran. Sembra un messaggio incoerente e controproducente, ora che con la Corea del Nord il presidente è passato dalle minacce alla diplomazia e si prepara a incontrare Kim Jongun per convincerlo ad abbandonare il suo programma nucleare, che ha già prodotto un arsenale comprendente tra le 20 e le 60 testate: perché Kim dovrebbe credere che gli statunitensi rispetteranno un patto? Se con l’Iran la posta in gioco è alta, con la Corea del Nord lo è ancora di più. Anche quello si rivelerà un accordo irraggiungibile per Trump?

Da sapere
Accordo ancora in piedi
L’8 maggio 2018 il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato di voler uscire dall’accordo sul nucleare iraniano. L’accordo era stato firmato nel 2015 dall’Iran, dai cinque paesi con diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu (Francia, regno Unito, Stati Uniti, Russia e Cina), dalla Germania e dall’Unione europea. In base al documento finale, l’Iran si impegnava a ridurre la sua capacità di arricchimento dell’uranio (un passaggio fondamentale per la produzione di un’arma nucleare), e otteneva in cambio l’eliminazione progressiva delle sanzioni economiche imposte dalla comunità internazionale negli anni precedenti. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, finora Teheran ha sempre rispettato l’accordo. Nei prossimi mesi gli Stati Uniti ricominceranno ad applicare le sanzioni economiche contro l’Iran, ma non è detto che questo porterà alla fine dell’accordo. regno Unito, Francia, Cina, Russia e Germania hanno dichiarato di volerlo rispettare e di non voler riattivare le sanzioni. Se invece l’accordo saltasse, l’Iran potrebbe riprendere il suo programma nucleare nel giro di pochi mesi. Bbc